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Confartigianato avverte: "Aggiornamento al 2011 costi imprese autotrasporto mostra rischio marginalizzazione operatori italiani"

L'analisi dei costi delle imprese di autotrasporto, (relativa ai dati del 2011) commissionata dal Comitato Centrale dell'Albo degli Autotrasportatori rivela un forte divario tra costo chilometrico in Italia e costo chilometrico negli altri Paesi.

L'indagine 2012, che, come negli anni passati monitora il costo chilometrico e il costo orario di esercizio dell'autotrasporto, è stata svolta considerando cinque diverse marche di veicoli pesanti, sempre riferendosi a un autoarticolato a 5 assi e 44 tonnellate. «L'aggiornamento dei costi – spiegano il Presidente di Confartigianato Trasporti, Vincenzo Burroni e il responsabile categorie Confartigianato, Nicola Carozza - riguarda il gasolio, i pedaggi, le tasse sul veicolo, gli ammortamenti, la manutenzione ed eventuali riparazioni, gli pneumatici, l'assicurazione e il costo del conducente». La comparazione presa in esame è stata eseguita con Germania, Francia, Spagna, Austria, Slovenia, Polonia, Ungheria, Romania. Il confronto tra Stati si è effettuato per il caso dei 100.000 chilometri all'anno, ma con differenti velocità medie stimate, in ragione delle diverse condizioni infrastrutturali dei diversi Paesi, dei tempi medi di carico e scarico, della presenza o meno di reti autostradali. Le rilevazioni effettuate nel corso dell'anno 2010 hanno messo in evidenza un incremento del traffico complessivo sulla rete stradale italiana e la conseguente riduzione della velocità commerciale dei veicoli. Nell'arco di tempo intercorso tra le rilevazioni al 2008 ed al 2010, si stima che sia intervenuta una variazione delle velocità commerciali sia in Italia che all'estero. In particolare, considerando tempi omogenei di distanza percorsa e di tempi accessori (2 ore), la velocità commerciale di riferimento risulta pari a 53 km/h in Francia e Germania, 48 km/h in Italia e 50 km/h nel resto d'Europa. Tali valori sono inferiori a quelli considerati nelle rilevazioni precedenti. Mantenendo immutato il numero annuo di ore di utilizzo standard delle risorse il cui costo è funzione del tempo, i relativi costi chilometrici risultano aumentati rispetto al passato. I dati emersi sono molto preoccupanti, anche alla luce delle legittime richieste degli autotrasportatori sui costi minimi della sicurezza. «Per il nostro Paese – prosegue Carozza - si stima un costo di 1,579 euro a chilometro, di gran lunga il più elevato nell'ambito dei Paesi considerati. Tale costo, infatti, è superiore del 11% - 12% rispetto al costo chilometrico stimato per la Germania e la Francia, che rappresentano i Paesi con cui è più significativo il raffronto ai fini della competitività delle nostre offerte in ambito europeo; supera del 9% e del 29% rispettivamente quelli dell'Austria e della Slovenia, che rappresentano alternative più immediate alle nostre offerte soprattutto verso i Paesi dell'Est; supera del 42% il costo medio di Ungheria e Polonia, che sono i Paesi di quella parte dell'Europa di maggiore dimensione produttiva; e, infine, è superiore di circa l'78% rispetto alla Romania, Paese con il costo minore tra quelli considerati». È pertanto urgente prendere delle misure che tutelino il settore e permettano di competere con gli altri paesi europei. «Carburante, accise, pedaggi, assicurazione – conclude il presidente di Confartigianato Vincenzo Burroni, - schiacciano in una morsa gli autotrasportatori italiani che hanno costi superiori alle tariffe realmente pagate a km. A questi problemi dobbiamo poi aggiungere le interminabili attese ai varchi portuali e il ciclo di scarico e ricarico dei mezzi o dei container che spesso inficiano il rispetto dei tempi di guida e di riposo e dell'orario di lavoro dei conducenti»

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