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Rifugi antiviolenza in Liguria tornano ad operare regolarmente

Le donne possono contare su un regime di assistenza pienamente operativo.

Il periodo del lockdown ha rappresentato un momento di enorme difficoltà per tutte le donne che sono costrette a vivere ogni giorno lottando con situazioni di violenza domestica fisica e psicologica.

Purtroppo, esattamente come moltissimi altri servizi pubblici e privati, anche i centri antiviolenza sono stati chiusi per diverse settimane in tutta Italia. L’erogazione del servizio non è stata comunque interrotta: gli operatori si sono impegnati a trovare modalità differenti dal solito per riuscire a prestare soccorso e sostegno psicologico a quelle donne che si trovano in situazione di concreto pericolo.

C’è da tener presente che spesso le donne vittime di violenza godono di pochissima libertà, dal momento che anche i loro telefoni sono strettamente controllati dai loro aguzzini. In questi casi la collaborazione dei bambini può rivelarsi fondamentale per mettere le donne in pericolo in contatto con le forze dell’ordine: un semplice cellulare per bambini attraverso cui i più piccoli possano mettersi in contatto con i numeri antiviolenza quando la madre è impossibilitata a farlo, può essere un efficace strumento di prevenzione della violenza familiare.

Anche in Liguria, come ha spiegato l’assessore Ilaria Calvo, tutti gli operatori dei centri antiviolenza hanno continuato a fornire da remoto servizi di ascolto, sostegno psicologico, informazioni e consulenza legali a tutte le donne che ne hanno fatto richiesta. L’acquisizione di nuovi strumenti e la formazione degli operatori è stata sostenuta anche dall Costa Crociere Foundation, che ha fatto ingenti donazioni economiche a sostegno dei centri antiviolenza.
Nel periodo del lockdown il Governo ha messo a disposizione delle donne vittime di violenza un numero unico a cui rivolgersi per segnalare la propria situazione ed eventualmente chiedere aiuto: il 1522 che però, purtroppo, è stato al centro di alcune strumentalizzazioni da parte di esponenti di spicco di alcune forze politiche.

Inoltre, è stata realizzata e attivata una app in grado di mettere le vittime di violenza direttamente in contatto con le forze dell’ordine anche attraverso un sistema di geolocalizzazione: si chiama YouPol ed è scaricabile sia su sistemi operativi Android sia su sistemi iOS.

La necessità di mantenere attivi i servizi antiviolenza nel periodo del lockdown è stata confermata anche dai dati raccolti dalle varie regioni: il numero di donne che si è rivolto ai centri antiviolenza per la prima volta durante la quarantena è molto elevato: 250 nella sola Liguria. Un triste trend al rialzo che fu in buona parte atteso da tutti gli operatori che vivono quotidianamente la piaga della violenza familiare e non solo, in quanto la costante incertezza dell’evolversi della situazione sul piano sanitario, su quello economico ed occupazionale avrebbe certamente portato ad un inasprimento dei comportamenti deplorevoli da parte di tutti quei soggetti che presentano una propensione in questo senso.

Terminato il periodo di chiusura obbligatoria ed effettuate tutte le sanificazioni necessarie a riaprire in sicurezza, fortunatamente anche i rifugi antiviolenza in Liguria sono tornati pienamente operativi e offrono oggi l’intera gamma dei loro servizi. Si tratta di strutture a indirizzo segreto dove le donne in fuga da mariti o famiglie violente possono trovare accoglienza e sostegno.

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