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Bernardo Ratti, il lericino che navigò con Marconi In evidenza

di Doris Fresco- Una foto del 1930 lo mostra imbarcato sullo yacht Elettra.

Stanno procedendo con grande successo le iniziative dedicate a Guglielmo Marconi, celebrato alla Spezia grazie alla volontà di amministrazione, Museo Navale e Marina Militare, inaugurate ad inizio maggio.
Le celebrazioni Marconiane però, hanno una radice anche lericina, come raccontano le foto d’epoca pubblicate da Bernardo Ratti, presidente della Società Marittima di Mutuo Soccorso. Fu infatti un altro Bernardo Ratti protagonista in prima linea al fianco del grande scienziato, unico marittimo di Lerici imbarcato sul Regio Yacht Elettra, la nave-laboratorio tanto cara a Marconi e ai ‘marconiani’.nave elettra

ELETTRA, LA NAVE-LABORATORIO

Lo yacht fu costruito nei cantieri navali inglesi di Ramage & Ferguson, su disegno degli architetti londinesi Cox e King. Varato nel 1904 per conto dell’Arciduca d’Austria Francesco Ferdinando, fu poi confiscato dal governo inglese nel corso della Prima Guerra Mondiale e messo all’asta nel 1919, quando venne prima acquistato da un lord inglese e poi da Guglielmo Marconi: fu lui a dargli il nome Elettra.
Per il comando fu scelto l’ufficiale di Marina Achille Lauro e lo scienziato usò l’Elettra prevalentemente come laboratorio per esperimenti di radiotelegrafia, anche se Marconi vi dimorò spesso e volentieri.

Allo scoppio della Seconda Guerra Mondiale, Elettra fu ormeggiata nel porto di Trieste e l’8 settembre fu requisita dai tedeschi, che la trasformarono in nave ausiliaria; gli apparati dello scienziato furono recuperati e dati in custodia al Museo del Mare di Trieste, fino all’8 gennaio del 1944, quando fu affondata da un sommergibile alleato al largo di Zara. Passarono quattro anni perché il governo italiano ne chiedesse la restituzione alla Jugoslavia, che avvenne nel 1960: il relitto venne rimorchiato a Trieste e poi ormeggiato all’Arsenale di Venezia in attesa di un rispristino che mai non avvenne. Lo yacht fu invece tagliato in più parti e, nel 1977, i resti furono distribuiti nei siti a maggiore valenza marconiana: Pontecchio Marconi, Milano, Trieste, Santa Margherita Ligure, Fucino, Sidney, Venezia, Roma; una parte della chiglia è oggi conservata al Museo Tecnico Navale della Spezia.

MARCONI E LA SPEZIA 

Il legame tra La Spezia e Marconi fonda le sue radici nel 1897, anno in cui lo scienziato arrivò per la prima in città proveniente da Roma dove era stato convocato dal Ministro della Marina Benedetto Brin, che aveva seguito con attenzione gli esperimenti di telegrafia senza fili effettuati in Inghilterra dal giovane inventore, rimanendo impressionato soprattutto dai risultati di quelli svolti nel canale di Bristol, e richiamando così lo scienziato in Italia.
Si legge su WikiSpedia, portale che raccoglie aneddoti sulla storia spezzina: “Alla Spezia Marconi venne per ripetere su più vasta scala gli esperimenti fatti il 2 luglio a Roma nel dicastero della Marina in via della Scrofa, alla presenza del Ministro Brin e di ufficiali dello Stato Maggiore; altri esperimenti furono eseguiti alla presenza di Re Umberto I. La Spezia fu prescelta per la particolare conformazione geografica e gli esperimenti si svolsero dapprima entro l'area dell' Arsenale su breve distanza, poi tra l' Arsenale e S. Bartolomeo coprendo un tratto in linea d'aria di circa tre chilometri”.

Nel corso degli anni Marconi ancorò più volte nelle acque del Golfo la sua nave laboratorio "Elettra", e lo spettacolo della sagoma di quella che D'Annunzio definì "la nave bianca", divenne familiare agli spezzini che si abituarono quasi con affetto a scorgere in rada la "dimora-laboratorio" dello straordinario inventore. Marconi morì a Roma il 20 luglio 1937.

DA LERICI ALL'ELETTRA 

Nella foto, datata ‘Genova marzo 1930’ vediamo Bernardo Ratti (al centro in prima fila), allora 29enne, che sull'Elettra fu imbarcato per due anni e mezzo (dal 1928 al 1930) e conobbe personalmente Marconi, che gli fece gli auguri personalmente per la nascita del primo figlio Angelo quasi coetaneo di sua figlia Elettra.
Bernardo Ratti, di antica famiglia lericina di grande tradizione marinara, si imbarcò per la prima volta a 12 anni su un veliero lericino comandato da un suo parente e , dopo l'Elettra si imbarco su navi di varie Compagnie, tra cui la Compagnia veneziana "Adriatica". Suo padre 'Ngiolin (Angelo all’anagrafe) era nostromo su velieri e "vapori" e Presidente della Società Marittima di Mutuo Soccorso negli anni '50 del 900.

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