"Serve una cultura comune di fronte ad un territorio che non può mai essere a rischio zero – ha detto l'assessore alla protezione civile della Regione Liguria, Renata Briano – anche se è bene tenere presente che non possono esistere comportamenti uguali da parte di tutte le scuole che devono però conoscere i piani di emergenza dei Comuni e sapere come è il loro territorio e se sono ad esempio a rischio inondazione".
"Di fronte ad un alluvione non si può immaginare che tutte le scuole chiudano – ha ribadito Briano – ma magari mettano in circolazione il minor numero possibile di persone e certe scuole, se sono in zone a rischio, è bene non facciano uscire nessuno in coincidenza con l'evento, ma aspettino che la situazione si normalizzi, trovando anche quei sistemi di comunicazione con le famiglie che aiutino tutti a stare più tranquilli".
Tutto ciò è particolarmente difficile in Italia dove, come è stato sottolineato da Elvezio Galanti del dipartimento nazionale di protezione civile, "non c'è una cultura dell'addestramento, come in altri Paesi, e della diffusione delle conoscenze scientifiche, perché un cittadino informato vale tre volte".
E per quanto riguarda i sistemi di allerta, differenti da regione a regione, Galanti ha anticipato che "è in corso una loro revisione che porterà, entro ottobre, ad una loro omogeneizzazione".
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