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L'indennità dei consiglieri regionali donata ai centri antiviolenza: la proposta di Alice Salvatore

"Durante i mesi di lockdown non hanno effettuato spostamenti quindi non avrebbero diritto ai rimborsi".

È stata corrisposta un’indennità ai consiglieri fuori Genova come rimborso per il loro viaggio verso il capoluogo per partecipare al Consiglio Regionale dei mesi scorsi: un’idea che avrebbe potuto avere senso, ma solo nel caso in cui vi fosse stato tale spostamento.

Cosa che non è accaduta negli scorsi mesi quando le riunioni sono state eseguite in smart working.

Nel corso del lockdown dovuto alla pandemia di Covid19, tutta la vita della Regione Liguria, anche dal punto di vista amministrativo, è stata organizzata in questo modo: senza presenza, ma in collegamento telematico per non mettere a repentaglio la salute di tutti e rispettare le ordinanze emanate della Presidenza del Consiglio.
La presenza in sala Consiliare avrebbe potuto infatti favorire il contagio potenziale tra i presenti in aula, motivo per il quale si è optato per un approccio differente rispetto al consueto. Ancora oggi molti servizi avvengono per via telematica.

La Regione ha pensato bene di corrispondere a chi veniva da fuori un’indennità. Va ricordato che i Consiglieri Regionali liguri percepiscono un rimborso spese per l’esercizio del mandato che varia, da 2.775 a 4.884 euro netti mensili, in base alla carica che ricoprono e alla distanza di residenza.

Appare evidente che nei mesi di lockdown nessun consigliere si sia spostato per raggiungere Genova e che quindi un rimborso per qualcosa che non è accaduto non ha affatto senso.

Soprattutto in un momento in cui PMI e lavoratori soffrono le conseguenze dello stop delle attività e necessitano di liquidità e aiuto per non fallire. Un momento nel quale fondi farebbero comodo anche per risolvere i problemi di viabilità che affliggono l’intera Regione e i suoi cittadini.

Sarebbe quindi giusto e un gesto politicamente elegante restituire queste indennità ricevute come rimborso, dato che da rimborsare non vi è nulla visto che i consigli si sono tenuti in smart working.

Noi de ilBuonsenso abbiamo una proposta: destinare le indennità ai centri antiviolenza della Liguria. A causa dell’isolamento sociale obbligato dalla pandemia, il tasso di abusi e attacchi contro le donne è aumentato esponenzialmente, favorito dall’impossibilità di lasciare l’abitazione da parte delle vittime e dallo stop forzato dei servizi di persona dei centri antiviolenza.

In questo caso lo smart working necessario dei centri di aiuto per contenere il contagio del covid19 ha portato alla crescita di un altro “virus” anch’esso molto grave: quello della violenza alle donne.

Quest’ultime sono state costrette a convivere con compagni violenti, sopportando soprusi e abusi fino alla fine del lockdown.

Sarebbe più giusto destinare le indennità assegnate per spostamenti non eseguiti a centri che possano impegnarli per aiutare le donne in difficoltà.


Alice Salvatore
Presidente ilBuonsenso

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