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L'entusiasmo un po' incosciente delle staffette partigiane In evidenza

E' stato raccontato al Fezzano nell'ambito della presentazione di "Sebben che siamo donne".

 

Prosegue il giro di presentazioni del libro di Giorgio Pagano e Maria Cristina Mirabello “Sebben che siamo donne. Resistenza al femminile in IV Zona Operativa, tra La Spezia e Lunigiana”, ovunque con grande interesse e partecipazione. Anche al Fezzano, dove i libro è stato presentato per iniziativa delle Sezioni Anpi del Ponente e di Porto Venere.

Sandro Centi, del Comitato Provinciale dell’Anpi, ha sottolineato che dai 32 ritratti di donne partigiane contenuti nel libro emerge “una spinta straordinaria delle donne”, e che le testimonianze delle contadine evidenziano che quello delle donne “non fu un semplice contributo ma un apporto decisivo alla vittoria dei partigiani, che senza il loro sostegno non ce l’avrebbero mai fatta”.

Carla Ferro, staffetta partigiana nel genovesato, ha raccontato la sua storia: “lo feci per incoscienza, per amore della libertà”. Il giornalista Alberto Vignali ha raccontato le storie di due donne delle Grazie, Ester Pegazzano, uccisa in un bombardamento, e Mariuccia Cantoni, che -come si seppe solo molti anni dopo- fece la staffetta dalle Grazie a Spezia, approfittando del fatto che doveva recarsi in città per lavoro.

Giorgio Pagano si è richiamato alla testimonianza di Carla Ferro per citare quelle di Vega Gori e Anna Maria Vignolini, impegnate come dattilografe e staffette: anche in loro, ha detto, “c’è un antifascismo esistenziale prima ancora che politico, un moto di ribellione spontaneo di una generazione che si affaccia alla vita e che, con entusiasmo a volte un po’ incosciente, fa la scelta morale di combattere per la libertà”. Pagano ha poi raccontato alcune storie di donne che combatterono nelle formazioni partigiane e di donne contadine, curatrici dei partigiani: “il loro ruolo fu in entrambi i casi decisivo”, il che porta alla “concezione della Resistenza in cui la madre ha la stessa importanza del partigiano”, perché “la resistenza civile e sociale fu la condizione della vittoria della resistenza armata”.

Maria Cristina Mirabello ha sottolineato come la Resistenza sia stata per le donne una stagione di formazione esistenziale, culturale e politica e come, d'altra parte, sempre proprio le donne abbiano "marcato" la Resistenza. Tale loro incisività non è riscontrabile assolutamente in fasi della storia passata. “Sebbene infatti -ha affermato- molte storiografe cerchino attualmente di recuperare forme di protagonismo femminile, ad esempio nel Risorgimento, occorre riconoscere che la prima vera uscita delle donne alla luce della storia si ha proprio nel periodo resistenziale”.
Nella IV Zona Operativa ci sono circa 149 donne riconosciute ufficialmente come partigiane o patriote su 4300 riconoscimenti. Mirabello ha così proseguito: “La cifra avrebbe potuto essere più alta se davvero tutte le donne interessate avessero presentato domanda perché venisse loro data tale qualifica. Non lo fecero perché rifluirono spesso nel privato, ci fu insomma una vera e propria normalizzazione, un ritorno all'ordine. Rimase però traccia importante della lotta delle donne nella Costituzione e rimasero radici che diedero frutti successivamente, a distanza di vent'anni. Ed è opportuno ricordare questo perché il protagonismo, una volta affermatosi, non sempre prosegue in modo lineare, esistono anche i ritorni indietro, le normalizzazioni, rispetto alle quali occorre vigilare”.

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