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Incidenti sul lavoro in calo alla Spezia, ma pesa la crisi economica In evidenza

Dal 2011 al 2017 le denunce di infortunio sono passate da 3416 a 2472. Una diminuzione dovuta anche alla chiusura di molte aziende negli ultimi anni.

“Anche per noi è inaccettabile che una persona esca di casa per andare a lavorare e rimanga vittima di un incidente. Siamo fermamente convinti che più si parla di sicurezza sul luogo di lavoro meglio è”. Tiene a sgombrare subito il campo da dubbi Paolo Faconti, da ormai un anno direttore di Confindustria La Spezia, convocato oggi nella commissione comunale sulla sicurezza sui luoghi di lavoro.

Il tema è delicato, e ciclicamente spunta puntuale sulle cronache dei giornali. Da ultimo l’incidente nell’impianto di stoccaggio della centrale Enel, in cui è rimasto coinvolto un operaio addetto alla movimentazione del carbone. A maggio, invece, la tragica morte di Zekic Dragan, operaio croato di 56 anni che perse la vita nel cantiere Antonini del Muggiano.

I dati, però, dicono che il numero di denunce per incidenti sul lavoro alla Spezia è in significativa diminuzione rispetto a qualche anno fa: dalle 3416 denunce del 2011, infatti, si è passati alle 2472 del 2017 (fonte Inail). Ad “alterare” i numeri, però, ci ha pensato in parte anche la crisi economica, che negli ultimi anni ha costretto alla chiusura parecchie imprese: meno aziende in attività, meno occupati e meno incidenti.

Più nel dettaglio, il comparto industria ha registrato un decremento degli incidenti del 17,5 per cento, mentre quello delle costruzioni del 29,4. “Parliamoci chiaro: il rischio zero non è mai raggiungibile – ha detto Faconti davanti ai consiglieri comunali – Purtroppo abbiamo registrato diversi eventi luttuosi nel mondo del lavoro, ma negli ultimi anni la tendenza è al ribasso. Perché c’è una maggiore attenzione, dovuta a un cambio generazionale degli imprenditori e a una maggiore cultura della prevenzione”.

L’altra faccia della medaglia è un quadro normativo sulla sicurezza “complesso e a volte fin troppo puntuale”. Una miriade di norme vissuta dalle aziende, soprattutto quelle di piccole e medie dimensioni, come una seccatura da assolvere nel più breve tempo possibile. Senza contare l’alto numero di lavoratori stranieri, che rende particolarmente difficile la comunicazione, soprattutto in materia di sicurezza.

“C’è anche la difficoltà di mettere in atto e interpretare le leggi – ha aggiunto Faconti – Vorremmo un quadro più snello ed efficace. Sia chiaro, non vogliamo mani libere, ma è meglio avere meno norme che però siano più efficaci”.

In questo campo il ruolo di Confindustria è quello di stimolare e supportare le aziende nell’applicazione sempre più puntuale delle norme. Nella consapevolezza che non tutti danno importanza alla sicurezza nella stessa misura: “C’è un mondo di imprenditori che sempre di più cerca di ridurre i fattori di rischio – ha riconosciuto Faconti – ma c’è anche un mondo che si occupa meno di queste problematiche. Spesso, ad esempio, i piani della sicurezza delle aziende sono soltanto delle fotocopie, fatte semplicemente per adempiere a un obbligo di legge”.

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