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40esimo del Rotary Club Sarzana-Lerici, Banti ricorda i fondatori Arillo e Franchini In evidenza

Il Rotary club Sarzana - Lerici ha ricordato il quarantesimo della sua fondazione, avvenuta nel 1978, con primo anno di attività il 1978 - 1979.

Una relazione storica sulle vicende che portarono il club a separarsi da quello originario della Spezia è stata tenuta da Egidio Banti, socio dal 1981. Banti, introdotto dal presidente di quest'anno Giuseppe Bruno, ha tracciato un profilo storico delle vicende che portarono alla nascita del club e si è soffermato in particolare sulle figure dei due soci "fondatori", il comandante Mario Arillo, medaglia d'oro al valor militare, e l'avvocato Franco Franchini, sarzanese e a lungo presidente dell'allora Cassa di risparmio della Spezia.

Quando nel 1930 venne fondato alla Spezia il Rotary, che ebbe come suo primo presidente Giuseppe Boselli, cognato di Giovanni Agnelli, non c'erano le condizioni - ha osservato Banti - perché i club fossero due: Spezia, città militare ed industriale, era in fase di grande espansione, ed il resto della provincia, Sarzana compresa, viveva per così dire di luce riflessa non certo sotto il profilo culturale, ma di sicuro sotto quello sociale ed economico.

Le vicende del regime fascista (nel 1938 il Rotary si autosciolse in tutta Italia per contrasti con il governo) e della guerra portarono a scenari molto diversi con la ricostruzione e con gli anni successivi. Finita l'epoca della sua espansione industriale, Spezia iniziò il proprio declino demografico e occupazionale, mentre la Val di Magra andava riequilibrandosi.

Nel 1970, costituite le Regioni, già si parlava di sostituire le Province con comprensori, che nello Spezzino sarebbero stati due, uno nel capoluogo, l'altro appunto in Val di Magra. E' in questo contesto che matura, a metà degli anni Settanta, la "separazione consensuale" tra il club spezzino e quello neo-costituito di Sarzana - Lerici. Una decisione che, in linea con l'impegno del Rotary a promuovere iniziative di sviluppo dei territori, prefigurava nuovi assetti geopolitici ed economici in Lunigiana,dei quali tuttora si discute.

Nell'anno della fondazione - ha ricordato Banti - il motto rotariano era "reach out", ovvero "tendere la mano": un invito concreto a superare divisioni e ad unire le forze e le energie per un rinnovato spirito di servizio. Mario Arillo e Franco Franchini, divisi tra loro dalle vicende storiche della guerra (comandante partigiano nel Parmense Franchini, ufficiale della X Mas Arillo, che fu anche commissario al comune di Spezia), seppero mettere da parte quelle divisioni per guardare avanti in una prospettiva diversa.

Arillo, del resto, aveva contribuito non poco, nei giorni della Liberazione, a salvare il porto di Genova dalle mine tedesche, collaborando con il vescovo Giuseppe Siri per una resa ordinata degli invasori ormai sconfitti: anche in questo caso l'obiettivo era quello di guardare al dopo, ad una pace che potesse rilanciare l'Italia e la Liguria.

A sua volta Franchini, da presidente della Cassa di risparmio, promosse tra i primi intese bancarie, economiche e sociali tra la Lunigiana e Parma, intese che nel tempo si sono poi consolidate e restano molto attuali in una prospettiva di autentico rilancio dei territori.

Banti ha concluso ricordando la figura di un noto rotariano di Livorno che Arillo aveva citato in occasione della fondazione del club: Giovanni Gelati, "giusto tra le Nazioni" in Israele per aver salvato dai nazisti alcuni bambini ebrei in Garfagnana, dove nel 1944 era sfollato. Anche questo, ha osservato, deve essere il Rotary, in una rinnovata prospettiva internazionale, di un mondo più piccolo ma oppresso dalla solitudine, che deve essere vinta.

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