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"La casa delle estati lontane" il 5 agosto all'arena estiva dei Giardini Pubblici In evidenza

Ritorna, con l'arena cinematografica estiva alla Spezia, la consueta collaborazione tra l'Associazione Culturale Mediterraneo e il Cinema Il Nuovo: venerdì 5 agosto alle 21,30, all'arena estiva dei Giardini Pubblici, verrà proiettato il film "La casa delle estati lontane", della regista israeliana Sharel Amitay. Un film su alcune piccole storie che corrono parallele alla grande Storia.


La vicenda è ambientata nel 1995, nei pressi di Tel Aviv. Le tre sorelle Darel che vive in Canada, Cali che vive in Francia, e Asia che vaga in cerca di se stessa e vuole partire per l'India, da tempo lontane tra loro e da Israele, si ritrovano nel villaggio natale di Atlit per vendere la casa di famiglia. I genitori sono morti in un incidente. La sola che inizialmente oppone resistenza è la maggiore, le altre due non vedono l'ora di chiudere la partita e di disporre di un po' di soldi per i loro progetti. I giorni scorrono tra pranzi e discussioni, timidi interventi di pulizia del giardino inselvatichito e di riordino o cernita delle cose di cui disfarsi; tra contatti con l'esterno – il vecchio amico del padre veterano progressista, l'agente immobiliare che avvia una relazione con Darel, l'amico d'infanzia che corteggia Asia – e rievocazioni nostalgiche. Tra due contrappunti che condizionano i loro stati d'animo. Ciascuna, credendo di essere l'unica, dialoga con le apparizioni del padre (Pippo Delbono) e della madre, modelli di un'educazione libertaria e di uno stile di vita allegramente caotico, ora evocati con intenerita gratitudine ora come colpevoli di aver seminato insicurezza.

Ma intanto qualcosa di grande sta accadendo intorno a loro in quegli stessi giorni. Dopo aver siglato nel 1993 e sotto la benedizione di Bill Clinton l'epocale accordo di Oslo per il reciproco riconoscimento tra Stato d'Israele e Olp di Arafat e dopo essere stato insignito nel 1994 con il suo ministro degli esteri Shimon Peres e con Yasser Arafat del Premio Nobel per la pace, il premier laburista Yitzhak Rabin è oggetto di una violenta campagna di opposizione da parte dell'opinione pubblica conservatrice, mentre un'altra parte della società israeliana si mobilita in grandi manifestazioni a sostegno del suo progetto di pacificazione. Quando le tre sorelle sono ormai prossime alla decisione di chiudere definitivamente un capitolo delle loro vite simboleggiato da quella casa e dalle memorie che contiene, ecco giungere la notizia – è il 4 novembre 1995 – dell'assassinio di Rabin da parte di un estremista religioso israeliano. Ciò che indurrà le giovani donne, sconvolte dalla brutale interruzione di un grande sogno e partecipi del lutto che condusse un milione di cittadini ad assistere ai funerali di stato, a dare un senso diverso alla loro visita sui luoghi dell'infanzia.

 

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