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Muretti a secco Patrimonio dell'Umanità, Costa: "Risorsa per l'agricoltura e il turismo" In evidenza

I 42mila ettari di terra lavorata a fasce rappresentano anche una misura contro il dissestro idrogeologico.

«L’inserimento dei “muretti a secco” nell’elenco dei beni immateriali Patrimonio dell’Umanità dell’Unesco premia la tenacia con cui i liguri hanno saputo conservare nei secoli e valorizzare questa tecnica costruttiva». Con queste parole Andrea Costa (Liguria Popolare-Noi con l‘Italia) commenta il riconoscimento attribuito dall’organizzazione internazionale ai “muretti a secco”.

Il presidente della III Commissione (Attività produttive, Cultura, Formazione, Lavoro) sottolinea la preziosa funzione assunta da questa tecnica costruttiva per recuperare alle produzioni agricole aree importanti del territorio e per creare nuove opportunità lavorative: «I “muretti a secco” sono diventati, soprattutto lungo le nostre coste, un tratto dominante del paesaggio – aggiunge – conosciuto in tutto il mondo. Penso ai vigneti delle Cinque Terre o alle serre del ponente ligure e, in tal modo – aggiunge - garantiscono nuovi sbocchi lavorativi sia in campo agricolo sia nel settore turistico».

Secondo il consigliere, inoltre, i terrazzamenti liguri rappresentano una valida contromisura contro il dissesto idrogeologico: «I 42 mila ettari di terra lavorata in fasce rappresenta - conclude - una diga preziosa e ecosostenibile contro frane e smottamenti e va difesa e ampliata».

 

 

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