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I Comitati: "L'alternativa al biodigestore c'è" In evidenza

Secondo i contrari all'impianto, i rifiuti organici potrebbero essere trattati in un modo meno inquinante e più economico, e sono andati a vedere come.

La digestione anaerobica non è la sola tecnologia disponibile per il trattamento dei rifiuti organici come vogliono far credere certi politici e i vertici di Iren. Altre tecnologie consentono lo smaltimento dell’organico con ottimi risultati. Non parliamo per sentito dire: come San Tommaso siamo andati a verificare l’impianto in funzione a San Marino, piccolo stato molto attento alle problematiche ambientali, che ha scelto il compostaggio aerobico, tecnologia, per intenderci, che fa piangere l’assessore Giacomo Giampedrone e i portafogli di Iren.

Una delegazione dei comitati No Biodigestore Saliceti, Sarzana, che botta! e dell’associazione Acqua bene comune, guidata dall’ingegner Lanfranco Pambuffetti, ha incontrato il professor Giulio Ferrari, già docente di Igiene ambientale e chimica ambientale all’università di Ferrara, autore di sessanta pubblicazioni scientifiche in materia di rifiuti, consulente dell’ISPRA e progettista dell’impianto sanmarinese.

L’aerobico – ha spiegato il professor Ferrari- è il processo di degrado dell’organico più diffuso in natura, perciò il compostaggio ha sicuramente minori impatti sull’ambiente, non richiede consumo di energia, non richiede volumi di acqua e soprattutto non genera grosse concentrazioni di gas serra. Ha zero impatti sulla salute. Un impianto aerobico è molto più facilmente modulabile, si può adattare alle esigenze di ogni comunità (Tigullio compreso!) con diversa produzione mensile di rifiuti e non richiede grossi investimenti. Per il fabbisogno della nostra provincia basterebbe un decimo dell’investimento stimato da Recos/Iren per il digestore anaerobico progettato per Saliceti con una significativa riduzione sulla bolletta TARI degli spezzini.

Gli amministratori di Iren e di Recos se ne facciano una ragione: i comitati “rumorosi e incompetenti”, che non hanno fini di lucro, sanno portare proposte nell’interesse della loro comunità. Certo, un difetto – agli occhi dei vertici di Iren - il compostaggio aerobico ce l’ha: non beneficia dei cospicui incentivi statali sulla produzione di metano, che costituiscono una bella fetta dei profitti della società emiliana. Gli incentivi statali – lo si dimentica spesso – sono denari dei tartassati contribuenti italiani. Incentivi per produrre gas serra con buona pace delle marce per Greta.

L’impianto in funzione a San Marino è costituito da una serie di biocelle, che somigliano a container scarrabili, opportunamente attrezzati, all’interno delle quali vengono immessi i rifiuti organici e scarti legnosi. Tramite insufflaggio di ossigeno viene favorito il processo di fermentazione naturale dell’umido. Opportuni filtri sistemati nel condotto di uscita della componente gassosa, catturano inquinanti e cattivi odori, che un tempo erano il punto debole del compostaggio. Dopo 28-30 giorni di ‘fermentazione’ nell’isola ecologica ciascun container, previa verifica dell’indice respirometrico, viene trasferito in un’area di accumulo del compostato per terminare la fermentazione all’aria aperta per altri 40-50 giorni fino a ottenere un compost di alta qualità. Ce ne sono stati offerti campioni. Li faremo analizzare, sempre col piglio di San Tommaso. A San Marino quel compost viene anche utilizzato nelle vallate a rischio frane perché favorisce la crescita di graminacee con lunghe radici, che consolidano i versanti franosi.

Con la tecnologia aerobica è possibile eliminare due impatti ambientali dei digestori anaerobici: gli sversamenti di percolato contenente ammoniaca, pericoloso per la falda acquifera, e la componente batteriologica che si genera in presenza dell’ambiente anaerobico (cariche di batteri della famiglia dei clostridium).
E si eliminano gli odori, che continuano a essere il punto debolissimo del digestore anaerobico, come ammesso dallo stesso ingegner Stretti (Iren) fin dalla prima presentazione nel maggio 2018 a Ponzano.

La visita all’impianto di San Marino non resterà isolata e vuole essere uno stimolo per i politici spezzini. Fino a oggi le alternative tecnologiche non sono state esaminate, né in sede di VAS, né in sede di VIA. L’unica alternativa prospettata dai dirigenti della Regione è l’opzione zero, cioè nessun impianto. Uno sciocco escamotage per far passare a ogni costo (un costo salato per i contribuenti spezzini!) il progetto Recos. Noi continueremo la nostra battaglia anche sul piano economico (non esiste solo Iren), oltre che su quello ambientale e sanitario. Vogliamo tecnologie che tutelino ambiente e salute e le tasche degli spezzini.


Comitato No biodigestore Saliceti – Carla Bertolotti
Comitato Sarzana, che botta! – Roberta Mosti
Associazione Acqua bene comune – Fabrizia Giannini

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