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di Gianluca Solinas – Le prospettive e le idee per una piazza che nessuno voleva, ma che ora piace.


Se ne parla meno, ora che le elezioni sono finite, se ne è parlato tanto, anche troppo, durante gli ultimi anni e, uscite estemporanee di Vittorio Sgarbi a parte (qui l’ultima fresca di giornata), la piazza più famosa della Spezia sembra ormai entrata nella quotidianità degli spezzini.

Selfie, passeggiate, diurne o serali, turisti o spezzini che tornando in città dopo qualche anno esprimono giudizi fra lo stupito ed il lusinghiero per la “riqualificazione” della piazza e dell’intero centro storico.
Probabilmente chi chiedeva tempo perché la piazza fosse apprezzata aveva ragione e siccome i detrattori e gli entusiasti ci saranno sempre, si può pensare che siamo tornati alla “normalità”.

Giudizi estetici a parte (a molte persone la piazza piace ad altre no e questo è nella natura delle cose) a bocce “quasi” ferme si può percorrere la piazza la netto delle polemiche passate e giudicarla nell’insieme rappresentato dal centro storico.

A parere di chi scrive, e non solo, il difetto della piazza, lasciando perdere le polemiche passate e guardando al presente (non per dimenticare errori o polemiche ma per avere un punto di vista più sereno), sta nel fatto di essere un esempio classico di “incompiuta all’italiana”. Non diciamo questo per denunciare sprechi o lavori interminabili come in molti altri casi (anche se i soldi spesi sono tanti e i ritardi non sono mancati), lo diciamo perché la piazza sta li, da sola, immersa in un contesto architettonico e urbanistico che sinceramente, pur apprezzandola dal punto di vista estetico, non le rende ragione, soprattutto perché slegata da qualsivoglia altro punto del panorama cittadino.
Ora, con uno sforzo di immaginazione, provate ad immaginare un approccio diverso, una progettualità diffusa e organica riguardante tutto il centro storico cittadino, un percorso di riqualificazione “pensato”, sul modello che definisce percorsi urbani intesi a valorizzare tramite l’arte le vie e le piazze cittadine.

Abbiamo Buren e Vannetti in Piazza Verdi? Bene, perché non proseguire?

Perché non creare percorsi cittadini per cui ogni piazza, ogni largo, ogni spazio possa avere la “firma” di un artista? Di un architetto? Perché questi percorsi non possono avere come obiettivo, oltre alla riqualificazione delle stesse aree anche quello di condurre i visitatori in un viaggio attraverso la storia cittadina? Attraverso l’arte? Finalizzato ad accompagnare le persone agli spettacolari esempi museali della nostra città? Sarebbe questo sì un modo onesto, chiaro, inequivocabile di favorire il turismo che a parole tutti vogliono, di avere una città dal respiro europeo, di favorire l’incontro fra l’arte e la quotidianità, di far crescere la consapevolezza che solo la bellezza “ci salverà” e comunque renderà la vita degli spezzini un tantino meno “grigia”?

Allora trasformiamo questo scritto in un appello alla nuova giunta: anche se qualcuno vorrebbe radere al suolo gli “archetti” di Buren, cediamo sia meglio valorizzare la piazza, indire bandi pubblici europei per favorire gli artisti migliori, quelli in grado di abbellire la città in ogni angolo, in ogni via, in ogni spazio. Sarebbe un modo eccellente per far conoscere la bellezza della nostra città nel mondo, sarebbe un modo intelligente per offrire opportunità al turismo consapevole di poter usufruire della bellezza e dell’arte anche fuori dalle 5 Terre, rendendo interessante il soggiorno alla Spezia (non è questo l’obiettivo dichiarato da tutti?) e magari giustificando così le richieste giunte da più parti riguardanti la realizzazione di strutture alberghiere di livello, strutture che da sole non sono certo in grado di condurre qui ospiti interessati al soggiorno.

Se si vuole rendere la città appetibile al turismo di elite, al turismo colto, quello che in definitiva ci interessa, l’unico modo è rendere “bella” la città. Una strada, una via è stata tracciata. Proseguire su quella strada rendendola organica ad un progetto serio e completo di città d’arte è l’unico modo di valorizzare il già fatto e progettare un futuro migliore. Per tutti, anche per chi Piazza Verdi non la sopporta proprio.

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