Il Campus musicale estivo è diventato un appuntamento importante ed è andato consolidandosi nel tempo, come "finestra" tra le attività appena terminate e l'anno nuovo alle porte. Mai come quest'anno la partecipazione ha visto la presenza di ragazzi e ragazze di età molto differenti, dai 7 ai 18 anni. E ciò che è interessante è il fatto che il tutto sia stato vissuto con estrema naturalezza, tanto da formarsi una sorta di legame di fratellanza tra i componenti. Non è una frase fatta affermare che la musica non ha età. La musica unisce e anche se non si suona lo stesso brano, non si affrontano gli stessi generi c'è comunque una matrice comune ed è il modo in cui si vive tutto questo, come parte di sé. Ancora una volta il borgo di Apella e l'Agriturismo Montagna Verde, Barbara e Mario Maffei e tutto lo staff hanno accolto con gioia le attività dell'Accademia Bianchi e, come sempre offerto la genuinità dei prodotti lunigianesi. Le attività musicali si sono svolte in maniera fluida, con l'intento non di portare a termine l'obiettivo del repertorio da concerto, ma di pensare alla musica come ad un bene da offrire e al suo percorso nella vita di ognuno, musicista o meno che sia. Anche quest'anno i campisti hanno affrontato distintamente due generi. Il gruppo che solitamente è definito "classico" ha eseguito brani klezmer, ossia tradizionali ebraici e di popolazioni dell'area balcanica, danze dal ritmo incisivo, spiccato nella presentazione e dal cambio repentino di timbri e tempi, mentre il gruppo "moderno" ha preparato 8 degli 11 brani che fanno parte dell'album "Velvet Underground and Nico" proprio dei Velvet Underground, album di esordio del gruppo, uscito nel 1967 e prodotto da Andy Warhol. Accanto alle attività musicali, come sempre sono stati organizzati altri momenti di socializzazione e scoperta della natura. Oltre allo svago nell'utilizzo della piscina, nel pomeriggio del mercoledì i campisti hanno affrontato una bella passeggiata tra i castagneti dell'Appennino Tosco-Emiliano, dove il silenzio e il paesaggio mozzafiato rendono l'immergersi nella natura ancora più affascinante. Il venerdì a pranzo il sindaco Enzo Manenti ha fatto visita ai ragazzi e ha parlato al loro cuore dell'esperienza che si vive quando si condividono spazi comuni e non solo, della fortuna che si ha laddove questa possibilità diventa realtà, una realtà che si protrae nel tempo. Una visita questa gradita a tutti, tanto che uno tra i ragazzi a cena ha domandato "Ma non c'è questa sera il sindaco?". È stata una bella e ricca settimana, difficile da raccontare nella sua globalità, ma sicuramente intensa per ognuno, campisti ed insegnanti. Si è giunti alla Domenica con una velocità quasi fuori dal comune, vista la tranquillità del Borgo in cui si è vissuto e nel quale il tempo sembra essere rallentato, lontano dalla dimensione alla quale si è soliti rapportarsi. Ed ecco allora, dopo il lauto pranzo la discesa in quel di Licciana Nardi per salutare coloro che ci hanno seguito nella settimana e coloro che da sempre ci seguono, i genitori. Bella l'accoglienza per il pubblico, che inaspettatamente si è sentito coinvolto ed avvolto dalla singolarità della musica klezmer, con la danza che gli allievi hanno proposto, una danza nata nella settimana dalle idee e la visione di alcuni video, musica dall'impatto notevole sì, ma non così distante dalle forme tradizionali che si tramandano nelle diverse regioni italiane. Musica che il gruppo ha studiato in cinque giorni con attenzione e passione, musica che è entrata perfettamente in sintonia con il corpo e lo spirito di tutti. Il concerto si è concluso con il suono Underground, proprio dei Velvet, eseguito dal gruppo "moderno" con passaggi tra suoni graffianti e raffinatezza, le forme quasi "ipnotiche" e la dolcezza, sinonimo questo di quanto la musica sia versatile e soprattutto di quanto questi ragazzi in una settimana riescano non ad interpretare, ma ad essere indipendenti come quel genere di rock che i Velvet hanno portato in scena. E così dal Klezmer al Rock morbidamente, ma fermamente questi giovani musicisti hanno reso tangibile la propria presenza, una presenza a 360 gradi, perché la musica non ha spazio né confine, ma si muove libera in ognuno di noi.