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Castagna (PD): "Sul Barontini non è proprio come dice il sindaco"

La vice segretaria del PD Sarzana risponde al sindaco Cristina Ponzanelli in merito ala vicenda del centro Barontini.

Francesca Castagna (PD) Francesca Castagna (PD)

"La sindaca Ponzanelli - la cui principale attività di pubblica amministratrice consiste nel cinguettare soavemente sui social - pensa probabilmente che il mondo reale sia quello che lei descrive stucchevolmente nei suoi post non curante della realtà vera dove i cittadini in carne ed ossa hanno bisogni e aspirazioni che questa amministrazione non riesce a vedere e soddisfare", così Francesca Castagna, vice segretaria PD Sarzana.

"Così - intervenendo sulla vergognosa vicenda del Centro sociale Barontini - la Ponzanelli non esita a proclamare:

- che il Centro resterà aperto ad ogni iniziativa;
- che gli aggiudicatari dovranno riproporre tutte le tradizionali iniziative;

- che le porte del Barontini dovranno essere aperte a tutti i volontari;
- che chi protesta mente, strumentalizza gli anziani e soffia sulle loro paure e sull'odio".

"Non è proprio così. Se si scorre il bando di gara si nota che:

1) Viene più volte ribadito che non si deve perseguire alcun fine di lucro (come era per la gestione precedente, volontaristica e gratuita) mentre è evidente che per il soggetto risultato assegnatario si tratta sostanzialmente di dar vita ad un'attività di tipo imprenditoriale, sia pure a condizioni 'sociali'.

2) La apertura al pubblico è obbligatoria per 5 giorni alla settimana, il che significa che negli altri due giorni della settimana i gestori possono - al chiuso - svolgere attività 'riservate'.

3) L'affidatario del Centro Sociale dovrà - a differenza di quanto avevano stabilito le precedenti amministrazioni - provvedere (in luogo degli operai del Comune) alla faticosa e dispendiosa manutenzione della grande attigua area verde e delle relative "attrezzature ludiche"; con quali soldi se la gestione è "senza scopo di lucro?".

4) la risposta è poco sotto: oltre al simbolico rimborso da chi utilizza le sale per manifestazioni ed incontri e ai proventi del bar (uniche entrate dei volontari storici gestori) i nuovi affidatari potranno godere di altri generici "introiti per attività e manifestazioni svolte all'interno del Centro" che saranno dunque organizzate a pagamento nonché di "fondi propri", evidentemente frutto di una gestione del Centro di natura imprenditoriale e redditizia: è chiaro che si può credibilmente mettere a disposizione dell'interesse pubblico un'attività volontaristica (come facevano i pensionati della gestione precedente) non certo somme di denaro attinte ai propri personali patrimoni.

5) L'affidatario sarà tenuto soltanto "a garantire al Comune l'uso dei locali posti al primo piano per lezioni del Centro Provinciale Istruzione Adulti, lezioni dell'Università dell'Eta' Libera, conferenze ed altre attività comunali.

Da tutto ciò si ricava che le logiche che dovranno inevitabilmente presiedere all'operato del nuovo affidatario saranno: la consapevolezza di dover fare fronte a nuove ingenti spese; la necessità di salvaguardare innanzitutto criteri di redditività della gestione; la conseguente inevitabile propensione a scegliere, fra l'offerta dell'opportunità di uno spazio a un soggetto 'pagante' rispetto ad uno 'non pagante', in favore del primo; l'assoggettamento al vaglio 'politico' della Amministrazione Comunale nella scelta di coloro ai quali concedere un locale per una manifestazione di partito, essendo la disponibilità dei locali garantita - oltre che al CPIA e all'Università dell'Eta' Libera - solo "alle conferenze ed altre attività comunali".

Come è evidente l'affermazione della Sindaca secondo la quale "gli aggiudicatari dovranno riproporre tutte le tradizionali iniziative" è del tutto destituita di fondamento, così come è chiaro che la natura esclusivamente volontaristica, lo spirito di apertura totalmente disinteressata, l'estraneità ad ogni logica mercantile, la vocazione sussidiaria e la libertà da ipoteche culturali che hanno caratterizzato per decenni l'attività del Centro Barontini non piaceva alla Sindaca e a coloro che la attorniano, azzuffandosi fra loro ma compatti quando si tratta di comprimere spazi di libertà e di soffocare ogni 'focolaio' di socialità".

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