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Anche il 2020 conferma il trend: sempre meno bancari e sportelli in provincia

Report sul credito alla Spezia 

 

Il 2020 sarà ricordato nei libri di storia come l’anno della pandemia, in cui un maledetto virus chiamato Covid-19 si è diffuso in tutto il pianeta creando dolore e morte e dove l’Italia sarà una delle nazioni maggiormente colpite, ad oggi seconda solo alla Gran Bretagna in Europa per numero di decessi, che hanno ormai superato la soglia dei 100 mila.

Oltre alla straziante perdita di vite umane questo periodo storico sarà ricordato anche per la gravissima crisi dell’economia reale e del mondo del lavoro con la scomparsa nel nostro paese finora di quasi 700 mila posti di lavoro, con scenari ancora molto incerti e con ripercussioni sociali talvolta drammatiche che i governanti hanno cercato di limitare con ingenti misure di sostegno alle famiglie ed alle imprese.

In tal senso la categoria che in Italia ha permesso di concretizzare parte di queste misure, dando gambe ai vari decreti governativi, è quella dei bancari, una categoria mai menzionata da politici, istituzioni e media in questi mesi ma che, al pari di tante altre rappresenta, per legge, un servizio essenziale per la cittadinanza e che per questo motivo ha sempre visto i propri lavoratori presenti e operativi nelle agenzie, anche nei mesi più critici del confinamento, e che ha contato anch’essa purtroppo i propri morti.

Alla luce di questo scenario il settore bancario ha retto meglio, rispetto ad altri, l’impatto del Covid19 ed anche se il futuro resta ad oggi ancora incerto, con una recrudescenza di varianti del virus e con una campagna vaccinale che stenta a decollare, le conseguenze dal punto di vista lavorativo per i dipendenti bancari sono state fortunatamente molto limitate, anche se le operazioni di accorpamento di Istituti di credito e di automazione dei processi stanno continuando a depauperare il settore di occupati e di filiali. In questo contesto di costante contrazione di tutto il settore creditizio, la provincia della Spezia non fa eccezione ed anche nel 2020 fa registrare una significativa decrescita.

L'annuale monitoraggio del comparto finanziario spezzino, effettuato tramite l’Osservatorio sul Credito della FIRST/CISL zonale, rileva infatti nell’anno trascorso la diminuzione di ben 28 dipendenti bancari e la chiusura di 6 filiali.

Succursali bancarie

Nel 2020 alla Spezia sono state chiuse 6 filiali bancarie, tutte sul comune capoluogo (su 36 chiuse complessivamente in tutta la regione Liguria).

Crédit Agricole Italia, nella quale la locale Cassa di Risparmio è confluita nel luglio del 2019, è la realtà che ha contribuito maggiormente a questo saldo negativo, abbassando la saracinesca in ben 5 succursali su 16 sulla piazza della Spezia, dismettendo l’agenzia I di via Fontevivo (aperta nei primi anni del 2000), la L nel quartiere di Mazzetta (inaugurata nel dicembre del 1991), l’agenzia del Muggiano e dell’Ospedale Civile (inaugurate entrambe il 1° giugno 1978) e lo sportello all’interno dell’Arsenale Militare, aperto nell’estate del 1976 e attivo per quasi 45 anni!

L’altra chiusura nel capoluogo è da ricondurre a Banca Carige che ha dismesso la propria filiale nel quartiere della Chiappa, portando la propria presenza in città a sole 3 succursali. Pertanto solo 103 filiali bancarie rappresentano oggi l’intera realtà creditizia spezzina, il numero più basso mai raggiunto almeno dal 1995 ovvero da quando la FIRST CISL ha creato il suo Osservatorio locale sul credito.

Se si considera poi che tra le 103 succursali attualmente autorizzate da Banca d’Italia ad operare in provincia una decina di fatto non sono contabilmente autonome, bensì agiscono come semplici “satelliti” della filiale a cui fanno riferimento, sette non operano ad attività piena, ma si limitano al business in cui sono specializzate (crediti personali, private, corporate, etc) e che due sportelli, pur avendo mantenuto le autorizzazioni di Bankitalia e risultando nei suoi archivi pubblici, sono in realtà chiusi dal 2019 (la filiale di Romito di Crédit Agricole Italia e una filiale spezzina di Intesa Sanpaolo), la bancarizzazione effettiva del territorio risulta ancora più ridotta.

Dipendenti bancari ed esattoriali

I lavoratori dipendenti delle aziende bancarie in provincia sono diminuiti in un anno di 28 unità, scendendo da 836 a 808.

Allargando poi, come di consueto, il monitoraggio al settore contrattualmente affine della Riscossione Tributi, dobbiamo purtroppo rilevare l’ulteriore perdita di due posti di lavoro all’interno dell’unico concessionario rimasto in provincia all’interno di quell’area contrattuale, l’Agenzia delle entrate-Riscossione, dove negli ultimi dodici mesi si sono registrati un pensionamento ed un trasferimento che hanno portato l’organico a 32 occupati, numero destinato inesorabilmente a scendere se, come sta accadendo ormai da 10 anni, l’azienda non darà corso ad un piano di nuove assunzioni.

Nel corso del 2020 si è finalmente chiusa con esito positivo la vicenda del ricorso che la Dirpubblica (sindacato dei dirigenti dell’Agenzia delle Entrate) aveva promosso nel 2017 affermando la illegittimità costituzionale del passaggio dei dipendenti da Equitalia SpA ad Agenzia delle entrateRiscossione senza soluzione di continuità, ossia senza effettuare un concorso pubblico e mettendo in discussione la stessa validità della trasformazione di Equitalia in Ente pubblico. Il Consiglio di Stato ha rigettato definitivamente il ricorso ribadendo la carenza di legittimazione attiva e di interesse ad agire. Il numero globale dei lavoratori del settore “finanziario” è sceso pertanto a 840, dato che rappresenta come negli ultimi 20 anni nella provincia spezzina si siano dispersi ben 400 occupati (erano 1239 nel 2001).

Questo dato, che per il settimo anno consecutivo resta ben sotto il livello del migliaio, è anche un chiaro indicatore delle difficoltà in cui versa la nostra economia ed il nostro contesto lavorativo in provincia. Esaminando i dati disaggregati per singole aziende, si osserva che cinque banche hanno incrementato il proprio personale. Si rileva infatti l’aumento di quattro addetti in Banca Carige ed in Credem e di una risorsa a testa in Popolare di Sondrio, Che banca! e Deutsche Bank. In altri otto istituti di credito si è invece verificata una diminuzione: due dipendenti in meno per Banco BPM, Unicredit e nella BCC Versilia Lunigiana Garfagnana (BVLG), 4 in BNL, 5 in UBI Banca, Intesa Sanpaolo e Monte Paschi e addirittura 13 in Crédit Agricole Italia.

Così come per la chiusura delle filiali, è l’istituto transalpino ad avere l’impatto maggiore sul calo dei bancari in provincia nel corso del 2020 (13 su 28). Sono purtroppo gli effetti della incorporazione della locale Cassa di Risparmio della Spezia nella ex Cariparma, ora denominata appunto Crédit Agricole Italia, che si fanno sentire maggiormente tra gli occupati negli uffici della Sede di Piazza Beverini, già drasticamente calati e destinati inevitabilmente ad “estinguersi” nel giro di pochi anni alla luce della totale mancanza di turn-over.

In questo senso la FIRST CISL, assieme agli altri sindacati aziendali, si è fatta promotrice di iniziative volte a sensibilizzare l’azienda affinché collochi alla Spezia la sede di un centro servizi/polo specialistico che possa garantire anche nel futuro opportunità lavorative e prospettive per i giovani del nostro territorio, al pari di quanto fatto con altre città sedi di banche poi acquisite dalla capogruppo. A fine 2020 si è svolto anche un incontro su questo tema, che ha visto il coinvolgimento anche dei Sindacati confederali locali, col Sindaco della Spezia Pierluigi Peracchini e col Presidente della Fondazione Carispezia Andrea Corradino, azionista di minoranza di CA Italia, che però al momento non ha sortito alcun effetto.

Rispetto alla fotografia di inizio 2019 il numero di occupati di Crédit Agricole in provincia è sceso già di circa 50 unità. Le tre restanti aziende bancarie presenti in provincia, BPER, Banco di Sardegna e Banca Passadore, non hanno infine evidenziato alcuna variazione di organico.

Gruppi bancari

Un anno, contrassegnato alla Spezia da un ulteriore restringimento dei livelli occupazionali e del numero degli sportelli, si è comprensibilmente riverberato con segno negativo anche nei riguardi dei Gruppi bancari.

Il raffronto degli organici locali dei Gruppi bancari nell’arco di un anno segnala ben 8 situazioni negative, 5 condizioni positive e 3 invariate. Non si evidenziano d’altro canto cambiamenti notevoli nella graduatoria provinciale dei Gruppi bancari presenti, quanto meno nella parte alta della classifica. Crédit Agricole, nonostante il significativo calo, conserva infatti saldamente il proprio primato, seguito da Banca CARIGE che mantiene stabilmente il secondo posto, ancora almeno per quest’anno. Infatti l’ormai prossima acquisizione di UBI Banca da parte di Intesa Sanpaolo dovrebbe teoricamente portare il prossimo anno la principale banca italiana a diventare la seconda realtà per dipendenti della provincia.

Bancarizzazione della Provincia

La provincia della Spezia, composta da 32 comuni, annoverava 217.418 residenti a dicembre 2019. Alla stessa data, la più recente disponibile sul sito ISTAT, 59.641.488 era il totale della popolazione residente nei 7.903 comuni italiani. Se si rapportano i numeri succitati con le 23.780 succursali bancarie che al 31 gennaio 2021 risultavano autorizzate ad operare in Italia, si evidenzia come la bancarizzazione spezzina superi ancora la media nazionale. Abbiamo infatti nella nostra provincia quasi una agenzia ogni duemila spezzini, cioè un indice di 0,47 sportelli ogni mille abitanti, mentre in Italia questo valore è 0,40. La conferma si ha anche nel numero medio di sportelli per comune (3,22), che alla Spezia, nonostante tutto, continua ad essere migliore del dato nazionale (3).

È interessante notare come la bancarizzazione spezzina si presenti assai diversificata sul territorio, sia analizzandola per singolo comune che aggregandola per bacino socio/economico. Il dato più eclatante è che ben otto comuni, 7 nella Val di Vara ed uno nella Riviera, risultano del tutto sprovvisti di filiali bancarie. Si presenta poi assai disomogenea la distribuzione degli sportelli nei restanti 24 comuni.

Con un indice di 2,58 filiali ogni mille residenti Vernazza, gioiello delle Cinque Terre, supera di gran lunga Castelnuovo Magra che, pur vantando una buona economia agricolo/artigianale, risulta però fanalino di coda in questa classifica con 0,12 sportelli ogni 1000 residenti. Anche nel riepilogo per distretti si nota come le aziende bancarie abbiano privilegiato l’investimento nelle località turistiche della Riviera. Questa zona, infatti, con un indice di bancarizzazione dello 0,99 possiede in pratica uno sportello ogni mille abitanti, oltre il doppio rispetto allo 0,41 della Val di Magra, nonostante essa comprenda il più forte comprensorio produttivo della intera provincia.

La Val di Vara (0,47) e il comune della Spezia (0,44) mostrano infine indici superiori al valore nazionale, sebbene nel capoluogo sia calato di quasi un decimo di punto in un solo anno (a causa delle 6 chiusure avvenute nel 2020).

Scenario futuro

Per il sistema creditizio italiano anche il 2021 si appresta ad essere un anno di grande fermento: la crisi pandemica ha senz’altro costretto le banche a rivedere i propri piani industriali con accantonamenti notevoli nei bilanci per mettersi al riparo da possibili sofferenze future, scenario che potrebbe dare ulteriore impulso a piani di razionalizzazione e accorpamenti di istituti bancari. In tal senso l’operazione dal maggior impatto riguarderà l’ormai imminente incorporazione di UBI Banca da parte di Intesa Sanpaolo prevista in aprile e alla quale è collegato un piano di pensionamenti e prepensionamenti che coinvolgerà 5000 bancari in tutto il paese, a fronte di 2500 assunzioni.

L’operazione vede il coinvolgimento, imposto dall’Antitrust, di BPER a cui passeranno oltre 600 filiali di UBI, nessuna nella provincia spezzina. Il “matrimonio” tra ISP e UBI avrà tuttavia come impatto la chiusura di una delle agenzie più antiche e storicamente più rilevanti della città della Spezia, la filiali UBI di via Fiume, aperta quasi un secolo fa dalla Banca Naef Ferrazzi e Longhi, piccola banca privata locale fondata nel 1926 con sede al civico 1 di via Gramsci e con agenzie in piazza Verdi e, appunto, quella nel quartiere di Fossitermi, la cui fusione assieme ad un’altra decina di piccoli istituti, diede vita nel 1967 all’Istituto Bancario Italiano (IBI).

Da allora la filiale di Fossitermi è stata interessata da molti altri cambi di insegna, sino all’ultima di UBI che sarà smantellata nelle prossime settimane. Anche per Banco BPM sarà un 2021 all’insegna della “razionalizzazione”: a fine anno è stato firmato un accordo per l’utilizzo del Fondo di Solidarietà di settore che permetterà 1500 uscite volontarie anticipate (con annesso piano di assunzioni, una ogni due uscite). Inoltre l’azienda milanese ha presentato un piano di chiusure di sportelli, 300 in tutta Italia e che impatterà anche nella nostra provincia: infatti entro giugno dovrebbero addirittura essere chiuse 4 delle 11 filiali del Banco BPM presenti in provincia.

Per quanto riguarda le sorti di Carige i mesi a venire dovrebbero essere determinanti per capire quale sarà il futuro del principale istituto di credito della Liguria: Cassa Centrale Banca di Trento (uno dei tre Gruppi costituiti in Italia che riuniscono le banche di credito cooperativo), secondo azionista di Carige con poco più dell’8% del capitale sociale ha in mano un’opzione che può esercitare entro fine 2021 per acquisire il pacchetto azionario del Fondo Interbancario di Tutela dei Depositi pari all’80% del capitale sociale e che deve essere smobilizzato in quanto FITD statutariamente non può essere socio stabile.

Quello di Cassa Centrale Banca sembra essere ad oggi l’unico scenario precorribile per Carige, con il Gruppo trentino che tenterà probabilmente, a causa della pandemia e dei correlati effetti sui bilanci delle banche, di spuntare un valore di acquisto più vantaggioso. In alternativa, se l’aggregazione con CCB non dovesse realizzarsi, sarebbe comunque necessario per la banca genovese guardare ad un altro partner di rilievo in quanto permangono forti dubbi sulla possibilità di perseguire una strategia “stand alone”.

Il risiko bancario non si fermerà qui e andrà ancora avanti per molto: Crédit Agricole Italia, che ha lanciato un’OPA sul Creval, riuscirà ad acquisire anche l’istituto valtellinese (non presente comunque sulla provincia spezzina, così come in tutta la Liguria) aumentando la propria presenza nel nostro paese?

Quale futuro per la banca più antica del mondo MPS? A quali altri accorpamenti bancari assisteremo? Ce lo sapremo dire, forse, nel Report del prossimo anno…

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