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SPEZIA IN FESTA: gli appuntamenti alla riscoperta degli Statuti del 1407 In evidenza

Il 26 ottobre del 1407 vennero concessi dalla Repubblica di Genova gli Statuti. Veniva riconosciuta la comunità spezzina, la sua importanza e sancita per tutti gli spezzini l'appartenenza alla Communitas. Dal 26 al 30 ottobre prossimi La Spezia festeggia i 609 anni degli Statuti della Communitas Spediae. Una cinque giorni per celebrare la ricorrenza e per riscoprire gli Statuti del 1407.


"Spezia in festa" apre mercoledì 26 ottobre, giorno in cui gli Statuti compiono 609 anni, alle 17 presso il Museo Diocesano e Etnografico con l'inaugurazione della mostra "Gli Statuti del 1407", esposizione degli esemplari conservati nell'Archivio Storico Comunale. La mostra resterà aperta fino a domenica. A seguire, alle 17.30, si terrà la conferenza di Diego Del Prato "La Spezia nel Quattrocento attraverso gli Statuti" in cui lo storico, introdotto dall'editrice Irene Giacchè, presenterà il suo lavoro di studio su questi documenti che verrà raccolto in una prossima pubblicazione.

Venerdì 28 ottobre, alle 19, presso il Museo Diocesano ed Etnografico, lettura degli Statuti nella trascrizione di Diego Del Prato, da parte di Roberto Alinghieri con l'accompagnamento musicale dell'EsaEnsemble, diretto da Sergio Chierici. L'EsaEnsemple è un gruppo musicale di grande esperienza nelle rievocazioni storiche del XIV e XV e che si avvale di rari strumenti d'epoca. Il gruppo proporrà, per l'occasione, una selezione di musiche vocali tra cui il Llibre Vermell di Montserrat e una raccolta dei migliori canti e danze che i pellegrini portavano dalle loro terre di origine.

 

Alle 16 di giovedì 27 ottobre partono i percorsi alla riscoperta della città del Quattrocento, accompagnati da musica e rappresentazioni teatrali a cura di Roberto Alinghieri. Giovani attori, musicisti e cantanti si alterneranno alla spiegazione storica leggendo alcuni estratti degli Statuti e suonando o cantando brani musicali coevi al fine di ricreare atmosfere perdute nei luoghi simbolo della Spezia dell'epoca. La partenza dell'itinerario in programma per giovedì è da Porta della Marina (piazza Mentana). Si visiteranno, in successione, via Sapri, piazza della Cittadella e vie adiacenti, la Loggia dei Banchi con il portico del 'Cangiaso', la zona di via Biassa con la chiesa di Santa Maria e i resti murari quattrocenteschi. L'itinerario si chiude a porta Santa Maria con l'oratorio di san Bernardino (attuale Museo Diocesano ed Etnografico) e le pertinenze murarie del castello di San Giorgio con una sosta merenda agli Orti di San Giorgio (Durata circa 1 – 1,30 h).
Anche per la giornata di venerdì 28 ottobre, è previsto, sempre alle 16, un altro itinerario accompagnato da musica e rappresentazioni teatrali. La partenza sarà da Porta romana (attuale Piazza del Bastione). Si osserveranno in successione i resti dell'antico convento agostiniano, piazza Sant'Agostino con la palazzata un tempo a chiudere l'antico fronte a mare, quindi Piazzetta del Gallo, i Quattro canti, piazza Beverini, dove un tempo era il Palazzo Comunale. L'itinerario si chiude a porta Santa Maria con l'oratorio di san Bernardino (attuale Museo Diocesano ed Etnografico) e con le pertinenze murarie del castello di San Giorgio con sosta merenda agli Orti di San Giorgio. (Durata: ca. 1 – 1,30 h).
Le visite saranno guidate da: Marzia Ratti, Andrea Marmori, Sergio Del Santo, Gino Ragnetti. Prenotazioni presso Museo Lia 0187731100.

GLI STATUTI DEL 1407
Gli Statuti vennero concessi alla Spezia dalla Repubblica di Genova il 26 ottobre 1407.
Sono i primi statuti della Communitas Spediae e rappresentano uno spartiacque fondamentale: viene riconosciuta la comunità spezzina e viene sancita per tutti gli spezzini l'appartenenza alla propria città come primo elemento di coesione politica e sociale. La Spezia, che già dal 1371 era diventata podesteria a spese di Carpena, ora diventa, appunto, una comunità. Non è un a caso che in questi documenti faccia la sua prima comparsa lo stemma araldico della città.
Gli Statuti sono una sorta di costituzione, un codice civile e penale che regola la vita di tutti gli spezzini e rappresentano il tentativo di razionalizzare la vita politica ed economica della città, sottraendola da un lato alle consuetudini e agli arbitrii dei potenti nobili locali e, dall' altro, alle residue pretese dei poteri ecclesiastici ed imperiali.
Gli Statuti del 1407 sono divisi in 45 capitoli e trattano le varie regole che, da lì in poi, avrebbero determinato la vita quotidiana degli spezzini.
Sono di particolare interesse le parti dedicate alla vita istituzionale della Spezia quattrocentesca. Il podestà era scelto dalla Repubblica di Genova, ma dall'analisi degli Statuti emerge l'importanza dei potentati locali: accanto al podestà Genovese vengono adesso eletti otto spezzini che lo coadiuveranno nel governo del borgo. Gli otto consiglieri venivano eletti in pubblica assemblea, che si riuniva davanti alla Chiesa di Santa Maria. I sindaci e i consiglieri duravano in carica un anno e nominavano il notaio, il massaro, quattro contabili, due sovrintendenti alla viabilità e alle acque e due notai per la stima dei beni e delle merci.
E' davvero impressionante constatare la quantità di attività regolate dagli statuti quattrocenteschi: si va dal controllo della qualità delle carni vendute dai macellai agli orari di chiusura delle osterie, dalla formazione di un corpo di ispettori ai confini dei campi alla pulizia delle strade, dal gioco d'azzardo alla prostituzione (attività strettamente regolata dal comune).
Gli Statuti si aprono con due leggi fondamentali: il divieto di bestemmiare e il divieto di tramare contro Genova.
Segue poi la descrizione del nuovo quadro istituzionale del borgo.
I capitoli seguenti riguardano le festività, gli orari delle taverne (compresa una casa da gioco), le multe da comminare a chi appicca incendi.
Seguono poi una serie di regole che riguardano la vita dei contadini: dai confini dei vari contadi alle pene da comminare a chi introduce animali nei terreni altrui.
Particolare attenzione è data alla pulizia e alla manutenzione delle strade (ad ogni spezzino viene affidato il compito di pulire ogni sabato il tratto di strada antistante la sua abitazione), ma anche alla salvaguardia degli alberi e delle fontane spezzine.
Molti capitoli riguardano la macellazione degli animali, e infine si ricorda a tutta la popolazione spezzina che, dalla promulgazione degli Statuti, questi ultimi rappresenteranno l'unica legge della comunità.
Soprattutto le leggi riguardanti il commercio ci mostrano un borgo economicamente sviluppato: i dazi riguardano il ferro, la canapa, il legno, le stoffe e i cuoi.
Un interessante accenno è poi riferito alle numerose concerie spezzine, che denotano la presenza di una vivace classe artigianale.
Dalla lettura degli Statuti si può desumere molto della Spezia del Quattrocento.
La Spezia appare come un borgo ben fortificato e dotato di "belli edifici", gli spezzini più influenti hanno abbandonato l'agricoltura per trovare ricchezza nelle nuove professioni e, soprattutto, la politica si sottrae alle consuetudini medievali e assume caratteri di modernità.
La cosa che appare più interessante è proprio questo nuovo modello comunale che, anche alla Spezia, si afferma e crea una nuova coscienza cittadina.
Il borgo appare ben organizzato e tutto proteso all'espansione commerciale. I cittadini spezzini non appaiono affatto poco intraprendenti. Mostrano un notevole spirito di libertà ed indipendenza.
La presenza di artigiani, mercanti, medici, notai, marinai e soldati ci può quindi permettere di dire che anche Spezia ha partecipato a quel grande processo di trasformazione e sviluppo che coinvolse la penisola tra Tre e Quattrocento.
Agli inizi del Quattrocento, la città della Spezia ci si presenta, quindi, come una città in ascesa, economicamente florida, il centro di un golfo importantissimo che, pur restando sotto il controllo della repubblica genovese, razionalizza le proprie istituzioni e la propria vita politica.
(tratto da "Gli Statuti della Spezia, 26 ottobre 1407" a cura di Diego Del Prato)

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