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Rivoluzione arabe, la Sgrena a Spezia: "Militari non sono garanzia per democrazia"

La presentazione del libro di Giuliana Sgrena "Rivoluzioni violate. Primavera laica, voto islamista", a cura del Comitato Dialoghi di Pace in Medio Oriente e del Coordinamento Freedom Flotilla La Spezia-Massa Carrara, è stata l'occasione per una discussione sullo stato delle "primavere" (o "inverni", come è stato detto) nei Paesi del Nord Africa, e anche per un confronto su "cosa possiamo fare noi", cioè su come la società civile ligure e spezzina può sostenere chi si impegna per la dignità, la libertà e la democrazia, la giustizia sociale in quei Paesi.

Non sono state rivolte nate improvvisamente, dal nulla, ha spiegato la Sgrena, ma "sono state precedute da anni di lotte sindacali e di frustrazioni, che hanno ricevuto da gesti clamorosi come quello del giovane Bouazizi, che si è immolato a Sidi Bouazid in Tunisia, la spinta per l'insurrezione". Le rivendicazioni economiche e sociali si sono subito trasformate in richieste politiche: dignità, libertà e democrazia, giustizia sociale. "La modernità delle rivoluzioni -ha proseguito Giuliana Sgrena- è consistita non tanto nell'uso dei social network quanto nelle rivendicazioni delle donne". Il limite dei movimenti "è stato l'assenza di un leader e soprattutto di un'organizzazione, che ha permesso agli islamisti di approfittare dell'insurrezione per essere legittimati  in nome della democrazia e vincere le elezioni". Le forze rivoluzionarie si sono infatti scontrate con una parte di società, più organizzata e coesa, che si opponeva a trasformazioni progressiste e mirava alla costruzione di uno stato teocratico, utilizzando a fini politici una religiosità diffusa, che permea queste società, come era già avvenuto in altri Paesi, fallendo in Algeria e trionfando in Iran. In Egitto e Tunisia, ha sostenuto la Sgrena, gli islamisti, più che a governare, hanno pensato a porre le basi per una reislamizzazione della società. Ma egiziani e tunisini si sono "ribellati a governi inetti, seguendo vie diverse: l'intervento militare in Egitto, il dialogo in Tunisia". I militari "non sono un'alternativa agli islamisti, perché per loro natura non possono essere una garanzia per la democrazia". La strada rivoluzionaria più coerente, anche se non priva di ostacoli, è indicata dalla Tunisia. E proprio alla Tunisia ha fatto riferimento nel suo intervento introduttivo Giorgio Pagano, che ha parlato a nome degli organizzatori e anche di Januaforum, l'associazione che ha promosso la "Rete ligure per la promozione di relazioni e partnerships internazionali", costituitasi nei giorni scorsi con il sostegno della Regione Liguria. "La società civile ligure -ha proposto Pagano- attraverso la Rete dovrebbe scegliere un Paese del Nord Africa su cui concentrare l'impegno, che potrebbe essere la Tunisia: abbiamo sindacati, imprese, Ong, associazioni in grado di fare partenariati, coniugando 'dono' e 'investimento', con le realtà analoghe della società civile tunisina, dando una sponda adeguata ai fermenti sociali e civili vivissimi in quel Paese". "La società civile tunisina è molto ricca, ha convenuto la Sgrena, e le possibilità di partenariato con la Liguria sono immense".

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