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Premio Exodus 2018 a Liliana Segre In evidenza

Alla Senatrice a vita il riconoscimento per l’edizione 2018. Menzione speciale allo scrittore Paolo Bosso. La cerimonia di consegna venerdì 11 maggio.

Venerdì 11 maggio 2018 alle ore 16 presso la Sala Dante (in via Ugo Bassi 4) sarà consegnato alla Senatrice a vita Liliana Segre il Premio Exodus 2018. Una menzione speciale andrà, inoltre, allo scrittore Paolo Bosso, autore del libro “Ci chiesero di chiudere un occhio, ne chiudemmo due”.

A darne l’annuncio sono stati questa mattina, nel corso di una conferenza stampa a Palazzo Civico, il Sindaco della Spezia Pierluigi Peracchini e l’Assessore alla Cultura Paolo Asti.

L’edizione 2018, promossa dal Comune della Spezia, ha il patrocinio della Regione Liguria e dell’UCEI, l’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane.

Il conferimento del Premio alla Senatrice Segre e della menzione speciale a Paolo Bosso è stato proposto al Sindaco della Spezia Pierluigi Peracchini dal Comitato Scientifico del Premio Exodus, composto da Adolfo Aaron Croccolo, responsabile del culto della Comunità Ebraica spezzina, Alberto Funaro, delegato per la sezione della Spezia della Comunità Ebraica di Genova, Marco Ferrari, giornalista e scrittore, l’Assessore alla Cultura Paolo Asti e Silvia Ferrari, portavoce del Sindaco.

Liliana Segre (1930), sopravvissuta al campo di sterminio di Auschwitz-Birkenau e testimone dell’’Olocausto, il 19 gennaio scorso è stata nominata Senatrice a vita dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella nell’anno dell’80esimo anniversario delle leggi razziali italiane.

La Senatrice a vita Liliana Segre è stata insignita del “Premio Exodus 2018” con la seguente motivazione:
“in riconoscimento del profuso impegno nell’attività di testimonianza della Shoah e nella difesa del valore della memoria storica come antidoto alla violenza e all’indifferenza”

Paolo Bosso è stato insignito della “menzione speciale Exodus 2018” con la seguente motivazione:
“in riconoscimento della sua attività di ricerca sull’Aliyah Bet degli ebrei nella Terra Promessa partiti dalla Spezia, dal suo Golfo e da tutta la Liguria”

La Segre ha accolto con gioia la notizia del riconoscimento. “Sono molto felice e orgogliosa di ricevere il prestigioso premio Exodus. Ricordo molto bene la mia precedente visita alla Spezia e l’affettuosa accoglienza ricevuta, e ringrazio di cuore il Sindaco Peracchini, la vostra bella Città e i suoi generosi abitanti”.

“Ospitare la Senatrice Segre nella nostra città, Porta di Sion, è un immenso onore. –dichiara il Sindaco Pierluigi Peracchini – La prima volta che le ho telefonato per comunicarle il conferimento del Premio Exodus, la Senatrice aveva appena visitato una mostra a Milano sulle imbarcazioni salpate dall’Europa per compiere l’Aliyah Bet, alla lettera “salita”, il viaggio degli ebrei nella Terra Promessa. In quella mostra, il nome della Spezia spiccava orgoglioso. Quest’anno il premio è anche occasione di annunciare un nuovo percorso che questa Amministrazione intende intraprendere: una valorizzazione dei luoghi della Città e di tutto il suo Golfo determinanti per la salvezza del popolo ebraico.”

“Uno dei momenti più tragici della storia del Novecento - dichiara l’Assessore alla Cultura Paolo Asti - ha avuto felice epilogo nella nostra città e nel nostro golfo anche grazie alla solidarietà di una generazione di spezzini che, pur provati dalla guerra, hanno dimostrato nei confronti del popolo ebraico scampato dai campi di concentramento uno slancio di solidarietà tale da rimanere per sempre impresso nelle vite di migliaia di uomini e donne, che, lasciando l’Europa, hanno raggiunto la Palestina. Il premio Exodus, dunque, trova nella memoria l’esempio per il futuro e nella senatrice Segre la testimonianza più illustre della sofferenza e del riscatto. Paolo Bosso con la ricerca ha documentato come quanto compiuto sia avvenuto sotto la stretta sorveglianza del governo italiano e alleato e, al contempo, come le imbarcazioni “Fede” e “Fenice” non siano state due partenze episodiche, ma gli esempi più eclatanti di quanto uomini e donne, da Ameglia a Porto Venere e in tutta la Liguria, siano potuti divenire un esempio per l’intera nazione”.

“La mia è una ricerca nata dal desiderio di affidare a basi scientifiche la testimonianza orale di chi ha vissuto una pagina importante di storia, ma che nei libri di storia ancora non c’è. Testi cartacei e siti internazionali accreditati sono diventati le fondamenta di questa preziosa vox populi. – afferma Paolo Bosso – Trovati quindi i riscontri oggettivi a dati custoditi nella mente e nel cuore degli abitanti di Porto Venere, il mio auspicio è che il tema venga anche in futuro. Il mio ringraziamento va alla Città della Spezia che mi ha conferito la menzione speciale Exodus 2018”.

Quella di venerdì 11 maggio sarà una giornata densa di eventi ed incontri, tutti gratuiti e aperti alla cittadinanza e alle scuole: il via alle ore 10 presso la Mediateca Regionale Ligure “Sergio Fregoso” (Ex Odeon, Via Firenze 137), con la proiezione del film “La Spezia Porta di Sion”, a cura del Gruppo Samuel. Il documentario è stato realizzato nel 2006, per il sessantesimo anniversario della partenza dalla Spezia delle imbarcazioni “Fede” e “Fenice” con 1.014 sopravvissuti ai campi di sterminio. Attivo nel dialogo ebraico-cristiano, il Gruppo Samuel si è formato nel 1991 attorno alla figura del sacerdote Don Gianni Botto, costituendosi poi come associazione nel 2006. Nel 2014 il Gruppo Samuel ha ricevuto la Menzione speciale di Exodus.

Alle ore 11.00 il programma prosegue con la presentazione del libro di Alberto Cavanna, “Ma forse un dio” (Cairo Editore) a cura dell’Assessore alla Cultura Paolo Asti e del giornalista Marco Ferrari. Sarà presente l’autore, che ha dedicato il suo ultimo lavoro alla storia d’amore e di riscatto fra Anna Della Seta, ragazza ebrea sfuggita allo sterminio del campo di Auschwitz-Birkenau, ed Ettore Sbarra, giovane fascista arruolatosi nella Decima Mas. Le vite dei due giovani si toccano di nuovo nel 1946, nel porto della Spezia, entrambi in attesa di andare lontano e con un passato da dimenticare in fretta.

In assoluta anteprima, si annuncia inoltre che il libro di Cavanna che tratta di Exodus parteciperà al Premio Campiello 2018.

Nel pomeriggio le celebrazioni entreranno nel vivo a partire dalle ore 16: appuntamento presso la Sala Dante, in via Ugo Bassi 4, con l’introduzione del Liceo Musicale Cardarelli della Spezia. Costanza Micheli al pianoforte suonerà “Valzer” in Do# min di Frederic Chopin.

Alle 16.10 è in programma l’incontro “Exodus 2018: La Spezia e il suo Golfo”: ne parleranno Paolo Asti, Assessore alla Cultura, Marco Ferrari, giornalista e Paolo Bosso, scrittore.

Alle 16.40 il saluto del Sindaco della Spezia Pierluigi Peracchini. Verrà quindi consegnata la menzione speciale a Paolo Bosso, autore del libro “Ci chiesero di chiudere un occhio, ne chiudemmo due”.

Alle ore 17.00 intermezzo del Liceo Musicale Cardarelli della Spezia, con il Quartetto di sassofoni Singelée, che si esibirà ne “Le petite nègre” (Claude Debussy).

Alle 17.10 la consegna del Premio Exodus 2018 alla Senatrice Liliana Segre: il maestro Enrico Imberciadori le donerà l’opera “Palazzo del Comune sotto la neve”.

Alle 17.30 la conclusione, con la Lectio Magistralis di Liliana Segre.

I PROTAGONISTI

LILIANA SEGRE

Nata a Milano il 10 settembre 1930 da Alberto Segre e Lucia Foligno in una famiglia ebraica, perse la madre a neanche un anno. Nel 1938 rimase vittima delle leggi razziali fasciste ad appena otto anni, in seguito alle quali venne espulsa dalla scuola elementare.

Il 10 dicembre 1943 provò, assieme al padre e due cugini, a fuggire in Svizzera: i quattro furono però respinti dalle autorità. Il giorno dopo, venne arrestata a Selvetta di Viggiù, in provincia di Varese. Qui, dopo sei giorni in carcere, fu trasferita a Como e poi a Milano, dove fu detenuta per quaranta giorni.

Il 30 gennaio 1944 venne deportata dal Binario 21 della stazione di Milano Centrale al campo di concentramento di Auschwitz-Birkenau, che raggiunse sette giorni dopo. Fu subito separata dal padre, che non rivide mai più e che sarebbe morto il successivo 27 aprile. Anche i nonni paterni, arrestati il 18 maggio 1944, furono deportati nel campo di Auschwitz, dove vennero uccisi il giorno stesso del loro arrivo, il 30 giugno 1944.

Nel campo di sterminio le venne tatuato il numero di matricola 75190; fu quindi impiegata nei lavori forzati nella fabbrica di munizioni Union, per essere poi liberata dall'Armata Rossa nel 1945. La Segre è una dei venticinque sopravvissuti dei 776 bambini italiani di età inferiore ai quattordici anni che furono deportati nel campo di concentramento di Auschwitz.

Dopo lo sterminio nazista, visse con i nonni materni, di origini marchigiane, unici superstiti della sua famiglia. Nel 1948 conobbe Alfredo Belli Paci, cattolico, anch'egli reduce dai campi di concentramento nazisti per essersi rifiutato di aderire alla Repubblica Sociale. I due si sposarono nel 1951 ed ebbero tre figli.

Per molto tempo, non ha mai voluto parlare pubblicamente della sua esperienza nei campi di concentramento. Il silenzio venne rotto a partire dagli anni ’90, quando la Segre inizio’ un’instancabile opera di divulgazione della sua esperienza di sopravvissuta, partecipando a molti incontri con gli studenti e convegni di ogni tipo, convinta che l’indifferenza sia peggiore della violenza.

Il 19 gennaio 2018, anno in cui ricade l'80º anniversario delle leggi razziali fasciste, il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, ha nominato Liliana Segre senatrice a vita "per avere illustrato la Patria con altissimi meriti nel campo sociale”.

Opere

Autori vari, Voci dalla Shoah. Testimonianze per non dimenticare, La Nuova Italia, 1996, ISBN 88-221-1762-X.

con Daniela Palumbo, Fino a quando la mia stella brillerà, prefazione di Ferruccio De Bortoli, Piemme, 2015, ISBN 88-566-3949-1.

con Enrico Mentana, La memoria rende liberi, Milano, Rizzoli, 2015, ISBN 978-88-17-07568-8.

Onorificenze:

Commendatore Ordine al merito della Repubblica italiana

«Di iniziativa del Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi»29 novembre 2004]

Medaglia d'oro della riconoscenza della Provincia di Milano

— 2005

È Presidente del comitato per le Pietre d'inciampo - Milano, che raccoglie tutte le associazioni legate alla memoria della Resistenza, delle deportazioni e dell'antifascismo. Nel 2008 ha ricevuto la laurea honoris causa in Giurisprudenza dall'università degli Studi di Trieste e nel 2010 quella in Scienze pedagogiche dall'università degli Studi di Verona.

Senatrice a vita dal 19 gennaio 2018, nominata dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella.

Bibliografia

Stefania Consenti, Il futuro della memoria. Conversazioni con Nedo Fiano, Liliana Segre e Piero Terracina, testimoni della Shoah, Edizioni Paoline, 2011.

Sara Fantini, Notizie dalla Shoah. La stampa italiana nel 1945, prefazione di Liliana Segre, Bologna, Edizioni Pendragon, 2005, ISBN 88-8342-403-4.

Bruno Maida, La Shoah dei bambini, Torino, Einaudi, 2013.

Daniela Padoan, Come una rana d'inverno, Milano, Bompiani, 2004, ISBN 88-452-0117-1.

Marcello Pezzetti, Il libro della Shoah italiana, Torino, Einaudi, 2009.

Liliana Picciotto, Il libro della memoria, Milano, Mursia, 2001.

Emanuela Zuccalà, Sopravvissuta ad Auschwitz. Liliana Segre fra le ultime testimoni della Shoah, Milano, Paoline Editoriale Libri, 2005, ISBN 978-88-315-2769-9.

 

PAOLO BOSSO

Nato a Torino il 26 novembre 1966, è un instancabile appassionato della storia del suo territorio d’origine. Le sue radici affondano in Piemonte e in Liguria, in particolare a Porto Venere, con cui ha un legame privilegiato. Proprio da questa parte la sua ricerca condotta insieme al padre Michele, con cui condivide questa passione. Nel pudore degli abitanti di Portovenere ha scoperto una pagina di storia più che nazionale:

Settant’anni fa alcune persone gentili giunsero a Porto Venere per realizzare un sogno. Chiesero quindi aiuto alle donne e agli uomini del borgo. Avevano bisogno di molta riservatezza e segretezza, così fecero giurare loro che, di quanto veniva detto, visto o fatto, non avrebbero riferito all’esterno neanche una parola, nemmeno ai familiari, per i quali erano tenuti ad inventare un’altra storia”.

Dai racconti di chi, tanti anni fa, ha lavorato all’allestimento di queste navi della speranza Bosso è partito a realizzare questa ricerca sull’operato del Cantiere Lauro di Portovenere che divenne, per il Mossad Le’Aliyah Bet,, una delle basi operative principali per l’allestimento e la trasformazione delle navi utilizzate per Aliyah Bet.

Ne emerge un quadro complesso dell’importanza che la Regione Liguria ed, in particolare, il Golfo della Spezia, hanno svolto per agevolare l’immigrazione clandestina verso Eretz Israel.

 

ENRICO IMBERCIADORI

Enrico Imberciadori è nato nel 1937 alla Spezia, dove vive e opera.
Laureato in Scienze Economiche ed insegnante di Matematica, ha condotto sin dalla prima gioventù un’intensa attività artistica, animata inizialmente da evocative immagini paesistiche della sua città, della Val di Vara e Val di Magra (1954-66), che lasciano ben presto spazio all’interesse per le problematiche umane, sociali, ambientali del nostro tempo.

L’attenzione alla ricerca interiore, al trascendente è particolarmente viva nelle “opere sacre” di Imberciadori che vede nell’arte uno straordinario tramite di comunicazione e, in particolare nell’arte di ispirazione cristiana, un mezzo per favorire un dialogo su prioritarie problematiche spirituali e sociali.

Enrico Imberciadori è stato Segretario provinciale del Sindacato Artisti FIDA-CISL dal 1979 all’81, presidente dell’UCAI della Spezia dal 1989 al 2007 ed attualmente fa parte del Consiglio Direttivo Nazionale dell’UCAI ed è membro della Commissione d’Arte Sacra per la Diocesi della Spezia.
Nel 2013 ha ricevuto l’onorificenza di Cavaliere dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana per la sua attività artistica.

 

ALBERTO CAVANNA

Alberto Cavanna (Albisola Superiore, 24 agosto 1961) vive e lavora nel paese di Polverara, nel Comune di Riccò del Golfo della Spezia nella bassa Val di Vara. Il suo esordio come scrittore vede la raccolta di racconti Storie di Navi, di Viaggi e di Relitti (2001) e il romanzo storico Bacicio do Tin (2004) con il quale si classifica secondo al Premio Bancarella 2004. Con il suo secondo romanzo Da bosco e da riviera (2008) ha vinto il Premio Marincovich 2009 e il Premio Casinò di Sanremo – Libro del Mare 2010. Collabora stabilmente con la rivista Arte Navale, sulla quale ha una rubrica di Storie di Mare che raccoglie in A piccoli colpi di remo (2011), finalista al Premio Bancarella 2011 e premiato, da Luisella Berrino di RMC, nel corso della settimana monegasca di cultura italiana, con premio per la letteratura ‘L'Amaca 2011'. Pubblica nel 2012 il romanzo breve L'uomo che non contava i giorni premiato con il 'Mediterranean Award' per la narrativa e con il 'Premio ANTHIA - Miglior libro Ligure dell'anno'. Nel 2014 ha pubblicato il saggio storico "L'ultimo viaggio dell'Imperatore - Napoleone tra Waterloo e Sant'Elena", Collana Le Scie, Mondadori.

Nel gennaio 2015 pubblica il romanzo: "Il dolore del mare" (Nutrimenti Editore), ed è stato tra i candidati al Premio Strega 2015, presentato da Ferruccio Parazzoli e da Giuliano Montaldo, e tra quelli candidati al premio Campiello 2015.

Nel febbraio 2016 esce con il romanzo storico: "La nave delle anime perdute" (Cairo Editore) che lo porta a vincere il Premio Marincovich 2017 e ad essere finalista per la terza volta al Premio Bancarella 2016.

Nel luglio 2016 cura, traduce e illustra il romanzo 'The Rover'Rover', di J. Conrad, pubblicato da Nutrimenti con il titolo 'Il filibustiere'.

Nel febbraio 2018 pubblica il romanzo storico "Ma forse un dio" (Cairo Editore).

A fianco dell’attività letteraria coltiva anche l'attività di illustratore, disegnatore e pittore.

Recensione di ALBERTO CAVANNA, Ma forse un dio, Milano, Cairo, 2018

Questo di Cavanna è il secondo romanzo storico dedicato dall’autore alla Liguria di Levante, alla terra che abita, al mare della sua vita e al dolore che abita la storia di uomini e soprattutto delle donne che nella tragedia umana trovano la determinazione per affrontare e superare il male. Se l’esergo de Il dolore del mare, pubblicato da Nutrimenti nel 2016, era il verso di Euripide Il mare guarisce tutti i mali degli uomini (v.1193 Ifigenia in Tauride) ora è Erodoto (Storie, I, 87) la fonte del titolo, Ma forse a un dio piacque che queste cose andassero così...del romanzo dedicato Alle donne. Alle loro lacrime. Ne primo romanzo erano la guerra e l’educazione fascista a sconvolgere l’equilibrio secolare della dura vita delle donne che abitano Palmaria come se la storia politica non si desse. In questo romanzo Alberto Cavanna ha il merito di far entrare nella narrativa italiana l’epopea della Porta di Sion che fu la città e il porto di La Spezia dalla fine del 1945 al 1948. Qui vennero allestiti dagli ingegneri Mario Pavia e Gualtiero Morpurgo progettisti della trasformazione delle imbarcazioni, inizialmente pescherecci con scafi di legno, adatti a sfuggire alle mine che infestavano il Mediterraneo, in navi passeggeri predisposte da Ada Ascarelli Sereni, (moglie di Enzo, eroe di Israele, ucciso a Dachau dopo essere stato paracadutato nell'Italia settentrionale come ufficiale inglese per dare aiuto alla Resistenza) responsabile del Mossad le Aliyad Bet in >Italia insieme a Yehuda Arazi del Mossad, Abbà nel romanzo, la mente e il cuore dell'operazione che riuscì a far raggiungere la terra di Israele a circa ventun mila ebrei sopravvissuti alla Shoah. Su questa vicenda è ora allestita presso il memoriale della Shoah di Milano la mostra Navi della speranza Aliya Bet dall’Italia 1945-48, aperta fino a giugno 2018.

I riferimenti storici del romanzo sono ineccepibili e l’intreccio delle vicende a capitoli alterni dedica attenzione alla trasformazione e alla rinascita dei due protagonisti che la povertà e la guerra fanno incontrare con una casualità insondabile ma che forse un dio governa. Ettore Sbarra, il giovanissimo rozzo, fors’anche un po’ tardo, figlio di contadini della località Pino di Fornoli, frazione di Bagni di Lucca in Lunigiana e Anna Della Seta, figlia di proletari di origine ebraica che in cerca di lavoro si trasferiscono da Reggio Emilia a La Spezia, la città base navale, la città dell’arsenale. Il primo fugge dalla subordinazione atavica della famiglia e della fatica contadina aderendo alla Gioventù del Littorio, volontario appena diciottenne al Milmart a la Spezia nel 1941 e poi, dopo l’8 settembre nella Decima Mas. Anna invece è diligente alunna delle scuole di Stato fino alle leggi razziali che la espellono dalle scuole del Regno come riducono il padre dalla stimata condizione di operaio specializzato a quella di lavoratore emarginato e illegale nel sottobosco delle imprese metalmeccaniche spezzine. Il destino sembra fare del primo un criminale di guerra e della seconda una vittima designata della persecuzione razziale. Invece nei momenti cruciali degli incroci di queste vite entrambi saranno, reciprocamente giusti o prossimi l’uno per l’altra e l’altra per il primo. La trama non si snoda come una melensa telenovela, ma sa usare nel parlato dei personaggi, la rude spontaneità dei rispettivi dialetti e nella descrizione dei bombardamenti, della persecuzione, della deportazione e dello sterminio una stringente essenziale durezza che mantiene tragico il genere anche se l’esito dell’improbabile intreccio di queste vite non è infausto.

Il cattivo destinato sa essere salvatore. La vittima designata sa essere redentrice. Il mutamento interiore e la dialettica della relazione costringe il lettore a riflettere sui pregiudizi a buon mercato, sulla complessità opaca degli avvenimenti che esige una riparazione di lungo periodo sul male compiuto, ma non seppellisce nella morte l’assassino. Camminando, s’apre cammino, navigando si aprono nuove rotte anche di vecchi navigli riattati a navi della speranza. Né le cose, né le persone sono del tutto quelle che crediamo, che definiamo, che usiamo per scopi che possono mutare, che possono divenire nobili ed esigenti. Anche il dono delle lacrime che sgorgheranno dagli occhi scuri di Anna diraderà la nebbia che avvolge la vista e la memoria di chi nei campi di sterminio è stato testimone dell’umanamente non vedibile e non dicibile. Effetto di un abbraccio che apre a nuova vita, che fende le acque scure solcate dalla nave che dirige verso Israele. “E quel mare di primavera si sciolse nella spuma delle onde, divenne rugiada, salì alle nubi e si trasformò in una pioggia leggera che dal cielo scese sulla terra a fecondare il suolo ancora arato dalle bombe e intriso di sangue.” (p.249)

 

MARCO FERRARI

Marco Ferrari (La Spezia – 10 settembre 1952) è un giornalista, scrittore e autore televisivo italiano. Il suo primo romanzo, Tirreno (Editori Riuniti), risale al 1988. Successivamente ha pubblicato I Sogni di Tristan (1994), Alla Rivoluzione sulla Due Cavalli (1995), Grand Hotel Oceano (1996) e Ti ricordi Glauber (1999) con Sellerio Editore e, insieme ad Alessandro Benvenuti, La vera storia del mitico undici (1998) con Ponte alle Grazie-Longanesi. Ha poi pubblicato Cuore Atlantico (2004) e Morire a Clipperton (2009) per Ugo Mursia Editore. Nel 2012 ha pubblicato Le Nuvole di Timor per Cavallo di Ferro a cui sono seguiti Sirenate (2013) per Il melangolo e Mare verticale: Dalle Cinque Terre a Bocca di Magra (2014) per Editori Laterza. Nel 2016 ha pubblicato Ho sparato a Garibaldi per Mondadori con Arrigo Petacco.

È autore inoltre di alcuni testi dedicati alla cultura ligure: Liguria: il mare e la sua terra (2004), Mestieri di una volta (2007),Una storia dipinta: La Spezia, il porto, i borghi (2007), Il senso del Golfo (2008) e Il porto di Exodus (2009).

Ha ricevuto, nel 1995, il premio letterario Lerici-Golfo dei Poeti da Attilio Bertolucci, è stato membro della giuria del Premio LericiPea e si è occupato dell'organizzazione del premio Montale Fuori di Casa per conto del Parco Letterario Eugenio Montale. È stato autore di alcune trasmissioni televisive come Emilio (Rete 4) e Sulla cresta dell'onda (Rai) e di diverse trasmissioni radiofoniche di Rai Radio 3.

Collabora con il giornale la Repubblica (sede di Genova).

 

PROGRAMMA VENERDI’ 11 MAGGIO 2018

Mediateca Regionale Ligure – Via Firenze, 4 (ex Cinema Odeon)
Ore 10.00 Visione del film “La Spezia Porta di Sion” a cura del Gruppo Samuel
Ore 11.00 Paolo Asti, Assessore alla Cultura, Marco Ferrari, giornalista, presentano il libro “Ma forse un dio”. Sarà presente l’autore Alberto Cavanna

Sala Dante – Via Ugo Bassi, 4
Ore 16.00 Introduzione del Liceo Musicale Cardarelli della Spezia, Costanza Micheli, pianoforte: Frederic Chopin, “Valzer” in Do# min
Ore 16.10 “Exodus 2018: La Spezia e il suo Golfo”, ne discutono Paolo Asti, Assessore alla Cultura, Marco Ferrari, giornalista e Paolo Bosso, scrittore
Ore 16.40 Saluto del Sindaco della Spezia Pierluigi Peracchini. Menzione speciale a Paolo Bosso, autore del libro “Ci chiesero di chiudere un occhio, ne chiudemmo due”
Ore 17.00 Intermezzo del Liceo Musicale Cardarelli della Spezia, Quartetto di sassofoni, Singelée: Claude Debussy “Le petite nègre”
Ore 17.10 Premio Exodus 2018 alla Senatrice Liliana Segre
Il maestro Enrico Imberciadori dona l’opera “Palazzo del Comune sotto la neve”
Ore 17.30 Lectio Magistralis di Liliana Segre

 

Il Premio Exodus
Il Premio Exodus nasce nel 2000 con lo scopo di celebrare, sempre con uno sguardo tra memoria e riflessione sul presente, la straordinaria pagina civile di cui La Spezia è stata protagonista. Il Premio Exodus è un riconoscimento a figure che si sono spese nel campo della solidarietà e della interculturalità e che abbiano offerto un contributo significativo nell'ottica del dialogo internazionale. Hanno ricevuto il Premio Exodus: Moni Ovadia, Elena Lowenthal, Gad Lerner, Emanuele Luzzati, Amos Luzzato, Predgrav Matvejevich, Clara Sereni, Yossi Harel (comandante della nave Exodus), Daniel Oren, Corrado Augias, Massimiliano Fuksas e David Grossman, Shirin Ebadi, Monsignor Vincenzo Paglia, Paolo Mieli. Il Premio Exodus, organizzato dal Comune della Spezia, dal 2010, vede, oltre quello della Regione Liguria, il patrocinio dell 'U.C.E.I (Unione Comunità Ebraiche Cristiane). Dall’edizione 2014, avvenuta sotto l’Alto Patronato della Presidenza della Repubblica, il Comune della Spezia ha deciso di collocare il Premio nella data della partenza delle navi dal porto della Spezia, l’8 maggio al fine di consolidare nel calendario civile della città. Nel 2014, il Premio Exodus, che si è arricchito della partnership della Fondazione Italia Israele per la Cultura e le Arti (Fondazione IIFCA), è stato conferito al l kibbutz Ramot Menashe, nato nel luglio 1948, a seguito dell'indipendenza di Israele. I suoi 64 fondatori, sopravvissuti all'Olocausto in Polonia, giunsero in Italia nel 1946 e l'8 maggio di quell'anno partirono dal porto della Spezia alla volta della Palestina. Nel 2015 è andato a Paolo De Benedetti, nel 2016 al Presidente Emerito Giorgio Napolitano e nel 2017 al giornalista e scrittore Maurizio Molinari.

La storia di Exodus. Dall’estate del 1945 alla primavera del 1948 oltre ventitremila ebrei riuscirono dalle acque della Spezia a lasciare clandestinamente l’Italia diretti in Palestina. La potenza mandataria della Palestina, la Gran Bretagna, aveva infatti emesso il Libro Bianco del 17 Maggio 1939 per regolamentare l’afflusso controllato in Palestina di soli 75 mila ebrei in 5 anni. Una misura che fu messa in crisi dalla drammatica situazione europea e contrastata con ogni mezzo dal Mossad Le Aliyà Bet (Istituto per l’immigrazione illegale sorto nel 1938). A partire dal Maggio 1945 una notevole corrente di ebrei cominciò ad affollare la Penisola e il Mossad Le Aliyà Bet inviò un responsabile in Italia con base a Milano, Yehura Arazi. Altri membri del Mossad furono inviati in Italia tra i soldati della brigata ebraica al seguito degli alleati. La prima nave di profughi, il Dallin (già Sirius) partì da Monopoli il 21 Agosto 1945 con soli 35 immigrati a bordo.

La questione dell’immigrazione ebraica scoppiò come caso internazionale nel Maggio 1946: l’epicentro della crisi divenne il porto della Spezia dove erano in allestimento due imbarcazioni, la Fede di Savona e il motoveliero Fenice, pronte a trasbordare 1014 profughi. Quell’operazione godette dell’aiuto di tutta la città della Spezia, già stremata dalla guerra e distrutta dai bombardamenti. Proprio il sostegno della gente, resistenza dei profughi, intervento dei giornalisti di tutto il mondo e la visita a bordo di Harold Lasky, presidente dell’esecutivo del Partito Laburista britannico, costrinsero le autorità londinesi – le cui navi bloccavano l’uscita dal porto della Spezia – a togliere il blocco alle due imbarcazioni che salparono dal molo Pirelli a Pagliari alle ore 10 dell’8 Maggio 1946.L’accoglienza della comunità e la solidarietà delle autorità spezzine convinsero gli organizzatori del Mossad a puntare sulla Spezia con operazioni di maggior peso. Così nella notte tra il 7 e l’8 Maggio 1947 la nave Trade Wins/Tikya , allestita in Portogallo, imbarcò 1414 profughi a Portovenere. Nelle stesse ore era giunta nelle acque del golfo della Spezia, proveniente da Marsiglia, la nave President Warfield, un goffo e pesante battello adatto a portare turisti giù per il Potomac, da Baltimora a Norfolk in Virginia. La nave venne ristrutturata nel cantiere dell’olivo a Portovenere per la più grande impresa biblica dell’emigrazione ebraica: trasportare 4515 profughi stipati su 4 piani di cuccette dall’altra parte del mediterraneo. L’imbarcazione divenne un simbolo, prese il nome di Exodus, raggiunse le coste della Palestina, venne attaccata dagli inglesi e avviò la nascita dello stato di Israele con tutte le conseguenze che sappiamo. A narrarci le peripezie dei profughi dello sterminio ebreo ci ha pensato nel 1958 Leon Uris con il celebre romanzo Exodus, tema ripreso nel libro il comandante dell’Exodus di Yoram Kaniuk. A Exodus è dedicato anche un bellissimo film del 1960 di Otto Preminger interpretato da Paul Newman, Peter Lawford ed Eva Marie Saint.La Exodus mosse dal golfo della Spezia ai primi di Luglio del 1947, sostò a Port-de-Bouc, caricò a Séte, fu assalita e speronata dai cacciatorpedinieri britannici davanti a Kfar Vitkin.Ci furono morti a bordo, gente che era sopravvissuta ai lager e che finì i suoi giorni a due passi dalla speranza nelle acque tra Netanya e Haifa. Dopodiché gli inglesi rimandarono i profughi ad Amburgo al campo di Poppendorf, un ex lager trasformato in campo di prigionia per gli ebrei. Il nome di Exodus da allora significò il desiderio di giustizia per l’emigrazione ebraica. Ma solo con la fine del mandato britannico i profughi sarebbero potuti tornare in Palestina.La Fede, il Fenice e la Exodus si mossero tutte dal golfo della Spezia, una dicitura che non compare nelle carte geografiche israeliane. La Spezia in Israele è infatti indicata col nome di “Schàar Zion” Porta di Sion. Nel nome di Exodus la città della Spezia porta nel Mediterraneo l’idea della pace e della convivenza Il 25 Aprile 2006 il Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi ha conferito al Comune della Spezia la medaglia d’oro al merito civile per l’aiuto prestato dalla popolazione spezzina ai profughi ebrei scampati alla seconda guerra mondiale.

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