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“Un mondo nuovo, una speranza appena nata”, presentazione a Cinquale di Montignoso

"L’iniziativa è anche un omaggio a due protagonisti del libro: Franco Capovani, di Querceta, studente a Carrara, e Umberto Roffo, spezzino di Trebiano, anche lui studente a Carrara, da poco scomparsi"

Lunedì 12 luglio ore 18,30 Cinquale di Montignoso Giangi’s Café, piazza Fabrizio de André Lunedì 12 luglio alle ore 18,30 si terrà la seconda presentazione “in presenza” -dopo quella alla Spezia di lunedì 5 luglio- del secondo Volume del libro di Giorgio Pagano e Maria Cristina Mirabello “Un mondo nuovo, una speranza appena nata. Gli anni Sessanta alla Spezia ed in provincia”, intitolato “Dalla Primavera di Praga all’Autunno Caldo”. Il secondo Volume contiene cinque Parti: Racconti. Luglio 1968-dicembre 1968; Racconti. 1969; Quel che resta di quegli anni; Immagini. Luglio 1968-dicembre 1972; Documenti.

L’incontro, organizzato dalla Associazione Culturale Memoranda, si svolgerà a Cinquale di Montignoso, al Giangi’s Cafè in piazza Fabrizio De André, nell’ambito del Salotto letterario “Libri nascosti” di Umberto Roffo. Interverranno Marco Rovelli, musicista e scrittore, e Ivan Carozzi, scrittore. Saranno presenti gli autori. “La seconda presentazione -affermano Pagano e Mirabello- non poteva che tenersi nella provincia di Massa Carrara, perché il libro si sofferma anche su avvenimenti, vicende, persone di questo territorio, o che qui studiavano e lavoravano.

L’iniziativa è anche un omaggio a due protagonisti del libro: Franco Capovani, di Querceta, studente a Carrara, e Umberto Roffo, spezzino di Trebiano, anche lui studente a Carrara, da poco scomparsi”. I testimoni che hanno collaborato al libro sono 341, a cui aggiungere i due autori. “Caratteristica dell’opera -scrive lo storico Paolo Pezzino nella Prefazione- è lo spettro veramente impressionante degli argomenti trattati: non ci si limita infatti agli aspetti più evidenti delle lotte sindacali degli operai, del movimento degli studenti, dei rapidi mutamenti del mondo politico, ma si prendono in considerazione anche l’evoluzione del costume, della cultura artistica e musicale, dei quadri ideologici, delle pratiche religiose.

I due Volumi sono poi corredati da importanti apparati: una cronologia internazionale e nazionale, oltre che locale, appendici documentarie, le schede biografiche dei testimoni, e le fotografie, che fanno parte a pieno titolo dell’interpretazione e della narrazione storiografica. In conclusione un’opera monumentale che restituisce alla Spezia, importante città industriale, il ruolo di primo piano che le spetta nel quadro dei sovvertimenti politico-sociali ed economici degli anni Sessanta”. Il secondo Volume si sofferma sulla “grande occupazione” delle scuole del dicembre 1968, che coinvolse tutto il litorale tirrenico, sulle lotte operaie e su tutti gli altri avvenimenti del biennio, dalla notte della Bussola alla strage di piazza Fontana, offrendo un ritratto compiuto della vita politica, sociale e culturale di tutta la provincia e anche, per molti aspetti, delle province limitrofe.

Scrivono gli autori nel retro di copertina: “Negli anni Sessanta prese corpo, fino all’esplosione nel 1968-1969, una ‘rivolta etica’: una lotta antiautoritaria contro autorità a cui non si riconosceva più legittimità. Una contestazione della grande razionalizzazione autoritaria che negava autonomia, autorealizzazione di sé e dignità alla persona umana: allo studente della scuola nozionistica e gerarchica, che ossificava la cultura, come all’operaio della fabbrica fordista, nella quale i calcoli ingegneristici applicati ai tempi di produzione si sposavano con un comando brutale affidato all’onnipotenza ed alla prepotenza dei capi. Si trattò di un movimento complesso, che aveva alle origini una miscela di sentimenti e di politica, un intreccio tra l’affermarsi di una volontà di autogoverno della propria vita e lo sviluppo di un’azione collettiva ispirata ai valori della libertà, dell’eguaglianza e della fratellanza. Protagoniste furono anche le giovani donne: all’insegna, in questa fase, più dell’emancipazione e della parità che della liberazione e della differenza.

E tuttavia anche tali caratteristiche segnavano, per l’ampiezza delle ragazze coinvolte (che, in un certo senso, stimolavano la generazione delle madri), qualcosa di veramente nuovo. Nel libro si delineano i tratti, riguardanti la cultura -si pensi all’importanza del linguaggio della musica- ma anche gli stili di consumo ed i comportamenti di vita, della comunità giovanile protagonista della ‘rivolta’. ‘Dio è morto’ fu anche il manifesto di questa comunità e della frattura giovani-adulti che si verificò. Era emersa una generazione, per molti aspetti diversa dalla precedente e da essa distinta, insoddisfatta del presente ma anche delle proposte di cambiamento indicate sia dal centrosinistra che dalla ‘sinistra storica’. Il tentativo di questa generazione di costituire una ‘soggettività politica’ subì uno scacco. Ma le sue pulsioni vitali hanno lasciato segni che ci riguardano ancora”.

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