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Presentato a Genova il piano triennale del Turismo, l’intervento di Fiasella In evidenza

L'Assessore regionale Angelo Berlangieri ha presentato ieri a Genova il Piano triennale del Turismo, documento di programmazione che delinea le strategie di un settore che punta a diventare una fetta sempre più importante dell'economia della Liguria.

"In un momento in cui c'è grande preoccupazione - ha detto Marino Fiasella durante il suo intervento in qualità di Presidente dell'URPL (Unione delle Province Liguri) - per l'economia e la tenuta del tessuto sociale soffocato dalla crisi, si prova a dire che il turismo rappresenta una speranza di rilancio. Il problema è capire come si può fare turismo senza risorse. Questo è un tema centrale visti i continui tagli operati sulle Regioni e a cascata sulle Province e sui Comuni. Credo a questo proposito che la risposta più efficace risieda nel concetto di sussidiarietà, nella capacità di costruire reti con l'associazionismo locale che ben conosce il territorio ed è in grado di mettere a sistema le bellezze identitarie che lo caratterizzano. Questo tipo di turismo che valorizza l'identità, la particolarità, gli usi e i costumi locali necessita a mio avviso di un presupposto essenziale: la difesa del suolo. Si deve andare oltre lo stop al consumo del territorio, attivando politiche di tutela legate all'attività agricola. Il turismo è anche e, in un territorio come il nostro, soprattutto agricoltura. Esempio lampante sono le 5 Terre la cui notorietà nel mondo è legata alla bellezza dei paesaggi che sono il frutto del lavoro millenario dei contadini. Non solo dunque dobbiamo cessare il consumo del suolo ma dobbiamo altresì evitare di subirne l'abbandono. Non basta dire che la Liguria è la regione italiana con la più alta percentuale di boschi, è necessario recuperare quei boschi, mantenerli e renderli produttivi. Ogni ettaro del nostro verde deve diventare paesaggio ed economia. Ci sono esempi da cui partire, come le già citate 5 Terre e la Valle del Biologico in cui si è creato un distretto alimentare tra i più importanti in Italia. In quei territori si sono messi a sistema l'agricoltura, la ricettività diffusa e la bellezza creando un modello turistico altamente competitivo nel contesto globale. Perché dunque non farne una caso scuola, perché non partire da quelle esperienze per investire sui territori? Non si tratta solo di creare un modello turistico che regga ma ripristinare il valore civico dell'agricoltura, scrigno prezioso di usi e costumi della nostra terra e fattore di coesione sociale essenziale che rischia di smarrirsi. Credo non sia fruttuoso evocare il concetto di turismo identitario senza creare i presupposti, le fondamenta su cui basare quella fetta di economia che abbiamo l'ambizione di consolidare e potenziare. I presupposti sono rappresentati dalla permanenza delle persone sui territori, dal presidio attivo e dalla tutela delle tradizioni. Credo che senza l'agricoltura sarà difficile che questi fattori rimangano in equilibrio tra loro, credo sarà difficile fare turismo di qualità."

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