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Legambiente contro i sindaci Bertolotto e Costa: "Ridare spazio alluvionale ai fiumi, stop scavi e business cemento" In evidenza

Intervento del Vicepresidente di Legambiente Liguria Stefano Sarti e del Presidente del Circolo "Valdimagra" di Legambiente Alessandro Poletti - Abbiamo letto con vivo raccapriccio le dichiarazioni del Sindaco di Pignone Bertolotto e del Sindaco di Beverino Costa: non è possibile nel 2014 pretendere di risolvere i problemi del Dissesto Idrogeologico facendo cassa con i materiali litoidi di fiumi e torrenti.

Il fatto che i due Sindaci appartengano a schieramenti politici diversi, poi, è solo la dimostrazione che posizioni come queste, che non noi ma la legge reputa sbagliate, possono essere trasversali.

 

Infatti la vendita di materiale litoide dei fiumi, alias inerti, è proibita generalmente dalle Leggi e se a queste si deroga lo si fa solo con Delibere di Somma Urgenza della Protezione Civile, spesso discutibili.

Al di là della vendita poi, c'è da intendersi su cosa s'intenda per sovralluvionmento; innanzitutto c'è un sovralluvionamento locale e un sovralluvionamento generale di tutto il bacino; il vero, autentico sovralluvionmento è quello generale; quello locale è di solito alternato ad aree in cui il fiume risulta in erosione, e nel caso del bacino del Magra l'erosione supera di gran lunga il deposito che dovrebbe sovralluvionare; quindi in via generale il bacino del Magra non è sovralluvionato bensì eroso!

L'erosione crea pericolosi fenomeni d'Incisione dell'alveo che provocano subsidenza, cuneo salino, crollo delle sponde ecc. Per questo ed altri motivi l'Autorità di bacino nelle sue norme prevede che qualora vi siano dei sovralluvionamenti localizzati l'eventuale sovrappiù di materiale litoide sia movimentato, possibilmente in modi naturali, verso le aree in erosione: di certo non venduto.

Anche nella remota ipotesi che nel bilancio tra erosione e deposito si generi sovralluvionamento, il surplus di inerti andrebbe posizionato nelle nostre spiagge tra Fiumaretta e Cinquale, facenti parte dell'Unità Fisiografica del bacino del Magra, laddove vi è un arretramento dell'arenile che oggi si combatte comprando la sabbia del Po. Ora vendere gli inerti di Vara e Magra per ricomprare poi quelli del Po ci sembrerebbe del tutto demenziale...

Insomma è ora che i Sindaci e gli altri Amministratori, a cominciare dalla nuova Provincia, comincino finalmente a capire che il dissesto idrogeologico non si combatte con il ritorno delle escavazioni nei fiumi, magari pure a scopo di lucro, bensì lasciando che gli equilibri naturali del Magra – Vara, sconvolti dalle grandi escavazioni del passato e ancora non del tutto ripristinati dopo oltre 30 anni, non vengano più turbati: un fiume in perfetta salute controlla meglio le piene, come boschi sani sui crinali assorbono meglio, con il loro humus, il surplus di precipitazioni.

Magari, contrariamente a quanto dichiarano lamentosi sulla stampa, i Sindaci ridiano spazi alluvionali ai fiumi, allargando e non riducendo le zone rosse, rinunciando al business del cemento e al consumo di suolo, e fornendo a quei Cittadini che si ostinano a vivere troppo vicini ai corsi d'acqua buoni sistemi di protezione civile anziché folli dragaggi, e obbligandoli a rendere le abitazioni, almeno ai pianterreni, stagne.

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