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Nasce una spiaggia, ma nessuno la vuole In evidenza

Dopo 150 anni hanno nuovamente una spiaggia e si lamentano. Incontentabili, questi marolini! Da quando il colonnello Domenico Chiodo espropriò il paese del suo litorale per rimpiazzarlo con i banchinamenti, le darsene, i depositi di carbone e i muri di cinta dell’arsenale, Marola non aveva più avuto una spiaggia. Per le barche degli abitanti potevano usare – potevano farlo anche in tempo di guerra – il porticciolo di San Vito, così come continuano a fare oggi, ma niente arenile.
Le cose sono cambiate un paio d’anni fa, ma non si può certo dire che la cosa abbia fatto felice la gente. È vero che volendo adesso si può prendere il sole su una sdraio posata in un banco di terra, ma non si può certo dire che l cosa possa fare piacere.


Il fatto è che la nuova “spiaggia” è tutt’altro che un gradevole deposito di sabbia sul quale sistemare una sedia sdraio e godersi il sole d’agosto. Si tratta infatti di un deposito alluvionale, terra, pietre e ramaglie trascinate a valle dal torrente Caporacca, il corso d’acqua che nasce a Campiglia e che si scarica appunto alle bocche di San Vito dopo avere sottopassato la sede stradale tra l’Acquasanta e appunto San Vito. Com’era inevitabile, con l’andare del tempo quei materiali hanno interrato una bella porzione del porticciolo “rubando” lo spazio di approdi delle barche.

Alla fine dei conti si scopre che il tutto si traduce in una perdita di una decina di posti di ormeggio, di altri dieci che sono a rischio sul primo pontile lato monte (oramai quasi raggiunto dalla nuova spiaggia) e in un serio peggioramento delle condizioni igienico-sanitarie del porticciolo (dal Caporacca, come si può ben capire, non esce acqua di colonia bensì acque fognarie di mezza Marola e di tutta l’Acquasanta).

Quella zona, interna al perimetro dell’arsenale ma da sempre in uso agli abitanti di Marola quale risarcimento morale per la perdita del mare, un secolo e mezzo fa, è formalmente data in concessione al Comune della Spezia il quale naturalmente ha riconosciuto la situazione di fatto lasciandola nella disponibilità del paese che gestisce i posti-barca attraverso un comitato.
Già più volte i marolini avevano segnalato a un po’ tutte le autorità più o meno competenti, dal Demanio al Comune, dalla Capitaneria di porto all’Autorità portuale, la necessità di procedere alla rimozione di quell’ostacolo che cominciava ad impedire il normale deflusso delle acque del Caporacca, ma senza risultato. Erano tornati alla carica nel giugno scorso perché il fenomeno, a casa delle piogge abbondanti di quella primavera, aveva reso piuttosto allarmante a situazione, ma anche in quel caso nulla si era mosso.
Allora hanno pensato bene di fare sapere anche alla Protezione civile quello che stava accadendo, perché, hanno riflettuto, se il torrente ha trascinato tutta quella roba alla foce, è possibile che altrettanta, anzi, parecchia di più, ne abbia accumulato nel tratto terminale del suo corso, quello che coperto dalla sede stradale, per cui c’è il rischio che durante una delle prossime piene più abbondanti l’acqua possa esondare causando gravi danni, o magari anche pericoli per le persone, considerata l’intensità del traffico che interessa quella strada, la provinciale per Porto Venere.
Il 10 giugno2016 il Comitato di gestione zona a mare di Marola così descriveva la situazione in una lettera a Protezione civile, Comune della Spezia e Capitaneria di porto:
“La presente per informarvi che il torrente Caporacca, proveniente da Campiglia e sfociante nel porticciolo di San Vito a Marola, a causa delle innumerevoli piogge e in modo particolare quelle cadute nei giorni scorsi, ha trasportato a mare una notevole quantità di detriti (circa 500 mc.). Ciò ha completamente ostruito una bocca di uscita, lasciando le altre due libere al 50 per cento, innalzando notevolmente il fondale marino, formando un vero e proprio arenile che ha creato notevoli problemi alle imbarcazioni ormeggiate. ln caso di ostruzione totale delle bocche, potrebbe crearsi un grave stato di pericolo a persone e cose, in quanto il torrente interrato scorre sotto la strada che dal Cimitero dell'Acquasanta arriva al porticciolo di San Vito”.
“Facciamo presente che il problema era già stato evidenziato nel 2011 al Comune e alla Capitaneria di Porto con risposte negative. L'Autorità Portuale alla quale ci eravamo rivolti, ci aveva invitato ad informare la Provincia la quale però non ha mai risposto alla nostra raccomandata”. Seguiva una richiesta alla Protezione civile di mandare in zona qualche esperto per valutare se sussistevano o meno pericoli.
Già allora la Capitaneria si era mossa invitando il Comune a eliminare i sedimenti che potrebbero costituire pericolo per cose e persone e riattivare il normale deflusso del torrente in mare.
Visti che nessuno si era nel frattempo mosso, nel marzo scorso Comitato marolino è tornato alla carica con nuove lettere, a seguito delle quali la Capitaneria ha sollecitato il Comune la richiesta – quasi un ordine – di affinché proceda con carattere di urgenza alla rimozione della… spiaggia.

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