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Saliceti, il Comitato Sarzana, che botta!: "Costo esagerato, pagheranno gli spezzini con la Tari" In evidenza

Tra i timori c'è anche quello del raddoppio della capacità dell'impianto.

Striscione contro il biodigestore Striscione contro il biodigestore


L’esorbitante costo del progetto Saliceti, quasi doppio rispetto ai valori di mercato, assieme al rischio d’inquinamento della falda acquifera e all’esagerato flusso di rifiuti da Genova alla Spezia, sarà al centro degli incontri con i candidati e le forze politiche organizzati dai comitati NoBiodigestore Saliceti, Sarzana, che botta!, Acqua Bene Comune e le associazioni Legambiente, Italia Nostra, Cittadinanzattiva alla sala della Repubblica a Sarzana nella serata di giovedì 10 col centrosinistra e di venerdì 11 col centrodestra.

 

Non da oggi la politica della Regione sui rifiuti sta penalizzando Spezia: la provincia più virtuosa nella raccolta differenziata paga i costi monetari più elevati e si carica dei rischi ambientali dello smaltimento dei rifiuti genovesi. Per i movimenti ambientalisti occorre bloccare il progetto e rivendicare più equità tra i territori. E’ la richiesta ai politici di centrodestra, che governano la Regione, e di centrosinistra al governo a Roma e nei comuni di Vezzano, Arcola e Santo Stefano.

Fino a oggi il progetto di biodigestore ha trovato poca sensibilità nel capoluogo. Neppure il rischio d’inquinamento della falda che alimenta i pozzi di Fornola e assicura l’acqua a 150 mila spezzini ha scosso l’attenzione in città. Le associazioni sperano che il “vil denaro” abbia più potere dell’acqua che beviamo. Un motivo in più per dire No al progetto Recos (Iren).

Il gruppo emiliano ha previsto un investimento di 54 milioni di euro per realizzare il digestore di rifiuti organici da 90 mila tonnellate totali.
Nel Piano regionale di gestione dei rifiuti del 2015 il costo di un digestore anaerobico era valutato tra i 300 e i 400 euro a tonnellata. L’impianto di Saliceti dovrebbe costare tra i 27 e i 36 milioni.
La previsione di costo del Piano regionale trova applicazione a Reggio Emilia. Lì Iren investe 54 milioni di euro per un digestore da 167 mila tonnellate l’anno di rifiuti organici a Gavassa, zona pianeggiante della Padania. Dunque un costo di 323 euro a tonnellata. Hanno esagerato i costi per Saliceti oppure si predispongono a raddoppiare in futuro le quantità di rifiuti sul Magra? Dubbio legittimo visto quanto è accaduto a Cairo Montenotte (Savona) dove l’impianto, autorizzato per 40 mila t/a, raddoppierà la sua capacità entro il 2020.

Se non raddoppierà la capacità, chi pagherà il costo esorbitante del progetto Saliceti? Gli utenti spezzini. Anche i genovesi, che però non avranno i disagi e i rischi. I Comuni spezzini per conferire l’organico pagheranno 105 euro a tonnellata. Li recupereranno nella Tari. Certo Iren con loro è generosa: distribuisce denari per il “ristoro ambientale”, sponsorizza eventi di ogni tipo. Per la società emiliana si chiamano “costi” e finiscono in bilancio e vengono ripianati con i ricavi, cioè con le bollette dei rifiuti.


Comitato Sarzana, che botta!

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