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LA SPEZIA - Omissione record di una ditta edile spezzina scoperta dagli ispettori del lavoro di piazzale Kennedy, al termine di una verifica iniziata alcuni mesi fa in un cantiere della zona collinare in collaborazione con la Polizia Municipale.

L'imponibile evaso accertato è di oltre Euro 300.000 corrispondenti ad un buco di contributi e premi dovuti all'INPS, all'INAIL e alla Cassa Edile di circa 200.000 euro, accumulati in appena 2 anni a partire dal 2010. Dall'esame dei documenti di lavoro della ditta gli ispettori hanno rinvenuto veri e propri espedienti contabili, messi in atto dal titolare al fine di non pagare, se non in misura minima, gli oneri contributivi dovuti a favore di una quarantina di operai in forza, come riscontrato anche dalla corrispondenza intercorrente tra l'imprenditore e il suo consulente del lavoro dalla quale traspare l'intenzione di "tagliare" ore e oneri: migliaia di ore di CIG non autorizzata, intere settimane di assenze non giustificate a fronte di giornate lavorate, part-time fittizi, ferie non spettanti, ore di lavoro non registrate. Tutto questo all'insaputa o quasi dei lavoratori, in maggioranza di nazionalità rumena o extraUe, con soli tre italiani, che alla fine del mese percepivano comunque un importo senza immaginare che fosse a titolo di CIG o di ferie, visto e considerato che loro erano regolarmente presenti in cantiere. Il comportamento dell'imprenditore non è mutato neppure di fronte alla verifica. Anche il giorno dell' ispezione, infatti, i quattro operai trovati intenti al lavoro erano stati registrati come assenti: nemmeno quel giorno, in altre parole, erano state registrate le ore di lavoro effettuate, malgrado la contestuale verifica ispettiva che ne aveva "certificato" la presenza nel verbale di primo accesso.

Piuttosto pesanti le sanzioni notificate al titolare: le omesse o infedeli registrazioni sul libro unico del lavoro costeranno alla ditta una sanzione amministrativa "minima" di 21.500 euro, che raddoppierà in caso di mancata adesione nei termini stabiliti.

Inoltre, i verbalizzanti hanno ipotizzato una violazione di natura penale in quanto il datore di lavoro non ha versato contributi e premi per un importo mensile piuttosto elevato – comunque superiore al tetto indicato dalla legge pari a 2.582 euro ed alla metà dei contributi complessivamente dovuti per lo stesso mese – nell'intero arco temporale considerato dall'accertamento.

In conclusione, gli "stratagemmi" utilizzati dalla ditta per risparmiare sui conti avranno un effetto boomerang, perché l'azienda sarà chiamata a versare tutto ciò che aveva indebitamente omesso, pagandoci sopra anche le sanzioni e gli interessi.

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