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MCL: “Unioni civili? Matrimonio mascherato” In evidenza

Riceviamo e pubblichiamo da Francesco Bellotti, consigliere nazionale e presidente provinciale Movimento Cristiano Lavoratori - La Commissione Giustizia del Senato ha approvato, a maggioranza, il testo base del disegno di legge Cirinnà, cosiddetto sulle "unioni civili".

Presentato come una tutela dei diritti alla previdenza e all'assistenza ospedaliera per coppie dello stesso sesso, in realtà esso introduce un vero e proprio "matrimonio", mascherato sotto il nome di "unione civile", per "realpolitik", come ha detto lo stesso sottosegretario Scalfarotto in un'intervista a Repubblica.

 

Il Cirinnà prevede la "stepchild adoption", che permette al convivente dello stesso sesso di diventare genitore adottivo del figlio in precedenza adottato dell'altro convivente. Non vi è più alcun ostacolo all'adozione di figli avuti da fecondazione eterologa (cioè con seme e/o uovo esterno alla coppia) e attraverso l'odiosa pratica dell'utero in affitto. In ogni caso, i limiti sulle adozioni verranno ben presto fatti cadere dalla Corte Costituzionale, come già avvenuto in Germania.

Per il nostro ordinamento, finora, l'adozione ha lo scopo di attribuire al minore una famiglia, non il viceversa. E' riconosciuto l' "interesse superiore del minore", non il "diritto" di marito e moglie di avere un figlio in adozione. Nella logica delle nuove leggi, invece, il bambino diventa sempre più un oggetto: da rimuovere (con l'aborto) se è stato concepito in contrasto con le aspettative dei genitori, da ottenere perfino con fecondazione eterologa e utero in affitto se desiderato, anche da single o da coppie dello stesso sesso.

Il ddl parla di conviventi come di persone «unite da reciproco vincolo affettivo». Di nuovo per la prima volta, l'ordinamento giuridico dà rilevanza normativa all'affetto. Il desiderio soggettivo del singolo finisce così per prevalere sul bene oggettivo della società e dei più deboli. Tale processo di ridefinizione della famiglia porterà prima o poi al riconoscimento anche delle unioni poligamiche e di quelle incestuose. Ma la Costituzione nega che sia lo Stato a definire che cos'è la famiglia. L'articolo 29 dice che "La Repubblica riconosce i diritti della famiglia come società naturale fondata sul matrimonio".

Il ddl Cirinnà si inserisce in un disegno politico, portato avanti dal Governo e dal Parlamento con la sponda della Magistratura, che mira a rivoluzionare l'istituto familiare, in tempi rapidissimi e senza alcun dibattito nel Paese. Vengono offerte sempre più opportunità e opzioni "matrimoniali", secondo i desideri e gli interessi dei singoli, ridefinendo e depotenziando la famiglia, che la Dichiarazione Universale dei Diritti dell'Uomo dell'ONU definisce "nucleo fondamentale della società".

Lo scorso ottobre, il "divorzio facile" ha privatizzato il matrimonio, eliminando la necessità di un tribunale per sciogliere le nozze, quando vi sia il consenso dei coniugi e pur in presenza di figli minori. Pochi giorni fa, è stato approvato – a larghissima maggioranza - il "divorzio breve", che riduce i tempi del divorzio da tre anni ad uno, ulteriormente riducibile a sei mesi se la separazione è consensuale. Viene così fatto mancare il tempo per una mediazione familiare che possa verificare se i problemi sono davvero insuperabili. Si preferisce esaltare le difficoltà, rendendole al più presto definitive.

Ma l'assolutizzazione della volontà del singolo porta a legittimare la sopraffazione del più forte. La famiglia fondata sul matrimonio è invece la migliore garanzia per i più poveri e indifesi, tipicamente il coniuge debole e i bambini, che nel caso dell'adozione non possono neanche far sentire la propria voce.

Il matrimonio è l'istituto laico che lo Stato italiano, nella Costituzione, riconosce e supporta perché i figli – i cittadini di domani – possano crescere e venire educati in un orizzonte di stabilità, così come nascono naturalmente. Confondere e indebolire il matrimonio significa depotenziare e destabilizzare la società, con gravi danni per il bene comune.

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