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"Le giovani generazioni hanno bisogno di ricevere la fede" In evidenza

Le parole del vescovo Luigi Ernesto Palletti per il nuovo anno pastorale.

La missione, la custodia del Creato e la Parola: sono questi i tre grandi temi che, sulla scia delle indicazioni di Papa Francesco, il vescovo Luigi Ernesto Palletti ha affidato alla diocesi come “linee guida” del nuovo anno pastorale.

Lo ha fatto stamattina, nell’omelia della Messa celebrata in cattedrale, alla Spezia, proprio per l’inizio del nuovo anno e per l’affidamento del “mandato catechistico”: occasione, ha sottolineato, per esprimere che "apparteniamo tutti ad un’unica Chiesa e questa appartenenza si manifesta nell’Eucaristia celebrata in unione col vescovo, nell’identità di un’unica diocesi".

Il vescovo ha aggiunto che i temi indicati dalle “tre parole” sono di lungo periodo: "Sono temi che si allungano sull’orizzonte per coprire una fascia di cammino molto grande".

"Noi sappiamo – ha proseguito – la difficoltà dei sacerdoti di poter essere presenti in tutte le comunità. Questo diventa per noi un segno, una voce forte del Signore, che ci richiama ad essere maggiormente in comunione gli uni con gli altri".

Missione

La “missione” è pertanto il primo dei temi, ed è importante sottolinearlo nel cuore del mese di ottobre, che Papa Francesco ha affidato alla Chiesa come “mese missionario straordinario”.

"La dimensione missionaria – dice Palletti – è costitutiva della Chiesa... La missione nella Chiesa è perenne, costante, e non solo verso chi non ha ancora ricevuto la fede, ma anche gli uni verso gli altri".

Il Papa più volte l’ha ripetuto: ogni battezzato è anche missionario. La missione non è competenza di qualcuno, ma di tutti. Al di sotto, infatti, c’è un mandato costitutivo: “Andate, proclamate, fate mie discepole tutte le nazioni”.

Non possiamo dunque accontentarci di dire “Ci siamo, crediamo, va bene così”. Un nuovo paganesimo avanza, a grandi passi, e sta “paganizzando” anche noi credenti, perché alla fine ci abituiamo a guardare, a pensare ed a misurare le cose in modo pagano: pagano non vuol dire “negativo”, potrebbe non essere tale, ma “letto senza Cristo”... E il rischio è quello di perdere la fede, specie quando ci si abitua a ragionare come il mondo, a pensare come il mondo, a vivere come il mondo: "Le giovani generazioni, inoltre, hanno il bisogno di ricevere la fede come noi l’abbiamo ricevuta, a nostra volta, da chi ci ha preceduto".

Creato

La seconda parola è “Creato”, intesa come custodia del Creato. Il vescovo mette in guardia: "Non è solo un’istanza ecologica: per noi il Creato è opera di Dio, è capolavoro di Dio e allora dovremmo essere i primi a dire: “Non si tocca, non si sciupa, non si rovina”. Il Creato ci appartiene come esseri viventi, ma in modo particolare come figli di Dio. Dobbiamo ricreare questa sensibilità comune sulla base di un compito che il Signore ha affidato ricordandoci una verità profonda: “Non sono le cose che entrano nell’uomo, ma quelle che escono dal cuore dell’uomo a rovinare veramente”. Ecco, noi potremmo dire: “a inquinare veramente”".

Custodire il Creato vuol dire dunque convertire il cuore, ritornare alle pagine antiche della Genesi dove l’uomo è posto a custodia di questo Creato.

E se dopo il peccato tutto cambia, per cui il dono diventa possesso e la bellezza attrazione, chi ha ricevuto l’Evangelo di Cristo deve avere l’attenzione e l’avvertenza a riprendere quel cammino anche con scelte concrete, personali e comunitarie.

"Il fatto che tanti fratelli – osserva Palletti – che magari non condividono con noi la fede, sentano la stessa esigenza, diventa importante, importante perché condiviso, terreno cui il cristiano non può né deve sottrarsi: è il terreno dell’opera di Dio".

Di qui l’importanza del “grande documento” consegnatoci dal Papa, la “Laudato sì”.

Parola

La terza parola è proprio la “Parola” di Dio, al centro dell’iniziativa con cui il Santo Padre ha di recente istituito la “Domenica della Parola”, che sarà il 26 gennaio prossimo.

"Il Papa – dice il vescovo – pone l’accento, rivolgendosi a noi credenti, sulla Parola che deve essere ascoltata. La Parola bisogna viverla. Il Papa non dice: “Facciamo la giornata della Parola perché sia proclamata agli altri”, ma “perché la Parola sia ascoltata da noi”. La giornata della Parola è per noi”. In apparenza, questo terzo tema – osserva ancora Palletti – può sembrare un doppione del primo, perché la missionarietà è l’annuncio della Parola. Ma se l’annuncio della Parola è quello che noi dobbiamo dare agli altri, l’ascolto della Parola è quello che noi dobbiamo dare a noi stessi. Nella missionarietà vien detto: “Vai e annuncia!”. In questo viene detto: “Siediti e ascolta !”. Dobbiamo perciò cogliere questa diversità".

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