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Danni animali, Coldiretti si fa sentire in Regione: “Recinzioni condannano agricoltura a riserve” In evidenza

«I danni all'agricoltura causati dagli animali selvatici sono un grave problema, regionale e nazionale, non solo per il reddito delle imprese, che vivono in un continuo stato di emergenza, ma anche per l'incolumità dei cittadini e della pubblica sicurezza».

È il commento di Gerolamo Calleri, presidente di Coldiretti Liguria, al termine dell'incontro che si è svolto questa mattina in Regione Liguria tra la delegazione di Coldiretti e l'assessore Stefano Mai. Incontro, concluso con la consegna ufficiale di una proposta di legge sul tema da parte dell'associazione. Alla riunione hanno partecipato, insieme al presidente regionale, anche i direttori, i dirigenti eletti e i giovani imprenditori che, dalla costa all'entroterra, si confrontano ogni giorno con i danni causati dagli ungulati selvatici, dai lupi e da altre specie animali.

I danni causati all'agricoltura ligure tra 2005 e 2013, non solo dai cinghiali ma anche da molti altri animali selvatici, ammontano a oltre 5 milioni 383 mila euro. I risarcimenti sono stati di poco superiori ai 4 milioni 100 mila euro: in particolare, nei risarcimenti sono stati privilegiati solo i danni causati dai cinghiali, e non quelli provocati da altre specie di fauna selvatica (il lupo, ma anche daini e caprioli che, senza predatori, si stanno moltiplicando sul territorio esasperando chi di agricoltura vive).

Oggi Coldiretti ha proposto alla Regione Liguria una legge quadro basata, in particolare, sul controllo delle specie protette (e non protette) e sulla prevenzione (recinzioni elettrificate, trappole, prodotti repulsivi compatibili con l'ambiente, cani da guardia e ricoveri temporanei per il bestiame da pascolo). «Le continue recinzioni che le imprese devono realizzare per difendersi dai danni dei cinghiali – spiega il direttore di Coldiretti Liguria, Giovanni Moretti – non solo non hanno effetti, ma rappresentano invece delle vere e proprie "riserve" a cui l'attività agricola viene condannata, pena la cessata attività».

Nella proposta si parla anche di smaltimento degli animali predati da lupi e cani inselvatichiti: dato che la spesa della termodistruzione delle carcasse di ovicaprini, bovini e bufalini è tutta a loro carico, molti allevatori sono disincentivati dal denunciare alle Asl i fatti e preferiscono interrare i resti degli animali nei terreni aziendali.

Una legge, quindi, che sia anche ecologica, che rispetti la fauna selvatica, cercando di indirizzarla lontano dalle colture, e che, anziché puntare solo sul risarcimento, sostenga gli agricoltori nella prevenzione, e trovi finanziamenti certi (anche con contributi sulle polizze assicurative) per metodi di dissuasione e per ripagare i danni eventualmente subiti. (10 luglio)

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