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Colpo di scena: il Comune scrive a Motta e contesta l’esibizione. Ecco la lettera In evidenza

di Gabriele Cocchi – Dura missiva di palazzo civico all’agenzia che cura le iniziative del cantante: “Esternazioni politiche non previste dal contratto”.

Il caso Motta prende una piega inattesa. Dopo l’esibizione di sabato scorso, in cui il cantautore pisano ha preso le distanze dal sindaco scatenando un’aspra polemica, il Comune ha preso carta e penna e scritto una dura lettera all’agenzia pisana "Locusta", che cura gli eventi del cantante.

Nella missiva al vetriolo l’amministrazione punta il dito contro le dichiarazioni inaspettate di Motta, ricordando quanto stabilito dal contratto d’ingaggio dell’artista, che non ha nulla “a che vedere – fa notare il Comune – con esternazioni di carattere prettamente politico che lo stesso ha espresso nel corso dello spettacolo”.

La palla ora è nelle mani del cantante e della sua agenzia, a cui palazzo civico chiede una risposta o un’eventuale precisazione su quanto detto dal palco.

Anche se nella lettera non è scritto apertamente, il passo ulteriore potrebbe essere la contestazione del cachet.

IL CASUS BELLI

Tutto è nato dalle dichiarazioni del cantautore durante il concerto di sabato, il primo dei sei eventi gratuiti della rassegna “Spin” organizzata dal Comune. “Mio padre era comunista, chi non la pensa così può anche andarsene”, avrebbe detto Motta a inizio concerto.

Nella lettera il Comune ricorda anche il secondo intermezzo “politico” del cantante, con le parole pronunciate dal palco di piazza Europa poco prima delle 23: “Il ritornello della canzone ‘Dov’è l’Italia’ me lo ha ispirato un pescatore di Lampedusa che ha incontrato di notte i barconi pieni di profughi. Ho piacere di suonare davanti a tanta gente in piazza in un concerto gratuito grazie al contributo del Comune ma una cosa la devo dire: mi dissocio non solo dal sindaco ma da tutta quella gente che deve crescere e girare il mondo. Lo so, non lo dovevo dire ma l’ho detto".

A Motta ha risposto lo stesso sindaco Pierluigi Peracchini, bollando le sue parole come “ricolme di pregiudizi gratuiti” e “da maleducati” nei confronti del Comune “che lo ha ospitato e soprattutto pagato”.

Peracchini era anche tra gli spettatori del concerto di sabato sera: l'apertura imprevista della rassegna, con le parole di Motta dal palco, non lo ha lasciato indifferente, tanto che ha deciso di lasciare l'evento prima della conclusione, parecchio stizzito.

“INFICIATA LA PRESTAZIONE ARTISTICA”

Un “elemento estraneo alla prestazione artistica disciplinata contrattualmente, volta ad esigere le capacità cantautoriali dell’artista e null’altro”. Così il Comune definisce le controverse dichiarazioni di Motta nella lettera inviata all’agenzia Locusta.

Più avanti la stoccata e il riferimento al cachet: secondo l’amministrazione le parole del cantautore, visti “gli effetti divisivi e di potenziale sollecitazione di una piazza”, avrebbero “inficiato la corretta esecuzione ed effetto” della prestazione artistica, “puntualmente invece oggetto di corrispettivo”.

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