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ZTL Lerici e San Terenzo, Confcommercio: "Basta incertezza e divieti inutili. Varchi aperti nella bassa stagione" In evidenza

E' incredibile che non si capisca quanto gravi siano le condizioni nelle quali versano le piccole imprese e quanto vitale sia sostenerle. Ma quello che francamente fa ancor più male è che, a parole, crescita e lavoro sono le più gettonate, mentre nei fatti non c'è un gesto vero, concreto. Anzi.

La ragione di questo squilibrio? E' che si è perduto il senso stesso della realtà.
Come altro si spiegherebbe il mancato prolungamento dell'esperimento di apertura delle ZTL a Lerici e a San Terenzo che, come era scontato, ha dato esito positivo. Il drastico ritorno dell'immediata chiusura ha ripristinato una situazione di desertificazione che è tornata subito ad aggravare la condizione delle nostre piccole imprese condannate all'inerzia da imposizioni innaturali, antieconomiche, dannose e illogiche. Cioè lontane, come detto, dalla realtà che è già di per se stessa sotto scacco di un prolungato stress da crisi. Ma come si fa dopo un esperimento riuscito e con tutte le caratteristiche per ricostruire quel rapporto fortemente incrinato da anni di rigidità a non ristabilire un equilibrio tra le esigenze dell'impresa e del lavoro e le esigenze dei residenti? E' grave non aver ancora capito che siamo tutti sulla stessa barca e che tutti dobbiamo remare insieme nella stessa direzione. E' velleitario non aver capito che non ci sono più rendite di posizione, isole felici, e che chi è in un ambiente baciato dalla natura ha il dovere di contribuire al bene comune. Il contrario di chi insiste per difendere sterili privilegi che si concretizzano nell'isolamento e che trasformano due paesi belli e vivaci, con potenziali enormi, come Lerici e San Terenzo in deserti, nei quali si trovino a loro agio solo i vecchi.
E i giovani? Che cosa facciamo per loro? Le chiusure non hanno mai portato a nulla di costruttivo. Lo sentiamo dire spesso ma sempre riferite agli altri.
Ora da tutte queste considerazioni discendono richieste ineludibili che Rete Italia (Confcommercio, Cna, Confesercenti e Confartigianato) fa al Sindaco e all'amministrazione comunale, appellandosi ancora una volta alla ragionevolezza e alla concretezza e dando atto che almeno un tentativo si è fatto:
a) Proseguire con le aperture nelle basse stagioni turistiche;
b) Rendere stabili le stesse aperture fuori stagione mantenendo i divieti nel periodo di alta stagione;
c) Trovare così un equilibrio certo, stabile e strutturato, tra le diverse legittime esigenze di attività e di vivibilità.
d) Iniziare a ricostruire la simpatia e l'affetto per una località turistica importante che le chiusure rigide hanno negli anni prima incrinato poi del tutto compromesso.
e) Dare nuova speranza alle imprese e al lavoro fortemente penalizzati dalla lunga recessione ma anche ingiustamente penalizzate da chiusure irragionevoli che possono trovare giustificazione solo nel periodo di alta stagione.
La desertificazione di Lerici e di San Terenzo negli altri periodi, dall'autunno alla primavera, non può essere una risposta alle esigenze di chi lavora ma anche di chi abita nel territorio comunale. Non scambiamo la desertificazione con la tranquillità e con la pace di un cimitero. Dai periodi di apertura trae beneficio, peraltro, anche la stessa macchina organizzativa del Comune alle prese quotidiane con disfunzioni che si ripetono troppo spesso e con la gestione delle eccezioni al divieto di accesso.
Ci sono oggi le condizioni provate per il raggiungimento di un equilibrio tra esigenze delle imprese e del lavoro e esigenze dei cittadini residenti. Sono condizioni dimostrate e a portata di mano, realistiche e avulse da ideologismi, serie e praticabili. In una parola equilibrate.
Richiamiamo tutti alla responsabilità. Non si può parlare di necessità di crescita e di nuovi posti di lavoro, di occupazione giovanile, quando poi nei fatti si pongono illogici (perché non rispondenti a nessuna finalità apprezzabile) lacci alla libertà di impresa e al suo sviluppo. Anzi, è storicamente acquisito che in periodi di recessione le regole (figuriamoci quelle inutili) vanno allentate per lasciare più libertà a chi intraprende, produce e offre lavoro.

 

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