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Biodigestore a Saliceti, la Società Acquedotti Tirreni conferma i timori In evidenza

Fuoriuscite di liquami porterebbero alla chiusura dei pozzi che riforniscono di acqua potabile La Spezia e parte della Val di Magra.

I Comitati, che si oppongono alla costruzione a Saliceti del biodigestore anaerobico per il trattamento di trentamila tonnellate di rifiuti organici della nostra provincia e di 35 mila dell'area metropolitana di Genova, non sono più soli a lanciare l'allarme per il pericolo che corre la falda del Magra, che alimenta i pozzi di Fornola.

 

Mercoledì nell'inchiesta pubblica di VIA (Valutazione di impatto ambientale) sul progetto Re.Cos.-Iren è deflagrato un documento della SAT (Società acquedotti Tirreni) che gestisce i pozzi di Fornola, fonte di acqua potabile per 150 mila spezzini. La direzione SAT ritiene “inappropriata e pericolosa” la localizzazione del biodigestore a Saliceti. Richiama l’attenzione delle autorità competenti a decidere su tre questioni.

La prima, ribadita con analisi scientifiche dal professor Giovanni Raggi anche mercoledì in sede d’inchiesta pubblica: la distanza di quattro chilometri tra Saliceti e Fornola per la stratigrafia e l’assetto geomorfologico della zona rende le falde vulnerabili. Fuoriuscite di liquami in breve tempo porterebbero alla chiusura dei pozzi.

La seconda questione: l’inquinamento della falda porterebbe all’interruzione della fornitura di acqua potabile alla Spezia e ai Comuni della bassa Val di Magra, senza possibilità di sostituzione perché non esiste un collegamento di emergenza con altri pozzi.

Terza: individuare a valle di Battifollo o alternativamente in aree lontane dalle falde del Magra altre zone di prelievo di acque potabili.

I moniti di SAT non sono nuovissimi. Nel 2014 in sede di assemblea dell’ATO spezzina per programmare gli interventi sui pozzi per il triennio 2015/2018, SAT metteva in guardia per la pericolosità della risalita dal mare del cuneo salino (che può arrivare a minacciare i pozzi di Battifollo) e dal proliferare di attività potenzialmente pericolose per le falde. E ammoniva: “L’inquinamento di una zona pozzi ne decreta l’abbandono con un danno ambientale rilevantissimo”. Il documento è stato allegato nelle Osservazioni inviate in Regione da Rino Tortorelli, Samuele Di Capua e Cristina Santorocco di Cittadinanza Attiva, che assieme ai Comitati di Santo Stefano, di Ponzano, della Brina e di Sarzana e a Italia Nostra sono impegnati a contrastare il progetto.

Giovedì 29 terza puntata dell’inchiesta pubblica di VIA. L’acqua, assieme ad altre criticità come il rischio esplosioni, sarà ancora di scena. In programma c’è anche l’analisi dei Piani provinciali e regionali, proposta dal Comitato Sarzana, che botta! che intende portare nell’inchiesta la denuncia del danno ambientale complessivo che deriva al nostro territorio con il continuo incremento di tonnellate di rifiuti (previsioni aggiornate a 138 mila) in viaggio da Genova alla “colonia/pattumiera” spezzina.


Comitato Sarzana, che botta!

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Via XX Settembre, 51
19038 Sarzana SP

Tel. 338 1585006

E-mail: sarzanachebotta@gmail.com

www.sarzanachebotta.org

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