Basta il miraggio di quel posto fisso oramai diventato merce rara, sulla via della totale estinzione. E mentre il governo dei professori, anziché misure efficaci a sostegno del lavoro, partorisce nuove tasse (ci chiediamo se il nuovo balzello sulle bibite analcoliche rientri nei progetti di crescita del sistema Italia), le previsioni sull'occupazione sono sempre più nere.
Dall'ultima analisi Excelsior-Unioncamere su dati del ministero del Lavoro su un campione di 60mila aziende, risulta che le assunzioni previste dalle imprese per il terzo trimestre del 2012 sono circa 3.800 in meno rispetto allo stesso periodo dello scorso anno, all'incirca -2% in confronto al 2011.
Appare netta, inoltre, la riduzione congiunturale con oltre 69mila assunzioni in meno rispetto al trimestre precedente di cui 47.500 stagionali e 21.800 "non stagionali". Il che tradotto: i posti di lavoro sono sempre meno e quando c'è la domanda, nel 69% dei casi l'assunzione è precaria. Debole la domanda di lavoro da parte delle imprese, con un tasso di entrata di appena 13,8 assunzioni ogni 1.000 dipendenti e minori difficoltà di reperimento del personale da assumere. Evidentemente, pur di lavorare, si accetta qualsiasi offerta.
E la Liguria non se la passa di certo meglio. Per il terzo trimestre del 2012, le imprese liguri hanno in programma, sempre secondo l'indagine Excelsior-Unioncamere, 4.300 assunzioni, il 47% circa in meno rispetto al trimestre precedente e il 13% in meno rispetto allo stesso periodo del 2011. Nel primo trimestre di quest'anno rispetto a quello del 2011, il mercato del lavoro regionale ha presentato un lieve incremento delle forze di lavoro (+3mila unità), ma, allo stesso tempo, l'occupazione ha subito un calo di -12mila posti di lavoro. L'incremento della disoccupazione è di 15 mila unità, di cui 2mila uomini e 13mila donne, per un totale di stock di senza lavoro di 60mila liguri. Il tasso di disoccupazione è salito dal 6,5 all'8,6% (dall'8,6 al 10,9% in Italia). In calo soprattutto i lavoratori dipendenti (-8 mila), con particolari concentrazioni nel settore manifatturiero (-15mila), suddiviso tra industria (-7mila) ed edilizia (-8mila). La forte crisi delle costruzioni è confermata anche dal calo degli "indipendenti" (-9mila), cioè quell'esercito in gran parte composto di partite Iva che mascherano il lavoro dipendente legato all'apertura di questo o quel cantiere.
Dati questi che il ministro Fornero conoscerà certamente molto bene. Chissà se ha già pensato di cambiare il nome il proprio dicastero: da ministero del Lavoro a quello della disoccupazione».