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Le donne calicesi ci insegnano ad essere "Partigiani di umanità" In evidenza

“Sebben che siamo donne" è stato presentato nel borgo della Val di Vara.

 

Il libro di Giorgio Pagano e Maria Cristina Mirabello “Sebben che siamo donne. Resistenza al femminile in IV Zona Operativa, tra La Spezia e Lunigiana” (edizioni Cinque Terre), ha fatto tappa anche a Calice al Cornoviglio, nell’ambito della Festa del Castagno.

Dopo l’introduzione dell’assessore alla cultura Stefano Franceschini, Giorgio Pagano si è soffermato sul ruolo delle partigiane in armi e delle staffette, e soprattutto delle donne contadine curatrici e sostenitrici dei partigiani, il cui ruolo fu decisivo anche nel Calicese. L’autore ha ricordato Elvira Pesalovo, sorella del comandante Daniele Bucchioni, delle altre sorelle Adalgisa e Armida e della madre Albina, delle donne della famiglia Fraboschi ai Casoni, delle maestre di Calice zona libera partigiana fin dal giugno 1944, e di tante altre donne “coraggiose, decise e ospitali”, “senza le quali la Resistenza ai monti non ce l’avrebbe mai fatta”.

Bucchioni, ha aggiunto Pagano, ricorda nel libro che, nel rastrellamento dell’ottobre 1944, “le ragazze raggiunsero i partigiani anche nelle postazioni più avanzate, incuranti del grandinare dei proiettili, per distribuire a ciascuno una ciotola di minestra, pane e vino”, e che “questo gesto di solidarietà commosse i partigiani e ne aumentò lo spirito combattivo”. L’omaggio finale è andato a Rina Rebecchi, contadina e pastorella che aiutò e sostenne i parenti tutti partigiani, che proprio quel giorno ha compiuto 88 anni.

Questa la conclusione:
“La cultura oggi egemone nega il principio di umanità. E’ un nuovo egoismo che sgretola le culture dell’umanesimo: la solidarietà cristiana, la fraternità socialista, il buon senso compassionevole del liberalismo. Bisogna tornare a essere ‘partigiani di umanità’: questa è la lezione perenne delle donne calicesi, donne semplici che seppero superare ogni egoismo, riconoscere la sofferenza degli altri e farsene carico. La loro lezione ci dice che le radici dell’umanesimo, nonostante tutto, sono forti e si possono recuperare”.

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