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Bar Lamia all'asta, Ceccarini: "Gli amministratori hanno agito nell'erronea convinzione di adempiere un obbligo di legge" In evidenza

Lo scrittore ed ex consigliere comunale Vinicio Ceccarini interviene nuovamente sulla questione relativa al Bar Lamia.

"Ho riflettuto con attenzione sul recente documento dell'Agenzia del Demanio postato dai Sig.ri Lamia in relazione alla nota asta. Da questa affermazione non si può non dedurre che l'asta costituisce l'esercizio del potere discrezionale del Comune di Porto Venere. Questa conclusione, a mio parere, risulta evidente dal quarto capoverso comma 4 dell predetta nota che recita "L'art 2 del contratto di locazione esplicitamente la possibilità che la locazione potesse essere rinnovata secondo quanto disposto art. 2 e 4 del DPR 298 del 13 dicembre 2005, cioè ricorrendone i presupposti, senza ricorrere a procedimenti di evidenza pubblica..." Posta questa premessa, se passiamo a leggere le motivazioni della delibera che decide l'asta, peraltro frammentarie e a mio parere non esaustive, si comprende che dal punto di vista del Comune di Porto Venere la decisione di procedere mediante asta è maturata nella convinzione di adempiere un obbligo di legge. Coerentemente l'atto è costruito su questo presupposto e non si addentra nei problemi di merito: è un percorso lineare e diretto tra il disposto di legge e l'individuazione dell'obbligo. Nel momento in cui si dimostra, come pare emergere dalla nota del Demanio, che in realtà il procedimento amministrativo non è vincolato, ma costituisce esercizio di un potere discrezionale da parte della P.A. per raggiungere fini pubblici, le conclusioni sono diametralmente opposte.

Se nell'atto del Comune si rintraccia l'esercizio di un potere discrezionale, la motivazione doveva essere costruita individuando le concrete finalità che si intendevano raggiungere e, in particolare, le ragioni per le quali si è scelto la procedura di evidenza pubblica e non si è rinnovato il contratto. Dagli atti del Comune di Porto Venere non si evince nulla di tutto questo, perché come affermato in varie occasione gli amministratori hanno agito nell'erronea convinzione di adempiere un obbligo di legge. Tutto questo è provato nel procedimento amministrativo: l'atto non è motivato quale esercizio di un potere discrezionale, ma come adempimento di obbligo di legge. Conseguentemente l'atto è nullo. Anche accettando la tesi del Comune di Porto Venere, a mio parere l'atto presenta vizi gravissimi: ad esempio nulla si dice circa le condizioni contrattuali, le garanzie del conduttore alla PA, degli obblighi ecc., rimanda tutto genericamente ad un contratto, fatto questo che mi lascia fortemente perplesso in quanto possibile fonte di contenzioso. Dico questo per ribadire l'opportunità di un annullamento in autotutela o quanto meno di una sospensiva. Questo mi sembrerebbe quantomeno prudente da parte della P.A. anche se non condivide queste tesi, resta pur sempre lacerante il fatto che nel bando troppe cose sono rimandate al contratto. La prudenza è una grande virtù soprattutto se possono scaturire conseguenza pesanti per la comunità amministrata.

 

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