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“Gentile titano”, ad Ortonovo la mostra-tributo a Mario Dondero In evidenza

Curata da Arturo Izzo, e con il patrocinio del Comune di Ortonovo, alle 16 di sabato 1° aprile al Centro culturale "Almo Cervia" di Nicola di Ortonovo sarà inaugurata la mostra "Gentile titano", fotografie di Umberto Bufalini, Carla Mondino e Mario Cidale, sul percorso artistico di un testimone e protagonista del nostro tempo: Mario Dondero.

La mostra sarà aperta sino al primo maggio tutti i sabati e le domeniche compreso il Lunedì di Pasqua dalle 15,30 alle 17,30.

Abbiamo chiesto all'amico Arturo di parlarci di Dondero (nato a Milano il 6 maggio 1928, morto a Petritoli il 13 dicembre 2015).
"Questa iniziativa vuole essere un tributo alla persona di Mario Dondero, un gentile titano.
Quando l'amministrazione comunale di Ortonovo nel 2002 gli propose di esporre un suo réportage di guerra a Ortonovo, Mario non ebbe un attimo di esitazione. Raccolse le sue foto, prese gli accordi logistici necessari e, poco dopo, arrivò assieme al gruppo di persone che lo seguiva ormai da tempo nel suo irrequieto vagabondare. Guardando oggi quelle fotografie emerge ancora nettamente quello che il regista Wenders definisce felicemente l'arte del "controscatto", ovvero: quando la fotografia disegna anche il profilo di chi l'ha realizzata, in una sorta di empatia iconica.

La coerenza di Dondero si concretizzava su piani diversi. Mario aveva da tempo coniato una sua definizione di fotografia come "collante sociale".
Le sue fotografie vivevano, trovavano una loro propria dimensione, quando svolgevano la funzione di far interagire con esse chi le guardasse. Vi sono talune sue fotografie che potrebbero dare l'impressione di esser state scattate in modo troppo affrettato e impressionistico. Nulla di più sbagliato. Mario più di una volta, infatti, in privato, tesseva le lodi del suo corredo tecnico. Era ben consapevole che le macchine e gli obiettivi non lo tradissero. Ci teneva a sostenere che i suoi scatti obbedivano sempre ad un intento e mai al caso. Non solo. Aggiungeva che bisognerebbe, fotografando, sempre tendere alla perfezione.
Una lezione che imparai da lui a Roma, quando eravamo entrambi giovani. Personalità dunque rara, rigorosa, quella di Mario. Mi piace ricordare che, ultraottantenne, andò da Fermo a Praga in pullman per poter documentare ogni istante di quel viaggio e di quei giorni. Numerosissime le immagini raccolte nel corso di decenni percorrendo in lungo e in largo, l'Europa.

Dondero è stato per decenni testimone e protagonista delle realtà maggiormente pregnanti e di valore storico che hanno caratterizzato il secolo scorso. Del resto la sua vita di fotogiornalista instancabile, coraggioso, spericolato, è diventata un vero mito, ben oltre chi l'abbia conosciuto di persona.
Non bisogna però mai dimenticare né sottovalutare il suo raro e prezioso percorso interiore che lo portò dal giornalismo "di parola", al fotogiornalismo. Forse perché nel trascorrere del tempo si convinse che "un'immagine vale più di mille parole"?
Lo testimoniano scatti divenuti celebri. Come il ritratto di Pasolini accanto a sua madre nella loro casa romana, oppure l' immagine del gruppo di scrittori appartenenti al movimento letterario del "Nuveau Roman" a Parigi... E come dimenticare che, diciottenne, prese la via dei monti in Val d'Ossola? Una delle scelte radicali forse tra le meno conosciute della sua vita. A chi gli chiedeva se mai fosse iscritto all'Anpi, con uno dei suoi rarissimi tratti di lieve civetteria, rispondeva che sì, era iscritto, ma all'Anpi "combattenti".
Il suo carattere schivo e molto modesto a chi gli chiedeva di quel periodo gli faceva rispondere che "se l'era vista brutta qualche volta"... Stava sempre, quasi per una sua vocazione sociale istintiva, dalla parte dei più deboli, come si può desumere dal suo lungo rapporto di collaborazione con Emergency.

Non posso allora che citare, a questo punto, la frase celebre di Federigo Garcia Lorca: "... tarderà a nascere, se nasce...".


(Foto di Carla Mondini)

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