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Il “Premio Montale Fuori di Casa” conferito dal web a Rodolfo Vettorello per la Sezione Poesia In evidenza

 

Dopo l’inevitabile stop imposto, come a tutte le attività anche a quelle culturali, ritornano alcuni fra gli appuntamenti preventivati dal Premio Montale Fuori di Casa prima dello scoppio della pandemia.


Ritornano però non in presenza di pubblico, ma on-line in modalità, necessariamente diverse da quelle a cui eravamo abituati. Si inizia il 5 giugno con la premiazione per la sezione Poesia, “Omaggio a Montale”, del poeta Rodolfo Vettorello e si continuerà, il 29 giugno, per la sezione Poesia mistica, della poetessa Guya Falk.

La premiazione verrà messa on line su Facebook il 6 giugno a partire dalle ore 17.00; la Presidente del Premio, Adriana Beverini, la Vice Presidente, Barbara Sussi, e il poeta, Paolo Stefanini, membro dell’Associazione Percorsi, saranno collegati on line dalla Spezia, con la casa del premiato Rodolfo Vettorello a Milano e con quella del saggista Paolo Lagazzi che ha scritto una critica sulla poesia del Premiato. A coordinare l’evento, Alice Lorgna, responsabile delle pubbliche relazioni del Premio.

Rodolfo Vettorello, nato a Castelbaldo Padova, laureato in Architettura al Politecnico di Milano nel 1962, ha coltivato per tutta la vita, accanto ai propri impegni professionali, un grande interesse per la Poesia. Ha vinto nel 2007 il primo concorso, il “Milano Duomo Lions”, è stato insignito nel 2019 da parte dell’Università Pontificia Salesiana di Roma della Laurea Honoris Causa “Apollinaris Poetica”. Pur essendo socio fondatore e Presidente del Cenacolo Letterario Internazionale “Altre Voci”, e avendo pubblicato numerose raccolte poetiche, vinto molti concorsi letterari, Vettorello non è tuttavia molto conosciuto nel mondo dei “poeti laureati” per parafrasare Eugenio Montale. Condizione che condivide con altri ottimi poeti. Come infatti ha scritto il professor Francesco D’Episcopo "Ci sono poeti che, nonostante la varietà e la vastità della loro produzione pluriennale, rischiano di rimanere sospesi in una sorta di limbo critico, che impedisce loro di essere accolti nel pantheon ufficiale della poesia italiana...”.

Per quanto riguarda Vettorello, questo è dovuto, almeno in parte, come ha scritto di lui nella dotta motivazione del Premio, il professor Paolo Lagazzi, certamente al suo carattere “schivo e defilato”, ma non solo. “Sulla poesia di Vettorello, secondo la Presidente del Premio Adriana Beverini, grava un pre-giudizio: quello di essere troppo ossequiente al verso. Un orientamento personale che, tuttavia, non ne determina, né ha mai determinato, i criteri di giudizio che esprime come Giurato o Presidente di varie Giurie di Premi Letterari italiani. L'apertura a qualunque diversa possibilità espressiva è infatti per lui, così come per ogni altro poeta che ritenga di non essere mai approdato a una sponda indiscutibilmente sicura, una nozione essenziale.

Certamente, anche sulla linea di quanto scritto da Eugenio Montale nella poesia Le Rime, (“Le rime sono più noiose delle/ Dame di San Vincenzo e” “il poeta decente le allontana / le nasconde, bara, tenta/il contrabbando”) il dibattito - rima si o rima no - è ancora oggi aperto nel mondo della poesia contemporanea.
Per Vettorello, a differenza di altri poeti di pari valore, ma diverso orientamento, “il verso libero della poesia moderna non è semplicemente la frase poetica qualunque, magari dissonante e cacofonica” e comporre in versi liberi significa per lui qualcosa di molto preciso: “una poesia di versi e di lunghezza varia e variabile, senza regole e obblighi metrici, ma composta pur tuttavia di “versi”.
Ed è stato anche questo suo diverso orientamento, rispetto a tanta parte della poesia dei nostri giorni, che –continua Adriana Beverini - ci ha portato a premiarlo. Questo per rimarcare come oggi, in un’epoca nella quale la poesia appare del tutto libera e svincolata da modelli del passato, si possa fare della buona poesia continuando ad impiegare quei versi che sono collaudati dalla tradizione come i più efficaci e musicali, controllando le dissonanze e ricercando, invece, l’assonanza che del verso sottolinea la musicalità. Oppure no?

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