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"Il porto rischia di perdere la sua centralità, deve ritrovare la spinta degli anni 90" In evidenza

Il presidente di Confetra Liguria Alessandro Laghezza lancia l'allarme.

A metà degli anni 90 il porto della Spezia era il primo porto del Mediterraneo per movimentazione container e rappresentava, grazie all’efficiente collaborazione fra pubblico e privato, il modello di sviluppo della portualità Italiana.

Da allora numerosi primati si sono succeduti, dai record di efficienza per metro quadro a quelli relativi alla percentuale di traffico intermodale, ma il piano regolatore portuale, che doveva prevedere lo sviluppo in banchine e infrastrutture non è stato mai completato così come si sono interrotti gli investimenti sul fondamentale asse ferroviario Tirreno/Brennero, che connette il porto con il proprio hinterland naturale.

Nell’attuale scenario di importante rilancio di scali storici quali Genova/Savona, Livorno e Trieste, il porto della Spezia rischia di perdere la propria centralità nel sistema logistico nazionale, a favore di porti che godono di investimenti molto importanti e di una ben maggiore visibilità e attenzione politica.

A far scattare l’allarme, rivolgendosi direttamente al Governo, ma anche al neoconfermato governatore della Liguria Giovanni Toti, è Alessandro Laghezza, presidente di Confetra Liguria, secondo il quale il porto della Spezia si trova oggi a un vero e proprio punto di svolta.

Da un lato, la necessità di un immediato sblocco degli investimenti sulle banchine e dei dragaggi, nonché del potenziamento di un’infrastruttura strategica quale la ferrovia Pontremolese, dall’altro la necessità di disporre al più presto di una guida salda e autorevole ai vertici dell’Autorità di Sistema Portuale, nel segno della continuità e del necessario sviluppo. Questa esigenza si inserisce in una fase politica ed economica fondamentale, che vedrà nel corretto impiego delle risorse del recovery fund l’elemento centrale per il rilancio del sistema Italia ed in particolare del sistema infrastrutturale e logistico, che può diventare elemento trainante per la crescita del Paese.

“Non possiamo neppure pensare – sottolinea Laghezza – che sia sufficiente in questo momento gestire l’ordinaria amministrazione; oggi il porto della Spezia deve ritrovare la spinta, unica ed eccezionale, degli anni novanta e riconfigurarsi come centrale nel sistema portuale e logistico del Paese, avviando immediatamente quegli investimenti pubblici e privati da troppo tempo fermi al palo ed indispensabili per garantirne la competitività nel medio lungo termine”.

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