È probabile che questo film vi lasci con molte domande in sospeso. È giusto, se il fine giustifica i mezzi, martirizzare un giovane aspirante musicista? È giusto rischiare la propria incolumità psicofisica per inseguire un sogno di bravura? Di sicuro possiamo dire che il rapporto tra l'aspirante batterista Andrew Neiman e Fletcher, il sadico insegnante di conservatorio jazz (magistralmente interpretato da J.K. Simmons) lascerà un'inquieta traccia nei vostri pensieri dopo aver visto Whiplash, il film indipendente, candidato a sei Oscar, che miete successi a partire dalla presentazione al Sundance festival. La batteria è protagonista, ossessiva, onnivora, divoratrice di talento e aspirazioni, una vera batteria suonata con sudore e sangue, e posta sempre in primissimo piano dal regista Damien Chazelle. Whiplash scava nella normalità della musica qualunque, quella che aspira a diventare qualcosa e non è ancora niente, quella di chi studia musica, di chi fatica per emergere, per trovare ragioni e identità, per capire se la musica possa essere davvero la giustificazione di una vita ed è quindi crudo, spietato, a tratti squallido, scoraggiante, ma proprio per questo finisce per essere un fantastico omaggio al lavoro della musica, piuttosto che alla sua scintillante dimensione divistica. Ma c'è davvero un potenziale Charlie Parker in ogni malcapitato studente di conservatorio jazz? Per scoprirlo bisogna vedere il film. Se vi regge il cuore di arrivare fino alla fine scoprirete che dietro la musica suonata c'è tanta sofferenza, sacrificio, duro lavoro e forse, ma solo forse, un premio finale.