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Agroalimentare, contraffazione e contrabbando creano danno da a 4 miliardi di euro In evidenza

Oltre 20 mila posti di lavoro in meno, minori introiti per lo Stato (accise, contributi e tasse sul lavoro), una fetta di mercato rilevante sottratta alle potenzialità di sviluppo del comparto agricolo, già messo a dura prova dalle conseguenze della crisi economica.

Contraffazione e contrabbando incidono negativamente su uno dei settori in cui l'Italia è  leader nel mondo, l'agroalimentare, da sempre fiore all'occhiello del Made in Italy.

Questi due fenomeni sottraggono risorse al mercato legale pari a circa 4 miliardi di euro. Senza contare i danni in termini di mancata creazione di posti di lavoro, che fanno rimanere senza stipendio oltre 20 mila famiglie.

Acquistare prodotti contraffatti o di contrabbando significa infatti non solo consumare beni che non corrispondono alle caratteristiche proprie del prodotto genuino e che, quindi, possono essere dannosi per la salute, ma anche arrecare un danno economico al Paese (entrate erariali e posti di lavoro) e al sistema produttivo in generale.

LA DIMENSIONE DEL FENOMENO CHE IMPATTA SULLA FILIERA AGRICOLA ITALIANA

Secondo un sondaggio Format per il MISE, su 1.000 imprese agroalimentari con più di 10 addetti – viene ricordato in un dossier sul tema realizzato da Confagricoltura – quasi 1 azienda su 2 (il 41,8%) ha subito almeno una contraffazione di propri prodotti in Italia. Nelle imprese con almeno 250 dipendenti il fenomeno cresce: tre quarti di esse dichiarano di essere state vittime di contraffazione.

"Nel 2012, la contraffazione agroalimentare in Italia – precisa Confagricoltura Liguria - equivaleva a una produzione lecita di oltre 3 miliardi di euro, per un valore aggiunto poco superiore al miliardo e corrispondente a oltre 21 mila posti di lavoro (dati Censis)".

Nello stesso anno, il fatturato stimato della vendita in Italia di prodotti agroalimentari contraffatti ammontava a circa 1 miliardo (1.035 milioni di euro). Purtroppo, ad oggi la situazione non sembra essere migliorata: la contraffazione agroalimentare resta seconda solo a quella dell'abbigliamento (2.243 milioni) e dei DVD/CD audio e video (1.786 milioni).

"Tra i prodotti maggiormente 'violati' – sottolinea Confagricoltura Liguria - in ambito alimentare compaiono, tra gli altri: vini, oli, formaggi, mozzarelle, salumi, miele e pasta, ovvero anche tre prodotti liguri di eccellenza, come vino, olio e miele, da tempo rappresentativi di un comparto, quello agroalimentare ligure, in forte espansione".

"Allargando il fenomeno al resto del mondo – spiega Mario Guidi, Presidente di Confagricoltura – stimiamo che i prodotti agroalimentari contraffatti o 'allusivi' al Made in Italy rappresentino un mercato complessivo di quasi 70 miliardi di euro, di cui circa il 10% contraffatto, mentre circa 60 miliardi sono riconducibili al cosiddetto Italian Sounding. Ma mentre questa faccia del problema che riguarda l'estero è più nota e percepita anche dai consumatori, i dati e i numeri non risultano altrettanto noti ai nostri connazionali".

PIÙ FACILE ACQUISTARE PRODOTTI CONTRAFFATTI (PER 7 ITALIANI SU 10)

Sempre facendo riferimento ai dati della ricerca realizzata da SWG, scopriamo poi che gli italiani (il 53% degli intervistati) percepiscono contraffazione e contrabbando come fenomeni che riguardano più del 30% del totale merci vendute in Italia. Con punte di maggiore frequenza nel settore delle borse e articoli di lusso (per il 97% degli italiani) e delle sigarette e prodotti del tabacco (per l'86% dei nostri connazionali).

Nel confronto con gli altri Paesi, ci vediamo vicini a quanto accade in Spagna e Francia (dove contraffazione e contrabbando secondo gli italiani pesano più o meno come da noi), mentre in Italia i 2 fenomeni impatterebbero più di quanto accade negli USA e meno di quello che avviene in Cina e Romania.

È certo, comunque, che la conoscenza dell'esistenza di prodotti contraffatti e di contrabbando è oggi maggiore per 7 italiani su 10 (il 68% dice che è diventato più facile vedere bancarelle e comprare prodotti contraffatti e di contrabbando).

La metà del campione (49%) ammette che tra i propri conoscenti acquistare prodotti di marchi contraffatti è un comportamento diffuso, come lo è anche acquistare prodotti per strada la cui provenienza non è certa.

"Per il 48% degli intervistati – spiega Adrio De Carolis, Amministratore Delegato SWG – contrabbando e contraffazione sono solo un modo per 'tirare a campare', mentre una percentuale ancora più ampia, circa il 60% dei nostri connazionali, rivela un'accettazione passiva dei due fenomeni, ritenendo che 'essi siano spesso tollerati dallo Stato e che esistano da sempre e sempre ci saranno'. Questo nonostante poi i nostri connazionali dimostrino di avere piena consapevolezza della gravità della natura criminale del contrabbando e ritengano che a trarne vantaggio siano, per il 63% del campione, le organizzazioni criminali internazionali e, per il 53%, le organizzazioni mafiose italiane".

Ma cosa è possibile fare per cercare di fronteggiare questi fenomeni?

Nel dossier predisposto da Confagricoltura vengono tracciate anche alcune linee strategiche da perseguire: "La lotta alla contraffazione e al contrabbando – spiega Renato Oldoini, presidente ligure di Confagricoltura – non può prescindere da una solida attività di valorizzazione e tutela dei marchi che sono oggetto di usurpazione. I marchi commerciali devono essere tutelati da accordi e norme anche a livello internazionale, visto che questi fenomeni non hanno ormai confini, e va resa più cogente l'attività di controllo, specie per la produzione regina della nostra regione, ovvero la floricoltura, dove il 100 % delle aziende di ricerca sono qui collocate e, da sempre, devono 'lottare' contro la contraffazione varietale e il non rispetto della proprietà intellettuale".

"E' evidente – conclude Confagricoltura Liguria – che, come tutti i comportamenti criminosi, anche quello orientato alla contraffazione ed al contrabbando, stimolino un continuo adeguamento dei contravventori al nuovo assetto normativo. Occorre quindi aggiornare continuamente la legislazione, che rischia altrimenti di essere obsoleta ed inefficace nel fronteggiare i fenomeni malavitosi. Andrebbe inoltre favorita ed incoraggiata l'adozione di tecnologie di tracciabilità e rintracciabilità: la tracciabilità, che per i prodotti alimentari è già prevista per garantire la sicurezza alimentare, può essere adottata anche per i prodotti non alimentari, come ad esempio quelli del tabacco. Questa tecnologia potrebbe essere utilizzata sia per verificare la genuinità dei prodotti acquistati, sia per rintracciare, lungo tutta la catena distributiva, il prodotto stesso, al fine di un efficace controllo di sicurezza volto a contrastare i fenomeni del contrabbando e della contraffazione".

Il tutto, ovviamente, se si vuol pensare ad un agroalimentare moderno ed efficace che non veda nel "Km 0" la ragione d'essere, ma che guardi ad un mondo globalizzato dove il Made in Italy è sinonimo di qualità, di certezza per il consumatore e di ritorno economico per chi fa impresa in agricoltura. (14 settembre)

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