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Presentato in ASG Superconductors il magnete più sofisticato mai costruito (Video) In evidenza

Di Gianluca Solinas – Si tratta del primo dei dieci magneti superconduttori necessari all’avvio della sperimentazione di ITER, il reattore a fusione sperimentale in costruzione in Francia.


Immaginate del plasma (gas ionizzato ad altissima temperatura) costretto da potentissimi campi magnetici all’interno di un toroide (una ciambella cava) che lo contiene e ne sfrutta la capacità di far collidere atomi di idrogeno (o meglio dei due suoi isotopi deuterio e trizio) fondendoli e producendo così, oltre ad atomi di elio, anche neutroni che “scappando via” vengono imbrigliati da pannelli “assorbenti” che si scaldano permettendo cosi la trasformazione di energia termica in energia elettrica.


Il tutto mentre il plasma arriva a temperature di oltre 150 milioni di gradi e i magneti devono restare molto ma molto freddi, circa 269 gradi sotto zero così da favorire la superconduttività (proprietà di alcuni materiali che a temperature molto basse offrono resistenza elettrica nulla). Un dislivello termico che non ha eguali e che necessità di una precisione costruttiva incredibilmente avanzata per essere messo in opera.
Tutto ciò per un esperimento. Un esperimento scientifico che definire uno dei più importanti nella storia dell’umanità è persino riduttivo a causa delle incredibili implicazioni che la riuscita potrebbe portare, rendendo il mondo che conosciamo oggi davvero obsoleto, aprendo le porte ad un’era davvero diversa, un’era dove l’energia diverrebbe illimitata e a costi irrisori, oltre che pulita.


Un esperimento che verrà realizzato in Francia a Cadarache, vicino a Marsiglia, dove è in costruzione il sito che accoglierà ITER (International Thermonuclear Experimental Reactor) che dovrebbe vedere il “primo plasma” all’incirca nel 2025 e entrare in funzione verso il 2050 a regime. Si tratta solo (sic.) di rendere ciò che i fisici teorici hanno teorizzato una realtà. Per fare ciò bisogna dimostrare alcune cose: che si riesce a contenere il plasma all’interno dei campi magnetici, che la reazione si può auto sostenere (cioè che una volta innescata è capace di proseguire senza ulteriore apporto energetico e soprattutto che, data come valore 1 l’energia immessa per consentire l’avvio ed il mantenimento della reazione, se ne produca almeno 10 volte tanta in uscita.


Fatto questo si dovrebbe passare alla fase produttiva che, come già ricordato anche in un’intervista al professor Giuseppe Mazzitelli dell’ENEA Fusione (che potete rileggere cliccando qui), renderebbe iol mondo che oggi conosciamo solo un vecchio ricordo.


Avere energia pulita (la fusione nucleare produce bassissime quantità di scorie radioattive, non produce immissioni di co2 nell’atmosfera, è praticamente esente da rischio contaminazione o incidenti, come purtroppo è avvenuto in passato per le centrali a fissione) e a basso costo, dal momento che il combustibile non sarebbe altro che l’elemento più comune dell’universo e cioè l’idrogeno, porterebbe ad una rivoluzione vera e propria in ogni settore della vita umana e all’obiettivo, per ora solo vagheggiato, di un pianeta non più schiavo dei combustibili fossili, con tutte le conseguenze del caso.


Conseguenze che non sono ancora nemmeno immaginate, se non da qualche scrittore di fantascienza del passato, che in ogni caso avrebbero ripercussioni positive sull’intero pianeta, fornendo energia pulita e praticamente illimitata a costi bassi e con la possibilità di favorire uno sviluppo costante, distribuito e libero dai vincoli energetici oggi cosi impattanti sulla salute e sulla stessa società.


Tutto questo sta avvenendo a casa nostra, alla Spezia, e la conferenza stampa di stamattina, totalmente in lingua inglese con buona pace di chi si ostina a guardare alla globalizzazione come ad un fenomeno transitorio, dimostra almeno due cose: la prima è che gli occhi del mondo ogni tanto sono puntati anche sul golfo dei poeti per ragioni pratiche e positive e, secondo ma forse ancora più da sottolineare, che la classe politica, che pur dovrebbe far la fila per cercare di capire come vanno le cose davvero importanti, resta lontana e indifferente, incapace non solo di guardare al futuro prossimo ma anche semplicemente al domani più incombente, forse perché distratta da preoccupazioni elettorali e orizzonti molto ma molto vicini.


Presenti infatti il solo sindaco Massimo Federici (del quale vi proponiamo l’intervento qui sotto e in video), Raffaella Paita (consigliere regionale PD), Federica Pecunia (segretario Provinciale PD) e Paolo Manfredini (candidato sindaco centrosinistra). Senza voler accusare nessuno in particolare, che si presenti una novità mondiale alla Spezia, che la città si trovi in prima fila nella produzione industriale d’avanguardia che consentirà all’intera umanità (si spera) un balzo da giganti, che ci si trovi in procinto di valutare il destino di un’area strategica (Enel) e non si faccia vedere nessuno, beh, sarà anche un’impressione personale lontana dal buon giornalismo ma sembra davvero vergognosa la mancanza di interesse per cose come queste. Cose che come già detto guardano al futuro oltre che al presente, cose che potrebbero aprire davvero opportunità di crescita e sviluppo, di occupazione, opportunità in grado di cambiare il destino di una città oltre che del mondo. Certo per partecipare ad eventi del genere ci vogliono determinati requisiti di base, ad esempio la conoscenze dell’inglese (tutta la conferenza e i tour nella fabbrica sono in lingua inglese), e magari la conoscenza, anche minima, di che cosa realmente sia una bobina toroidale e a che cosa diavolo serva spendere oltre 20 miliardi di euro (per ora) di investimenti per un esperimento.


Tutto ciò per evidenziare, come riferito da alcuni esponenti della scienza italiana presenti, che il mondo va avanti e che già all’epoca l’Italia è riuscita a perdere il treno che la Francia ha realizzato con la costruzione di ITER. Che ci sono opportunità di investimenti internazionali relativi ad altri progetti legati alla fusione e quindi al futuro e che la politica italiana sta continuando a disinteressarsi ai progetti di sicuro interesse per dedicarsi in toto alle preoccupazioni del giorno dopo.


Di seguito l’intervento di Massimo Federici:


“Saluti a tutti voi che siete qui riuniti, alle autorità presenti, agli ospiti, ai rappresentanti del progetto Fusion for Energy e Iter quali Bernard Bigot, Schwemmer, Aldo Bonito Oliva, ai loro team, a tutti i membri della forza lavoro della famiglia Malacalza .
Considero un grande onore poter essere qui e poter condividere con tutti voi nella città della Spezia un momento così alto per la tecnologia e per l'industria italiana. Voglio anche aggiungere che aver potuto incontrare un grande capitano d'industria come Vittorio Malacalza e aver potuto collaborare con lui e la sua famiglia è stato motivo di particolare orgoglio per me e per tutti i miei collaboratori.
Sono convinto che ci sono aspetti che riguardano la presenza di ASG Superconductor alla Spezia che possono suggerire alcune cose molto importanti, sia alla mia città sia credo anche all'intero Paese.
Vedete, qui dove siamo ora, in questo sito industriale si sono prodotti per oltre 50 anni elettrodomestici. Soprattutto si facevano delle buone lavatrici di gran qualità con le quali si era arrivati a dare lavoro fino a 900 addetti. Qui c'era la San Giorgio spa che con la sua produzione di qualità, con i suoi straordinari operai e tecnici elettromeccanici, era capace di competere con i grandi marchi mondiali. Quella storia, come tante altre di quel tipo di industria manifatturiera come sappiamo si è conclusa, è ormai alle nostre spalle irrevocabilmente. Ma oggi il subentro in quello stesso sito di una così innovativa produzione ha una forza simbolica straordinaria, perché ci indica in quale direzione è necessario guardare, quali sono davvero le nuove frontiere possibili per l'industria italiana.
Questo paese può tornare ad essere grande, come lo è stato in passato, come lo è stato anche attraverso l'industria elettromeccanica e poi con la chimica, con l'elettronica. Potrà farlo se le istituzioni, o quella che viene chiamata in modo un po' troppo generico la politica, metteranno in condizioni industria e territorio di giocare al meglio il proprio ruolo e contribuire così alla crescita dell'Europa e del benessere collettivo.
Noi qui, qualche anno fa, spinti anche dalla crisi della San Giorgio, dalla preoccupazione per il destino dei suoi lavoratori, abbiamo fatto l'impossibile per permettere questo insediamento e penso che siamo riusciti a dare una bella prova di buona amministrazione, di come si possano gestire sfide complesse e di come sia possibile far prevalere l'efficienza sulla burocrazia. In tempi record, in un gioco di squadra con la giunta regionale dell'epoca, abbiamo saputo mettere a disposizione di Asg strumenti urbanistici, amministrativi, risorse per far decollare la commessa (e la scommessa) di Malacalza.
Io credo questo, credo che tutte insieme le istituzioni di governo debbano far sentire al mondo dell'economia che è dispiegata non tanto una classica e spesso inefficace politica industriale, ma che c'è una politica PER l'industria, far sentire che si è al fianco di chi vuole puntare e investire sulla produzione e sull'innovazione e non sulla finanza e la rendita.
Lo dico in ragione di una storia industriale alla quale questa città non vuole rinunciare nonostante le allettanti possibilità che oggi il turismo ci sta dando. Ma pensiamo che senza industria l'impoverimeno culturale e materiale sia inevitabile, che i nostri giovani non potranno giocarsi le loro opportunità e il loro talento, ma rimediare nel migliore dei casi condizioni marginali. Pensiamo che in progetti come questo, in programmi ad alta concentrazione di tecnologia e sapere possiamo giocare la nostra partita. Una partita che vorremmo vincere non solo per noi, ma per l'Italia, per dare un servizio al paese, come più volte abbiamo saputo fare in passato.
Lo abbiamo fatto in passato anche offrendo il nostro territorio per realizzare funzioni nazionali, benché impattanti talvolta stravolgenti. In proposito, proprio qui davanti, oltre la strada, c'è quella che fu la più grande centrale termoelettrica d'Europa (siamo nuovamente negli anni 60). Tra pochi anni verrà dismessa in quanto a carbone e in quanto troppo prossima alla città. Bene lì si libereranno 70 ettari collocati strategicamente bene tra il porto, l'autostrada e la ferrovia.
Ci siamo messi al lavoro da subito per il futuro di quell'area, con il coinvolgimento di tutti gli attori sociali politici economici, oltre che della stessa Enel. Vorremmo che lì sorgesse, non un acquafan..., ma una città del lavoro e dell'industria, moderna avanzata tecnologica ecologica. Insediamenti connessi con i punti di forza di questo territorio che è un polo tecnologico tra i più densi d'Italia, legato al mare, alla nautica, alla difesa e alla cantieristica.
Un territorio dove c'è Leonardo, Fincantieri, la Marina Militare, la meccanica più avanzata, le tecnologie più sviluppate derivanti dall'industria della difesa. E poi il porto, i grandi marchi della nautica. Un territorio dove oggi c'è anche ASG che produce il materiale di cui sono fatti i sogni, i sogni di una illimitata energia disponibile.
Ci auguriamo che possa crescere e prosperare qui alla Spezia intorno alla superconduttività, il settore che sta divenendo quello che furono le ferrovie e il vapore nell'ottocento, l'elettricità e i computer nel novecento. Sta diventando uno dei motori della storia umana. E noi nella storia vorremmo starci no?
Un in bocca al lupo a Iter e un grazie a tutti voi”.
Massimo Federici, Sindaco della Spezia

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