Dopo aver esposto l'organizzazione nazionale di Confindustria, articolata in 265 organizzazioni, tra cui 100 associazioni di categoria, 25 federazioni di settore, 99 associazioni provinciali, per un totale di 149.288 imprese e più di 5 milioni e mezzo di dipendenti, Giorgia Bucchioni, che nel gruppo Giovani (raccoglie a livello nazionale 13 mila imprenditori) ha la delega al lavoro e alla education, scuola-lavoro, sinergie con l'università, mondo del lavoro, percorsi formativi, ha sottolineato come il momento attraversato dal sistema economico sia in crisi e servano scelte immediate, forti e coraggiose. "Il progetto Confindustria per l'Italia prevede un piano di cinque anni, da applicare totalmente e immediatamente". Terapia d'urto: pagamento immediato di 48 miliardi di euro di debiti verso le imprese accumulati dagli Enti locali; taglio dell'8 per cento del costo del lavoro manifatturiero, eliminazione dell'Irap per tutti i settori; per il lavoro 40 ore in più all'anno pagate il doppio perché detassate e de contribuite; riduzione Irpef per i redditi bassi, aumento del 50 per cento degli investimenti per le infrastrutture, sostegno degli investimenti per la ricerca, abbassamento del costo dell'energia. "Costo dell'investimento, 316 miliardi in 5 anni. Inoltre – ha proseguito Giorgia Bucchioni – meno regole per rilanciare l'economia, semplificazioni per fare impresa, aumento del 10 per cento annuo di incasso ottenuto dalla lotta all'evasione".
La vicepresidente nazionale Giovani, figlia d'arte (suo padre Giorgio è presidente provinciale di Confindustria) è stata presentata scherzosamente dal presidente Massimo Scirocco come "accompagnata dai genitori", visto che erano presenti papà, socio del Rotary Sarzana-Lerici e mamma Mayda. Ma quale beneficio porterebbe la ricetta di Confindustria? "Un tasso di crescita del 3 per cento – ha sottolineato Giorgia Bucchioni, coadiuvando la sua esposizione con la proiezione di grafici – e un aumento del Prodotto interno lordo di 156 miliardi di euro in 5 anni (+ 2.617 euro per cittadino); la pressione fiscale scenderebbe dal 45,1 al 42,1. L'impresa è il motore trainante per uscire dalla recessione. Bisogna creare lavoro e occupazione".
Nella presentazione della ricetta di Confindustria per uscire dalla crisi, Giorgia Bucchioni aveva ampliato il panorama nazionale fornendo dati e numeri. Il settore più grande per imprese è quello metalmeccanico; l'85,6 sono imprese da 0 a 50 dipendenti, il 12,1 da 50 a 250 e il 2,3 oltre 250. Nel periodo 1998 – 2011 l'attività manifatturiera è scesa dal 69,4 al 51,7, i servizi invece sono cresciuti dal 18,4 al 35,8; in particolare il turismo del 540 per cento e la sanità del 381 per cento. La pressione fiscale è al 45,1 del Pil, lievitata del 13,7 e con un aumento per il 2013 su ogni cittadino del 125 per cento in rapporto al 1980. E infine, il debito delle Pubbliche amministrazioni verso le imprese tocca i 90-100 miliardi di euro.