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Confartigianato chiede di investire in opere pubbliche per salvare il territorio italiano In evidenza

L'Italia è agli ultimi posti in Europa per quota di investimenti pubblici sul PIL.

 

“Il maltempo di questi giorni – dichiara il Presidente di Confartigianato, Paolo Figoli - mostra in tutta la sua drammaticità la fragilità e il dissesto idrogeologico del territorio italiano. La Confartigianato della Spezia ribadisce l’urgenza di investire in infrastrutture e in opere pubbliche per prevenire i danni da frane e alluvioni. Gravi le carenze su questi fronti: l’Italia è agli ultimi posti in Europa per quota di investimenti pubblici sul Pil che, negli ultimi 5 anni, sono calati del 21%, e, con la Legge di bilancio, nel 2020 le risorse per investimenti si riducono di oltre 1 miliardo”.

Secondo una rilevazione dell’Ufficio studi di Confartigianato il crollo della campata del viadotto dell’autostrada A6, Torino-Savona con la chiusura della A6 Torino-Savona penalizza il movimento di persone e merci tra Piemonte e Liguria ha un impatto molto forte: sui 131 km di lunghezza dell’Autostrada dei Fiori nel 2018 si è registrato un traffico di 764,7 milioni di veicoli-km di veicoli leggeri e 170,4 milioni di veicoli-km di veicoli pesanti. L’analisi dei dati Istat relativi al traffico gestito da autoveicoli di portata non inferiore a 35 quintali immatricolati in Italia evidenzia che in un anno tra Piemonte e Liguria, in entrambe le direzioni, vengono trasportate su strada 9,1 milioni di tonnellate di merci.

Gli eventi atmosferici estremi connessi con le mutazioni del clima influiscono sul dissesto idrogeologico dell’Italia. Come evidenziato in nostre precedenti analisi il 7,9% del territorio nazionale è interessato da frane e il 12,5% è costituito da aree a pericolosità idraulica medio-alta in cui vivono 8,2 milioni di abitanti, il 13,9% della popolazione.

“È necessario – prosegue Figoli - realizzare investimenti di salvaguardia del territorio finalizzati alla prevenzione dei danni da frane e alluvioni. Su questo fronte va segnalato che nel confronto internazionale l’Italia presenta un ritardo negli investimenti pubblici che, secondo le ultime stime della Commissione europea, nel 2019 valgono il 2,2% del PIL, ben 0,8 punti in meno della media UE del 3,0%. Nell’arco di cinque anni (2013-2018) gli investimenti pubblici in costruzioni sono scesi del 21,1%, con un calo più marcato (-31,1%) per le Amministrazioni locali, le quali gestiscono quasi i due terzi (61,6%) di questa tipologia di investimenti. Un segnale positivo arriva dalla spesa per investimenti dei Comuni che nei primi nove mesi del 2019 è in aumento del 17,1%, consolidando l’andamento rilevato nel primo trimestre dell’anno”.

Purtroppo la manovra di bilancio all’esame del Parlamento non destina risorse adeguate all’accumulazione di capitale pubblico: nel 2020 le risorse per investimenti si riducono di oltre 1,1 miliardi di euro; si registra un incremento di questa posta del bilancio pubblico solo dal 2021 e 2022, rispettivamente per 0,9 e 2,7 miliardi di euro. Si conferma il tratto caratteristico della politica fiscale italiana che, nel breve periodo, penalizza la spesa in conto capitale e, in particolare, la spesa per investimenti, con ricadute negative sui processi di crescita: la spesa per investimenti, infatti, come ben evidenziato dall’analisi di Banca d’Italia è caratterizzata da un più elevato moltiplicatore.

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