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"Sebben che siamo donne": a Sarzana la storia di Adele Nerina Montepagani e delle altre partigiane locali In evidenza

Giorgio Pagano e Maria Cristina Mirabello hanno presentato il proprio libro.

 

Il libro di Giorgio Pagano e Maria Cristina Mirabello “Sebben che siamo donne. Resistenza al femminile in IV Zona Operativa, tra La Spezia e Lunigiana” (edizioni Cinque Terre) è stato presentato con successo anche a Sarzana in piazza Luni, nell’ambito dell’iniziativa "I libri per strada - Le strade per il libro".

L’assessore Nicola Caprioni ha fatto riferimento al “pesce senz’acqua”: nel caso della Resistenza “l’acqua c’era, era costituita dal sostegno popolare, delle donne in primis, ai partigiani”. Denise Murgia, Vicepresidente della Sezione Anpi di Sarzana, ha parlato di “Sebben che siamo donne” come di “un libro che ci commuove, ci fa riflettere e ci aiuta a non sentirci scoraggiati” perché “ci racconta di donne semplici, senza formazione politica, capaci di assumersi la responsabilità della scelta giusta”.

Per Bianca Lena, studiosa della Resistenza al femminile, “il libro ci fa vivere gli anni più difficili della nostra storia attraverso la voce di tante donne che fino a pochi anni fa, nel quadro della Lotta di Liberazione, erano state considerate se non irrilevanti, quasi costrette, da un compagno, un fratello o un padre ‘ai monti’, ad impegnarsi in attività di supporto alla Resistenza”. Poche, infatti, erano, anche a livello nazionale, le donne riconosciute come artefici, al pari dei partigiani, della Liberazione del paese dal nazifascismo.
“L’ideologia fascista -ha proseguito- voleva forgiare le donne secondo una visione gerarchica tra i sessi, cercando d’inculcare nell’animo femminile un modello medio di donna sottomessa all’uomo, regina del focolare domestico, prolifica e pronta a ‘perdonare’ i tradimenti del marito, il capofamiglia a cui bisognava ubbidire. Ma questo libro ci dimostra che molte donne non gradirono questa imposizione, donne che, durante la Lotta di Liberazione, hanno finalmente potuto esprimere autonomamente la loro ricchezza interiore, la loro solidarietà verso i partigiani, l’intelligenza, l’astuzia e il coraggio nel distrarre il nemico in cerca di partigiani nascosti nelle case o nei fienili, offrendogli del cibo cucinato all’istante, inventandosi la presenza di familiari affetti da malattie contagiose o usando altri stratagemmi. Le donne della Resistenza hanno anche fatto parte di Brigate partigiane ed hanno combattuto spesso come gli uomini”.
Bianca Lena ha inoltre evidenziato “l’accurato lavoro di approfondimento e di riflessione sul ruolo delle donne della Resistenza della IV zona operativa, attraverso i dati ufficiali reperiti nell’Archivio dell’Istituto spezzino per la Storia della Resistenza e dell’Età Contemporanea e in altre fonti di sicura attendibilità... la bellezza delle fotografie, la bibliografia ricca di testi che possono interessare il lettore per un ulteriore approfondimento sulla Resistenza, l’utilissima cronologia degli avvenimenti storici accaduti nel periodo di tempo che va dal luglio 1943 all’aprile 1945”.

La Lena ha poi intervistato gli autori. Giorgio Pagano e Maria Cristina Mirabello, nelle loro risposte, hanno reso protagoniste le partigiane e le resistenti sarzanesi, citando le loro testimonianze: Anna Maria Vignolini “Valeria” e Rina Gennaro “Anna”, staffette e dirigenti dei Gruppi di Difesa della Donna, Amalia-Lydia Lalli “Kira”, partigiana in armi della Brigata “Muccini”, uccisa dai nazifascisti il 2 aprile 1945, le donne operaie che parteciparono allo sciopero del 1944 nelle fabbriche spezzine e le donne contadine delle campagne della val di Magra, che curarono e sostennero i partigiani nel terribile rastrellamento del 29 novembre 1944.

I presenti hanno tributato un caloroso omaggio a Adele Nerina Montepagani, sarzanese, che fu staffetta in Veneto. Giorgio Pagano ha letto brani della sua testimonianza sugli anni giovanili trascorsi a Sarzana, dal 1937 al 1942, e sui suoi rapporti con il gruppo dirigente clandestino del Pci. Nerina, ha detto Pagano, “è uno dei simboli dell’antifascismo esistenziale e spontaneo di una generazione di ragazze che irrompe sulla scena perché non può più sopportare le guerre e le ingiustizie”.

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