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PRI Lerici: "Referendum proposto da Sel e Idv sull’articolo 18 è pericolosa retromarcia che ci allontana dall’Europa"

Referendum per tornare all'Articolo 18. "Ripristinare l'art.18 dello Statuto dei Lavoratori e i diritti minimi previsti dal contratto nazionale di lavoro". Sono questi i due quesiti referendari che sono stati depositati in Cassazione riguardanti la recente riforma Fornero e l'art.8 del decreto legge n.138 emanato dal governo Berlusconi nel 2011. A fare da apripista all'iniziativa L'Italia dei Valori assieme al leader di Sel Nichi Vendola con esponenti della sinistra radicale come Diliberto e Paolo Ferrero e sindacalisti di area Fiom-Cgil.

Sembra una barzelletta invece è (tragica) realtà: i paladini del Lavoro quelli che si preoccupano di difendere le sconfinate tutele di chi un lavoro già lo possiede, ma non muovono un dito per coloro che un lavoro "serio" forse non l'otterranno mai, hanno presentato un referendum che verosimilmente si terrà nel 2014, nel pieno della prossima legislatura, andando a toccare i nervi scoperti della Sinistra post-ideologica con un tema - il lavoro, appunto - di cui molti parlano senza averlo mai provato o studiato veramente.

Nichi Vendola in una recente intervista a Vanity Fair ha dichiarato:

"La riforma Fornero dice che quando un lavoratore viene licenziato senza giusta causa il giudice può' ordinare l'indennizzo non più' il reintegro. Io penso che uno degli elementi della civiltà' del lavoro di decenni di lotte e di sangue hanno segnato il fatto che i diritti non si possono monetizzare, bisogna reintegrare".

E' evidente il lapalissiano buonsenso della norma che viene strumentalizzata per interessi politici ignorando l'effettivo interesse del lavoratori.

Chi lo dice che il reintegro debba essere automatico, se per esempio un lavoratore optasse per un risarcimento non preferendo di tornare nell' ambiente lavorativo potenzialmente ostile, da cui in precedenza era stato allontanato?

Che senso ha legare il destino di un impiegato ad una sola azienda? Per quale motivo un'impresa non sarebbe libera di fare le proprie valutazioni privandosi dei collaboratori che non reputa idonei?

Trascorrono le stagioni, passano i governi, ma ciò' che rimane sempre uguale sono le idee arretrate ed inconcludenti della sinistra cosiddetta "radicale" .

Di Pietro e Vendola inoltre con questa proposta dimostrano di non aver imparato nulla dalla storia dei precedenti referendum abrogativi dell'articolo 18 che non raggiunsero mai il quorum e videro andare alle urne rispettivamente il 32,00% nel 2000 e il 25,50% nel 2003.

Oggigiorno la posta in gioco è ancora più alta perché la nuova disciplina dei licenziamenti non corrisponde soltanto a un'esigenza di migliorare il funzionamento del nostro mercato del lavoro, ma anche all'impegno di un allineamento rispetto ai maggiori Paesi europei che abbiamo assunto e non possiamo disattendere.

La riforma Fornero, anche se non perfetta, ha avviato un importante iter verso l'introduzione della flexsecurity anche nel nostro Paese. Cioè garantire flessibilità alle imprese e maggiore sicurezza per i lavoratori. Più libertà di licenziamento in determinate situazioni in cambio di regole e garanzie certe che aiutino il lavoratore nel periodo di ricerca e di eventuale formazione professionale per il passaggio da un impiego all'altro.

Sicuramente questa materia dovrà essere al centro dell'agenda del prossimo governo ma ogni modifica dovrà essere il frutto di una ragionata strategia nel quadro di una più' ampia programmazione industriale e non può essere il frutto di un referendum dai toni fortemente populisti.

Per concludere - L'iniziativa di Sel e Idv, al di là del merito della questione, lancia ai nostri interlocutori europei il messaggio secondo cui intendiamo smontare quel che abbiamo fatto in questo ultimo anno; Berlusconi fa la sua parte annunciando l'abolizione dell'IMU. Così in Europa torneranno a prevalere i "falchi" e i nostri interessi sul debito pubblico risaliranno alle stelle.

Giacomo Pregazzi

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