Inoltre è stato dato risalto al fatto che le Associazioni datoriali del commercio (Confcommercio e Confesercenti) della nostra provincia hanno espresso il loro assenso nei confronti del costruendo polo commerciale: un fatto «unico» in Italia, perché in qualunque altra parte del paese le Associazioni del commercio sono solite combattere aspramente gli Outlet e le altre tipologie di Centri Commerciali.
Trascurando però la posizione davvero singolare – per non dire paradossale – di Confcommercio e Confesercenti, val la pena affrontare i temi posti dai Sindacati dei lavoratori che sembrano voler tacciare di mero corporativismo la posizione di netta contrarietà al progetto ShopInn che hanno espresso tanti commercianti – a La Spezia come in tutto il Tigullio – ed i loro dipendenti, preoccupati dell'arrivo di un nuovo mega mostro commerciale nella piana di Brugnato.
Come Consorzio Spezia In Centro pensiamo sia giunto il momento di dire come la pensiamo al riguardo, sia perché rappresentiamo direttamente quasi 50 aziende giovani e di antica tradizione del commercio spezzino, sia perché siamo impegnati in un faticoso progetto di rilancio del Centro storico della nostra città. Un progetto che, dopo le diverse e felici iniziative degli scorsi mesi realizzate in collaborazione con il Comune della Spezia (Vola alla Spezia; Shopping bus; accoglienza crocieristica; ecc.), avrà la sua consacrazione a partire da metà novembre con l'operazione «Natale in Centro»: un 'operazione che, per capirne la portata, vedrà la partecipazione attiva di quasi 400 negozi nel comune impegno di valorizzare la funzione economico e sociale del nostro Centro storico.
E proprio a salvaguardia dei tanti negozi e pubblici esercizi del nostro centro urbano e del dato occupazionale da questi garantito (stimiamo almeno 700 addetti tra titolari e dipendenti), pensiamo sia giusto dire la verità sul progetto ShopInn.
I commercianti che si oppongono non intendono proteggere nè rendite di posizione nè meri interessi corporativi, ma in questa battaglia hanno voluto esprimere una protesta forte e circostanziata: il progetto dell'Outlet è infatti nato illegittimamente fuori dalla regole della pianificazione commerciale regionale.
Perché questo tema non viene affrontato pubblicamente dalle Organizzazioni Sindacali, dalle Associazioni del Commercio e dalle diverse forze politiche ed istituzionali?
Perché nessuno dei sostenitori dell'Outlet ha voluto ragionare sul fatto che tale operazione si è caratterizzata, sin dall'inizio, per essere un vero e proprio «abuso» urbanistico–commerciale e per essere l'ennesimo esempio di cementificazione all'interno di un'area delicatissima dal punto di vista idrogeologico?
Perché i Sindacati sono tanto attenti al miraggio dei 500 posti di lavoro previsti dall'Outlet e non dicono ciò che affermano statistiche e studi certificati e cioè che, con l'arrivo di un Outlet in una determinata area geografica, si perdono dai 250 ai 350 posti di lavoro nelle attività commerciali dei centri storici?
Perché infine CGIL-CISL e UIL non parlano delle ricadute negative che i vari Centri Commerciali della nostra provincia hanno provocato sull'intero sistema occupazionale del settore (che conta già oggi più di 500 addetti in CIGS)?
Pensiamo che questi siano temi molto seri e che sarebbe stato più opportuno per tutti attendere il pronunciamento del TAR il prossimo dicembre, prima di assumere una posizione di così netto e indiscriminato sostegno allo ShopInn.
Ed infine ci farebbe davvero piacere sapere cosa ne pensano di questi temi gli Amministratori comunali della Spezia, che vediamo spesso impegnati a seguire vertenze occupazionali di qualche decina di addetti (ex-Spel; Cantieri San Marco; ecc.) ma sono stati - almeno sino ad ora – freddi e troppo silenti rispetto al rischio che pende sulla testa di tanti lavoratori del commercio spezzino.