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Il Biodigestore accende il Consiglio comunale spezzino. “Basta con la sudditanza a Genova” In evidenza

Tra salti nel passato e preoccupazioni future, il Biodigestore entra nel dibattito del parlamentino spezzino.

L’occasione per accendere il dibattito nel Consiglio comunale spezzino di ieri sera è stata la mozione presentata dal capogruppo del Gruppo Misto di minoranza Massimo Caratozzolo. Il tema è quello del Biodigestore di Saliceti, progetto al centro di un dibattito molto sentito nella provincia spezzina. Il consigliere Caratozzolo, nella sua presentazione è partito dal racconto degli antefatti.

“Purtroppo anche questo è il risultato di errori del passato. Chi mi conosce sa che non faccio sconti a nessuno. Non ho ancora capito come si sia potuta far sprofondare Acam, come si sia potuto con un’azienda che forniva beni essenziali arrivare ad un dissesto finanziario di quelle dimensioni. Io ero in aula a contestare la decisione di staccare la spina ad Acam mettendola in svendita. Il sindaco di Lerici dimostra che il percorso scelto da loro è quello di garantire trasparenza per procedure amministrative che riguardano l’affidamento di importanti servizi legati al ciclo integrato dei rifiuti. Potevamo anche noi prendere una strada diversa, un cliente ha dei diritti mentre un socio che conta poco non ne ha.

Quando è il momento di incidere nelle strategie il socio finisce per subire. La versione di un intero territorio verso questo impianto vede nei comuni di Arcola, Vezzano Ligure e Santo Stefano quelli che si stanno muovendo più attivamente per impedirlo, devo fare i complimenti a questi sindaci che si sono fatti portavoce della loro gente come ogni sindaco dovrebbe fare. L’opposizione verso questo impianto non è ideologica, tutt’altro, prima di tutto è di metodo viste le dimensioni e il tipo di impianto, queste cose devono essere decise dalla pianificazione pubblica, è evidente. Nel caso del progetto spezzino si è scelto un sito vicino ad un corso d’acqua, il Magra, a rischio esondazione, questa sera dovremmo prendere una posizione univoca e seria e quindi non viziata da posizioni di parte.

Nel Tigullio era previsto un Biodigestore in località Isolona di Orero da 18mila tonnellate l’anno ed è stato cassato perché lì scorre un rio. A Saliceti scorre la falda del Magra che rifornisce i pozzi di Fornola, ma chissene frega. Stasera possiamo aprire una pagina nuova avviando un percorso per conoscere meglio la questione del Biodigestore e affrontarla in un'apposita commissione”.

“Noi abbiamo le mani pulite – così ha risposto il sindaco della Spezia Pierluigi Peracchini, riprendendo il discorso proprio dagli antefatti esposti dal consigliere Massimo Caratozzolo - Noi abbiamo rinegoziato a favore dei nostri concittadini e dei lavoratori di Acam, sono precisazioni dovute. Noi tutti continuiamo a produrre rifiuti e il ciclo dei rifiuti va chiuso altrimenti si ritorna alla provincia delle discariche, ricordo che questo territorio ha avuto 26 discariche e questo non si può più fare, è vietato. L’alternativa è bruciare i rifiuti, qui è stata fatta una scelta diversa.

Nella pianificazione regionale è previsto che, per chiudere il ciclo, bisogna realizzare degli impianti finali per la parte non differenziabile, nel nostro caso specifico viene individuato Saliceti per realizzare un impianto. L’iter amministrativo dell’impianto del Biodigestore di Saliceti è stato completato prima della sua mozione del 23 dicembre, non si può ora chiedere al Ministero dell’Ambiente di far saltare tutto, c’è chi ha fatto ricorso al Tar e vedremo.

Quando sono diventato presidente della Provincia era già stato deciso il luogo e l’iter amministrativo poi completato a livello regionale. Per la realizzazione dell'impianto voi tutti potete vedere il progetto presentato con tutte le normative per tutelare l’ambiente e le falde acquifere. Con la differenziata che abbiamo noi, che arriva a sfiorare l’80%, è chiaro che c’è quella percentuale non differenziabile che va trattata e smaltita. La confusione che ho sentito non ha una logica ed è fuori dal tempo, è troppo tardi, questa discussione andava fatta 5 anni fa”.

“Il problema non è ricostruire la storia delle colpe, quello che importa è il rapporto tra noi e Genova – così il consigliere comunale di LeAli a Spezia Roberto Centi - Il punto è come al solito lo squilibrio tra il nostro martoriato territorio e il resto della Liguria. Questo Biodigestore è passato da 26mila tonnellate a 90mila tonnellate, con 30mila di verde e 60 mila di Forsu.

E’ importante che gli spezzini sappiano cosa sta per succedere sul nostro territorio. Doveva esserci la chiusura del piano dei rifiuti provinciali invece il piano dei rifiuti provinciali è diventato un piano che coinvolge anche buona parte del genovesato. Si tratta di un tributo alla provincia di Genova perché il 30% della frazione organica è spezzino e il 70% è genovese.

La provincia di Genova ha una popolazione di 835mila abitanti e una produzione annua di 419mila tonnellate di rifiuti, con una raccolta differenziata del 44%, la provincia di Spezia ha una popolazione di 219mila abitanti e 109mila tonnellate di produzione di rifiuti e il 73,90% di differenziata, noi stiamo pagando un prezzo ingiusto. Solo per Genova uscirebbe più scarto di quello che entrerebbe da Spezia come rifiuto, già questo è assurdo. Questa cosa che Genova al centro del mondo detta legge pure su di noi deve finire una volta per tutte”.

La memoria poi ritorna alle “ferite aperte” che il nostro territorio ha avuto nel corso degli anni in tema ambientale. “Siamo ricordati purtroppo come il Golfo delle discariche – ha sottolineato il consigliere del gruppo Toti -Forza Italia Giacomo Peserico – Sul nostro territorio in passato sono state smaltite grandi quantità di rifiuti, poi si è passati ad una fase diversa ovvero al non essere autonomi nello smaltimento. Per tanti anni abbiamo esportato rifiuto fuori dal nostro territorio.

Abbiamo esportato rifiuti anche a Genova e per anni abbiamo usufruito della discarica di Scarpino per portare i rifiuti della nostra provincia. Ad un certo punto uscì un piano dei rifiuti che prevedeva un Biodigestore di dimensioni ridotte rispetto a quello in progetto ma ricordiamo tutti che alla Spezia si pensava di aprire una discarica di servizio a Saturnia. Attualmente questa ipotesi è stata cancellata, quindi è vero che noi dovremo accogliere parte della frazione organica proveniente da fuori ma non avremo l’obbligo di aprire una discarica di servizio, bensì utilizzeremo le discariche genovesi.

Se mettiamo sul piatto della bilancia il fatto di trattare un po’ di frazione organica che viene da fuori ma al tempo stesso non aprire più una discarica di servizio, in termini di impatto ambientale credo che il risultato sia positivo per il nostro territorio. E’ un concetto pericoloso per noi dire che ogni provincia se la deve cavare da sé, perché varrebbe non solo per la frazione organica ma anche per tutto il resto e quindi dovremo accettare la discarica di servizio o altri impianti di smaltimento per la frazione indifferenziata”.

Un dibattito lungo, tra rimpalli di accuse per gli errori del passato e mancate prese di posizione nel presente, uno scenario già visto per tanti altri dibattiti nel consiglio comunale spezzino. La matematica non è un’opinione, alla conta finale dei voti la mozione viene bocciata, ma per poco. Infatti la mozione non passa, con i 13 voti contrari della maggioranza contro i 12 favorevoli dell’opposizione (6 i non presenti), e con l’astensione dei consiglieri Fabio Cenerini e Barbara Cidale.

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