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Tullio Solenghi al Castello di Ameglia con "Decameron, un racconto italiano in tempo di peste" In evidenza

Sabato 23 Giugno, ingresso gratuito. Poi a luglio ci sarà un altro appuntamento con il Teatro Pubblico Ligure.

Teatro Pubblico Ligure torna per il secondo anno consecutivo ad Ameglia con due spettacoli, proposti nell’ambito del progetto progetto STAR – Sistema Teatri Romani Antichi, ideato da Teatro Pubblico Ligure e nato in accordo con i Poli Museali Italiani, le Regioni ed il Ministero dei Beni Culturali al fine di promuovere il patrimonio archeologico che si affaccia sul Mediterraneo attraverso spettacoli ed eventi. Il proposito di Sergio Maifredi, direttore artistico di Teatro Pubblico Ligure, è valorizzare siti come il Castello di Ameglia e la necropoli preromana di Cafaggio attraverso il teatro, proponendo al pubblico un’esperienza in cui passato e presente sono uniti da un ideale ponte culturale.

Nei due siti di Ameglia vanno in scena due spettacoli dell’ampio ciclo di letture pubbliche ideato e diretto da Sergio Maifredi, inteso come un rito civile in cui la comunità si riconosce nei testi fondanti della cultura occidentale, affidati a moderni cantori che li riportano in vita in luoghi suggestivi, primi testimoni del passato cui tutti apparteniamo. Il 23 giugno nel Castello di Ameglia Tullio Solenghi è interprete di Decameron un racconto italiano in tempo di peste. Lo spettacolo, patrocinato dall’Ente Nazionale Boccaccio, è diretto da Sergio Maifredi, che lo ha ideato in collaborazione con Gian Luca Favello e con la consulenza letteraria di Maurizio Fiorilla. Domenica 15 luglio alla Necropoli preromana di Cafaggio Maddalena Crippa ripercorre i sentimenti e la passione di Didone (libro IV) in Eneide un racconto mediterraneo. Alle ore 20,15 è possibile seguire una visita guidata al sito con gli archeologi di VaraMagra. L’ingresso è libero fino a esaurimento posti (si consigliano scarpe e abbigliamento comodi). L’iniziativa, promossa da Teatro Pubblico Ligure fa parte del circuito STAR - Sistema Teatri Romani Antichi, è sostenuta da Regione Liguria – Assessorato alla Cultura e Comune di Ameglia.
Disponibili navette gratuite per raggiungere il centro storico in partenza dal bivio di Ameglia (Località Cafaggio, davanti al Bar Mirò), a partire dalle 20 e in funzione fino a fine spettacolo.

Teatro Pubblico Ligure, da dieci anni, dedica un lavoro specifico al racconto, inteso come rito civile della lettura pubblica.
Il progetto, oltre al Decameron di Boccaccio, comprende Iliade, Odissea, Eneide e un percorso specifico ispirato a Italo Calvino, le cui Città invisibili sono poi state sviluppate in Atlante del Gran Kan, scritto da Gian Luca Favetto e Sergio Maifredi per dare voce ai cittadini e alle loro storie.

Ulteriori informazioni su www.teatropubblicoligure.it

 

SCHEDE SPETTACOLI

SABATO 23 GIUGNO – Ore 21
Ameglia – Castello (piazza Sforza 1)
Ingresso libero
TULLIO SOLENGHI
DECAMERON UN RACCONTO ITALIANO IN TEMPO DI PESTE
Progetto e regia di Sergio Maifredi
Produzione Teatro Pubblico Ligure

Tullio Solenghi restituisce la lingua originale di Giovanni Boccaccio rendendola accessibile e comprensibile come fosse la lingua di un testo contemporaneo.
Uno spettacolo divertente e colto davvero per tutti.
Tullio Solenghi affronta la lettura interpretata di sei tra le più note novelle:
• CHICHIBIO E LA GRU
• PERONELLA
• FEDERIGO DEGLI ALBERIGHI
• MASETTO DI LAMPORECCHIO
• MADONNA FILIPPA
• ALIBECH
“Il nostro lavoro – dichiara Maifredi - non è stato attualizzare Boccaccio, ma conservarne e curarne il suo essere contemporaneo. Quindi: non trasferirlo nel nostro tempo, ma mantenerlo contemporaneo a noi. L’essere contemporaneo ha bisogno della giusta distanza. Boccaccio ha il merito di aver elaborato il primo grande progetto narrativo della letteratura occidentale, inserendo i cento racconti in un libro organico capace di rappresentare, la varietà e complessità del mondo. A tutti è concessa una storia, dai re agli operai”.

 

DOMENICA 15 LUGLIO – Ore 21
Ameglia – Necropoli romana
Ingresso libero
MADDALENA CRIPPA
ENEIDE UN RACCONTO MEDITERRANEO
Progetto e regia di Sergio Maifredi
Produzione Teatro Pubblico Ligure

Didone, regina di Cartagine, si rivolge alla sorella Anna, ammettendo i sentimenti per Enea, che ha riacceso l'antica fiamma d'amore, il solo per cui violerebbe la promessa di fedeltà eterna fatta sulla tomba del marito Sicheo. Anna riesce a persuaderla: la sorella è infatti sola e ancora giovane, non ha prole ed ha troppi nemici intorno. Didone allora immola una giovenca al tempio e riconduce Enea nelle mura. È notte. Giunone allora propone a Venere di combinare tra i due giovani il matrimonio. Venere, che intuisce il disegno di sviare Enea dall'Italia, accetta, pur facendo presente a Giunone la probabile avversità del Fato.
L'indomani stesso, Didone ed Enea partono a caccia ma una tempesta li travolge: si rifugiano così in una spelonca, consacrando il rito imeneo.
La Fama, mostro alato, avverte del connubio Iarba, pretendente respinto di Didone e re dei Getuli, che invoca Giove. Il padre degli dei invia il suo messaggero Mercurio a ricordare a Enea la fama e la gloria che attendono la sua discendenza. Enea allora chiama i suoi compagni, arma la flotta e si appresta a partire. Ma Didone, già informata dalla Fama, corre infuriata da Enea, biasimandolo di aver cercato di ingannarla e ricordandogli del loro amore e della benevolenza con cui l'aveva accolto, rinfacciandogli poi di non avere neppure coronato il loro sentimento con un figlio. Enea, pur riconoscendole i meriti, spiega che non può rimanere, perché è obbligato e continuamente sollecitato dagli dei e dall'ombra del defunto padre Anchise a cercare l'Italia. Ritornato alla flotta, rimane impassibile alla rinnovata richiesta di trattenersi e alle maledizioni di Didone, che è perseguitata dal dolore con continue visioni maligne.
Così, nella notte, mentre la regina escogita il modo e il momento del suicidio per porre fine a tanti affanni, Enea, avvertito in sonno, fugge immediatamente da quella terra. All'aurora, con la vista del porto vuoto, Didone invoca gli dei contro Enea, maledicendolo e augurandogli sventure, persecuzioni e guerra eterna tra i loro popoli. Giunta sulla pira funeraria, si trafigge con la spada di Enea, mentre le ancelle e la sorella invocano disperate il suo nome.
Giunone poi invia Iride a sciogliere la regina dal suo corpo e a recidere il capello biondo della sua vita. Voltandosi indietro dal ponte della sua nave, Enea vede il fumo della pira di Didone e ne comprende chiaramente il significato: tuttavia il richiamo del destino è più forte e la flotta troiana fa vela verso l'Italia.

 

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