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Bernardo Ratti, candidato al consiglio comunale di Lerici nella lista di Vara, propone una nuova vita per Palazzo Petriccioli.

 

Casa Doria o Palazzo Pertriccioli è ad oggi un gioiello abbandonato: se ne parla da anni, sia per il pregio storico del sito, sia perchè rappresenta uno spazio che potrebbe prestarsi ad importanti soluzioni.
Bernardo Ratti, candidato nella lista Siamo il Golfo dei Poeti che propone Roberto Vara come prossimo sindaco di Lerici, era già intervenuto sulla questione e torna a parlare di Casa Doria anche alla luce di nuove scoperte dalle ricerche di Margherita Manfredi.

"Nonostante 6 anni fa, di fatto, fosse praticamente a posto, oggi è abbandonato- spiega Ratti- si tratta di un sito che dovrebbe essere demandato a Museo della Marineria, per il quale arrivarono anche contributi regionali, ma anche da utilizzare per incontri culturali, sia all'interno che nel cortile".

Innanzitutto, precisa Ratti "dobbiamo chiamarla Casa Doria o Palazzo Pertriccioli e non Ca' Doria alla 'veneziana' e neanche 'residenza estiva' di Andrea Doria, quasi fosse un 'bagnante' qualsiasi, come indicato sul totem esplicativo".

ANDREA DORIA, IL NOSTRO PIÙ GRANDE AMMIRAGLIO 

Nato ad Oneglia il 30 novembre del 1466, Andrea Doria è considerato uno dei liguri più importanti della storia, il nostro più grande Ammiraglio. Grande politico, ebbe un ruolo importantissimo nella storia genovese ed europea a cavallo tra il’400 e la metà del’500. Di nobile e potente famiglia, il Principe considerava Lerici ed il suo Castello la località più adatta e sicura per le strategie dell’epoca, anche in considerazione della storica lealtà lericina verso Genova e della forza dei suoi abitanti, maestri nell’arte marinaresca. La sua splendida dimora lericina, presumibilmente costruita nel’400, è nella parte più antica di Lerici, borgo strategico e importantissimo per la Repubblica, roccaforte difesa dal possente castello e, allora, da mura. Borgo che dette grandi marinai e navi alla Superba. Lerici, baluardo genovese, ebbe un ruolo fondamentale nella storia di Genova e nella vicende del suo grande Ammiraglio.

La sua storia di condottiero e di grande ammiraglio iniziò tardi, infatti, solo nel 1503 ottenne il comando delle truppe genovesi che stava sedando una rivolta in Corsica. Sconfisse i rivoltosi e nel 1512 contribuì a sconfiggere i francesi che occupavano Genova; comandante della flotta genovese, Doria trasferì la stessa di fronte a Lerici per poi tornare, dopo la sconfitta francese di Novara contro gli Svizzeri alleati del papa, supportando il nuovo Doge ad insediarsi in città.

Confermato a capo della flotta, si occupò della difesa delle coste liguri dalla minaccia dei pirati barbareschi, pattugliando il Mari Ligure ed il Mar Tirreno, sconfiggendo il pirata Godoli. Mantenne il comando della flotta anche con il ritorno di Genova sotto i francesi di Francesco I.

La figura e la grandezza di Andrea Doria si inserisce nella lotta tra Francesco I e Carlo V di Spagna, il sovrano più importante d’Europa e quindi del Mondo, che si contendevano il dominio del Continente europeo.
Nel 1522, dopo che gli spagnoli sconfissero i francesi e conquistarono Genova, Doria, riuscì a prendere il mare con la sua flotta e, da quel momento iniziarono anni di battaglie e conquiste, a volte inutili, al servizio di diversi governi: da Francesco I al papa Clemente VII. Doria, al comando di una sua flotta, la mise a disposizione del Papa che era intenzionato a cacciare gli spagnoli dall’Italia. Riuscì a riconquistare Lerici ed il Golfo, Savona ma non Genova a causa delle sconfitte del Papa in terraferma.

Terminato il contratto con Clemente VII, il “Principe” tornò al servizio di Francesco I come comandante della flotta francese nel Mediterraneo e, appoggiato dalle truppe francesi, riuscì finalmente a liberare Genova dagli spagnoli.

In realtà però, l'alleanza con la Francia stava per diventare per Genova, una sudditanza. Nel luglio del 1528, approfittando della spedizione francese contro Napoli, a cui partecipava la sua flotta agli ordini del cugino Filippino Doria, Andrea ordinò alla stessa di abbandonare la spedizione e di rientrare con la flotta di fronte a Lerici, che raggiunse da Genova con altre navi. La sua decisione di terminare il sodalizio con Francesco I, era data sia dal fatto che Andrea Doria era convinto fautore dell’ indipendenza della Repubblica di Genova, sia dal fatto che i Francesi attribuivano maggiore importanza a Savona, sia per il motivo che l’ingaggio con Francesco I scadeva nel giugno 1528 e non reputava rispettati gli accordi per rinnovare tale alleanza. I francesi, dopo aver cercato invano di aggiustare la cosa, inviarono a Genova un’armata con lo scopo di eliminare l’Ammiraglio con un tranello ed impossessarsi della flotta.

Andrea Doria, venuto a sapere della cosa, grazie ad una complessa rete di spie, lasciò Genova e si ritirò a Lerici, fedele e decisa roccaforte genovese, difeso dal possente Castello e dalle sue mura. Il Re Francesco I gli intimò di ritornare a Genova ma la risposta dell’ Ammiraglio fu “Se il Re vuole vedermi e se ne ha il coraggio, venga lui a Lerici”.

Doria definì quindi l’alleanza con Carlo V che assicurò l’Ammiraglio sul fatto che, una volta cacciati i francesi, avrebbe dato a Genova totale indipendenza. Andrea Doria accettò le proposte di Carlo V firmando un accordo nell’agosto 1528. A quel punto Doria allestì 12 galee e salpò da Lerici per Napoli. Qui colse le truppe francesi e contribuì alla loro sconfitta.

Partito da Napoli, come ammiraglio di Carlo V, rientrò a Lerici, presumibilmente nella sua casa, predisponendo un piano operativo. Allestì 13 galee, in parte formate con equipaggi e nocchieri lericini, da sempre grandi naviganti e il 9 settembre 1528 partì da Lerici alla conquista di Genova, ormai resa invivibile dalle truppe di Francesco I , dalla peste e dalla carestia. Doria e la sua flotta entrò nel porto di Genova l’11 settembre. Avute assicurazioni che il popolo era con lui, che i francesi erano pochi, il 13 settembre fece accostare le galee sotto le Mura del Molo Vecchio, divise i suoi uomini in due squadre, di cui una con i lericini, ed entrò in città per gli stretti carruggi al grido di “San Giorgio e Libertà” innalzando le insegne di Carlo V. Andrea Doria aveva conquistato la sua Genova e fu acclamato “Padre della Patria”.

Carlo V concesse a Genova la restaurazione della Repubblica e numerosi vantaggi economici, mentre l’Ammiraglio assicurò all’Imperatore il servizio della sua flotta. Andrea rifiutò la signoria della città che gli era offerta dal popolo. A lui interessava solo l’indipendenza di Genova e della Liguria e la potenza commerciale; contribuì a redigere una nuova costituzione e un nuovo tipo di Governo: Repubblica aristocratica di Genova, con un Doge che veniva nominato ogni due anni, un Consiglio Maggiore, uno Minore. Di fatto, Andrea Doria, la personalità più potente di Genova, fu nominato Priore perpetuo ed esentato a vita dal pagamento di imposte e tasse. Numerosi i suoi splendidi palazzi e la sua “reggia”.

L’Ammiraglio negli anni a venire coordinò diverse spedizioni sul mare: contro i Turchi di Solimano il Magnifico nel Mar Egeo, nei Dardanelli, a Tunisi, che fu conquistata nel 1535 dalle truppe di Carlo V per merito della flotta genovese. Altre imprese con la flotta Cristiana formata da genovesi, papato e veneziani. Nel 1540 la sua flotta, guidata dal nipote Giannettino, catturava il famigerato pirata Dragut, che spadroneggiava per il Mediterraneo. Sempre importante anche l’opera politica del Doria, che continuava a tessere alleanze in ambito europeo.

Nel 1544 fu firmata la pace tra Francesco I e Carlo V. Andrea Doria sperava, anche per la sua ormai tarda età, di gestire la sua influenza a Genova senza ulteriori avventure, dovette invece far fronte ad una congiura cittadina da parte dell’ altra potente famiglia genovese, i Fieschi. Nel 1550 l'ormai ottantaquattrenne ammiraglio compì una spedizione nella Sirte contro i pirati; ricominciata la guerra con la Francia, nel 1552 Doria condusse spedizioni contro la flotta nemica, in seguito, sino al 1555 dovette sedare una rivolta in Corsica fomentata dai francesi .Nel 1560 organizzò una nuova spedizione contro gli ottomani.
Andrea Doria morì a Genova il 25 novembre 1560.

Anche in questo caso Lerici, baluardo della Repubblica, andò in soccorso di Genova. L'ultima volta fu nel 1849.

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