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Quando il porto spezzino era il primo del Mediterraneo: oggi il retroporto è vitale In evidenza

Passato e futuro dello scalo spezzino, tra difficoltà e opportunità. Nell’area di Santo Stefano si svolgono i processi logistici fondamentali.

Il 20% dell’import/export italiano via mare passa dal porto della Spezia. Numeri significativi, ricordati questa mattina nell’incontro moderato da Anna Pucci, caposervizio della Nazione alla Spezia, durante la seconda e ultima giornata di Bilog, l’iniziativa di approfondimento su logistica e trasporto merci promossa dall’Autorità di sistema portuale a SpeziaExpò.

Presenti all’incontro il presidente della sezione logistica di Confindustria Alessandro Laghezza, il presidente dell’Associazione Agenti Marittimi Giorgio Bucchioni, il presidente dell’Associazione Spedizionieri Andrea Fontana, il direttore della Scuola nazionale trasporti Genziana Giacomelli, il direttore dell’Agenzia delle dogane Giuseppe Cassone, la presidente dell’Autorità portuale Carla Roncallo e il sindaco di Santo Stefano Paola Sisti.

575 mila mq di aree, 5 km di banchine, 17 km di binari, 363 giorni all’anno di operatività e oltre il 30% di trasporto intermodale: queste le caratteristiche del porto spezzino, che rappresenta il 14% del volume di container movimentati complessivamente nei porti italiani.

“Spezia è sempre stata considerata un modello di efficienza – ha ricordato stamani Alessandro Laghezza – Negli anni ’80-’90 abbiamo acquisito posizioni di forza rispetto ad altri scali in situazione di difficoltà. Certo, il nostro è un porto di piccole dimensioni, ma ha dovuto fare di questa sua piccola dimensione il suo punto di forza”.

Tanto che nel ranking dei porti italiani per traffico di container Spezia è seconda soltanto a Genova, anche se a metà degli anni ’90 era in testa sia alla classifica italiana che a quella del Mar Mediterraneo.

Fondamentale, per il raggiungimento (e il mantenimento) dei numeri attuali, è il “polmone” costituito dall’area retroportuale di Santo Stefano di Magra: 1 milione di mq di superficie complessiva, 300 mila mq di terminal intermodale e 100 mila mq di magazzini coperti a uso logistico, distanti circa 8 km dalle banchine portuali. In quest’area, collegata al porto con il corridoio Uirnet e binari dedicati, si svolgono i processi logistici “ad alto valore aggiunto”: stoccaggio e riparazione dei container, centro unico di controllo e autoparco/centro servizi per i trasportatori. Un sistema, come ha ricordato il direttore dell’Agenzia delle dogane Giuseppe Cassone, che ha tratto grande vantaggio dalla semplificazione delle procedure doganali, nello specifico attraverso l’implementazione delle nuove tecnologie.

“Le amministrazioni comunali di Santo Stefano pensarono molto prima degli imprenditori che quella piana potesse essere utile al porto – ha ricordato il primo cittadino di Santo Stefano Paola Sisti – Vogliamo realizzare un vero e proprio interporto: sento che c’è una rinnovata fase di rispetto verso questo territorio. Cercheremo di fare in modo che i cittadini di Santo Stefano non vedano più nel retroporto un problema ma un’opportunità”.

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