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Oltre cento persone hanno partecipato stamane al pellegrinaggio mariano del primo sabato del mese lungo la baia delle Grazie spazzata dalla Tramontana, con lo sfondo delle Apuane imbiancate e parzialmente avvolte dalle nuvole.


Prendendo spunto dalle letture del giorno, il vescovo Luigi Ernesto Palletti – di cui oggi ricorrono i cinque anni dall’ingresso in diocesi - ha invitato a vegliare. «Il rischio non è il sonno fisico, ma quello spirituale, che spesso non ci permette di vedere il Signore che viene. Per prima cosa, è importante ricordare, se no perdiamo la nostra identità. Senza memoria non sapremmo dove andare, non sapremmo riconoscere la nostra identità di figli di Dio».
«La nostra fede parte non da una singolare esperienza, ma da un fatto storico. Dio poteva farci giungere il Suo messaggio attraverso dei sapienti illuminati, o un’apparizione eclatante. L’ha fatto invece per opera del figlio, che non è sceso come un angelo, ma nato come un uomo. E’ un fatto storico che Gesù sia nato morto e risorto per noi. Questo fa sì che la nostra fede si ancori saldamente su un fatto oggettivo. Questo ci permette di incontrarLo».
«Due sono le conseguenze. Prima: la nostra non é religiosità, ma fede. Non basta il sentimento religioso, la nostra fede ha dei contenuti perchè in quel fatto storico c’è la rivelazione di Dio. E’ importante quindi tornare al Vangelo, Parola di Dio».
«Seconda: bisogna diventare Suoi discepoli concretamente. “Non chi dice Signore, Signore”. Una fede che si rivela nella storia, dalla storia non può allontanarsi. Non possiamo fuggire dall’umanità. Se il credere parte dalla storicità di Gesù, allora dobbiamo essere consapevoli che Egli ci viene incontro, con la Sua parola e gesti, nel fratello: “Qualunque cosa avete fatto ai più piccoli l’avete fatta a me”. Il cristiano, se crede, é nel mondo».
«Maria ne é testimone e protagonista perchè quel fatto storico lo ha portato in grembo, partorito a Betlemme, fatto crescere a Nazareth, e accompagnato sotto la croce a Gerusalemme. Chiediamo a Maria di aiutarci ad amarLo, conoscerLo, adorarLo e servirLo, soprattutto nei fratelli piú poveri».

 

Francesco Bellotti

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