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Timore per 17 lavoratori delle cooperative, l’azienda: “Non c’era l’obbligo di assumerli” In evidenza

Gran parte dei dipendenti di Maris e Cis stanno lavorando alla manutenzione dei giardini pubblici in distacco. L’impresa ammette: "Ci conviene".

Il sindaco Pierluigi Peracchini quest’estate l’aveva definita nientemeno che “una rivoluzione epocale”. Ma invece il nuovo accordo quadro per la manutenzione del verde pubblico, la cui gestazione in realtà risale all’amministrazione Federici, vinto dall’associazione temporanea di imprese (Ati) guidata da Santamaria Srl, ha presentato un ostacolo di non poco conto.

Quello dei 17 lavoratori impiegati nelle cooperative Maris e Cis, dei quali oggi soltanto tre sono stati assunti dalla nuova azienda, mentre gli altri stanno lavorando alla manutenzione dei giardini pubblici nella forma del distacco dalle rispettive cooperative.

L’imprevisto recentemente ha suscitato le proteste di una parte dei sindacati, che hanno denunciato il mancato rispetto della clausola sociale inserita nel bando per garantire il riassorbimento dei lavoratori. Ieri sera, nella commissione controllo e garanzia presieduta da Dina Nobili (Pd), i rappresentanti dell’impresa Santamaria hanno fatto il punto della situazione e chiarito l'attuale condizione dei lavoratori.

“Se da parte vostra non ci sono state contestazioni alla clausola sociale, come mai non avete assunto tutti i 17 lavoratori? – ha incalzato l’impresa il consigliere comunale Massimo Baldino (Per la nostra città con Giulio Guerri) – L’accordo che avete sottoscritto con i sindacati non rispetta i dettami del bando di gara. Avete l’obbligo di rispettare la clausola sociale. Devono essere salvaguardati tutti i 17 posti di lavoro a tempo indeterminato”.

L’accordo a cui fa riferimento Baldino è quello firmato tra l’azienda, le cooperative e le sigle sindacali lo scorso 28 settembre: in quella sede si era stabilito il distacco di 6 dipendenti della cooperativa CIS presso la società Giustiniana Srl (parte dell’Ati), l’assunzione di 5 dipendenti di Maris presso Santamaria, Giustiniana e Imera Srl (parte dell'Ati), il distacco di 2 dipendenti della Maris presso Imera e infine il distacco di altri 2 dipendenti presso Santamaria.

Quindici lavoratori sono stati assorbiti e oggi hanno la garanzia dello stipendio – ha spiegato Francesco Santamaria, titolare dell’impresa capofila dell’Ati – Due si trovano in malattia: un lavoratore chiede la malattia professionale, l’altro è lungodegente. Il distacco? La clausola sociale del bando parlava di assorbimento, non ci obbligava ad assumere i dipendenti: ma abbiamo comunque garantito l’occupazione di tutti i lavoratori. Non abbiamo contattato nessun altro operatore, fidandoci dell’elenco fornito dalle due cooperative – ha continuato Santamaria – Elenco che peraltro era leggermente gonfiato rispetto al numero di lavoratori che effettivamente operavano nei giardini: oggi per noi 15 lavoratori per i giardini storici sono tanti, economicamente sarebbe un bagno di sangue, se non avessimo altri contratti attuativi. 6 di questi lavoratori hanno disabilità gravi, io non riesco a gestirli: a loro viene garantito lo stesso trattamento economico che avevano prima. Ma l’elenco, che era anonimo, non specificava quante persone avessero questo tipo di problemi”.

A preoccupare, però, è soprattutto il futuro dei 17 lavoratori: che ne sarà di loro quando a Santamaria subentrerà un’altra impresa? La forma lavorativa del distacco rappresenterà di fatto una garanzia di riassorbimento ancora più debole?

“Un’impresa che assorbe personale da questo tipo di cooperative deve aspettarsi di trovare persone con disabilità, lamentarsene è sgradevole – ha ribattuto Fabio Cenerini, capogruppo della lista Toti-Forza Italia – La tutela dei lavoratori ci sarà pure sullo stipendio, ma è molto più blanda rispetto a quella garantita da un’assunzione”.

Santamaria, incalzato da Cenerini, alla fine ha ammesso che la forma lavorativa del distacco consente all’impresa di risparmiare sul costo dei lavoratori: “Assumendoli ci perderei molto di più”.

Riavvolgendo il nastro, si scopre che l’accordo quadro sulla manutenzione del verde, della durata di quattro anni, nasce un anno e mezzo fa, sotto la precedente giunta di centrosinistra guidata da Massimo Federici, e non con la nuova amministrazione di centrodestra. Una gestazione lunga e complessa, dovuta proprio alla formulazione della clausola sociale.

“Abbiamo fatto svariati incontri con l’ufficio legale, fino alla stesura definitiva del bando – ha spiegato ieri sera in commissione il dirigente Gianluca Rinaldi – È un campo in cui è difficile avere delle certezze in un senso o nell’altro. Ma credo che il risultato sia stato raggiunto: ora i lavoratori sono pagati e attivi”.

Il contratto sulla manutenzione dei giardini pubblici, in cui sono impiegati i lavoratori, scadrà il 31 dicembre, per poi essere rinnovato dal Comune. Anche qui, però, si annida un’altra incognita per i lavoratori: la durata e la tempistica del rinnovo, che dipendono dalle capacità finanziarie delle casse comunali.

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